Piccola riflessione sui vincoli europei

il punto del blogAll’inizio del 1992 viene firmato il Trattato di Maastricht. Il trattato definisce le tappe per l’unificazione monetaria alla quale saranno ammessi i paesi che garantiranno stabilità della moneta, bassa inflazione e bassi tassi d’interesse con i famosi parametri: disavanzo di bilancio inferiore al 3% del PIL e debito pubblico inferiore al 60% del PIL.

Nel 1997 viene adottato il Patto di stabilità e crescita che ribadisce i vincoli del 3% e del 60%. L’euro inizia a circolare il 1° gennaio 2002. Insomma l’euro e i suo vincoli non sono esattamente una sorpresa. Dieci anni di preparazione sono pochi?

Nel 2012 viene sottoscritto il nuovo patto di bilancio europeo cioè il Fiscal compact che rafforza i vincoli esistenti imponendo di perseguire il pareggio di bilancio tra entrate e spese, ma con l’impegno a diminuire il rapporto tra debito e Pil in direzione del 60%.

Il senso di tutto ciò è che, avendo voluto creare una moneta unica tra stati sovrani, ci si è limitati a prescrivere parametri di stabilità dei bilanci pubblici per evitare che da questi potesse venire una crisi della stabilità monetaria.

Si sa che una moneta senza autorità politica che determini le politiche fiscali ed economiche che la supportino non dovrebbe esistere. In Europa si è, invece, imboccata questa strada mettendo insieme i paesi più diversi. È evidente che nel lungo periodo questa separazione tra moneta e politiche europee dovrà essere ricomposta superando vincoli tanto rigidi quanto ottusi perché non distinguono tra inflazione  e deflazione, tra crisi e sviluppo. Ma….

Pensiamo che stampare più euro ovvero permettere più deficit e più debito porti di per sé alla risoluzione dei problemi di sviluppo ossia di deficit di competitività di sistema che ha l’Italia (o qualunque altro paese dell’area euro)?

Riflettiamo un momento sulle cronache giudiziarie di questi anni e cerchiamo di stare attenti alle illusioni

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