Presidente della Repubblica: i cittadini a caccia del migliore (di Claudio Lombardi)

Impazza in tutta Italia la caccia al miglior Presidente della Repubblica. Va preso come un segnale molto positivo che tanti italiani si stiano interessando a questa ricerca e che nascano comitati a sostegno di alcuni possibili candidati. Un segnale positivo dovuto alle primarie introdotte dal Pd e alle consultazioni del M5S. Le prime hanno coinvolto milioni di italiani, le seconde poche decine di migliaia, ma si è creato un clima nel quale i cittadini cominciano a considerare come legittimo che li si consulti e, di conseguenza, si attivano per influire sulle scelte che dovranno essere compiute nelle sedi istituzionali.

Anche solo sette anni fa questo tipo di mobilitazione della società civile era qualcosa di sconosciuto e di impensabile. Non è un cambiamento da poco, teniamolo a mente e cerchiamo di continuare su questa strada anche per altri momenti della vita politica, quelli nei quali si compiono le scelte, le si attua e si verificano i risultati. Che gli italiani si debbano sentire coinvolti e che si attivino nella loro veste di cittadini è qualcosa che stiamo sostenendo da anni e che adesso sembra potersi realizzare.

Di fronte a questa novità assumono un’importanza secondaria i nomi che vengono proposti perché da parte dell’opinione pubblica c’è quasi una gara a cercare la persona che incarna i valori che vengono ritenuti più importanti. Da parte dell’opinione pubblica però, cioè di quei cittadini che partecipano alle consultazioni o che si pronunciano nei social forum o che, semplicemente, discutono della scelta come se dipendesse anche da loro. Uno spirito pubblico nuovo si diffonde e fa ritenere possibile ciò che nel passato era confinato ai conciliaboli segreti fra partiti e personalità varie.

Da parte dei partiti le cose funzionano in maniera molto diversa.

Il Pd comunica poco e mostra tutte le sue difficoltà a coinvolgere e a farsi coinvolgere. Le decisioni sono riservate ad una élite di dirigenti quasi tutta presente in Parlamento poco avvezza a parlar chiaro e a mettersi in gioco. Prevale la chiusura e nei discorsi pubblici c’è molta vecchia politica che si mostra con frasi generiche ed esortative in una continua ricerca della mediazione e dell’equilibrio giusto fra tendenze diverse. Se non fosse per la carica di rottura e le provocazioni di Renzi sarebbe un tripudio di appelli alla concordia e all’unità. Giusti, per carità, se non fosse che la realtà non corrisponde per nulla a quella che si vuole comunicare. Alcuni nomi di candidati fatti in questi giorni esprimono la tendenza alla chiusura nel Palazzo e negli accordi di vertice. Finocchiaro, Marini, Mattarella, Cassese, Gallo sono tutte persone degnissime e nel loro campo qualificatissime, ma non è un caso che non dicano pressoché nulla alla maggioranza degli italiani. Magari svolgerebbero bene il loro compito, ma nascerebbero con il marchio della trattativa di Palazzo e dentro quel recinto probabilmente rimarrebbero.

Il Pdl (ma che strano!) è schierato a difesa del suo fondatore e patrono Silvio Berlusconi. Il Pdl non dissimula, parla chiaro e usa i concetti di unità e di interesse nazionale come merce di scambio per raggiungere i risultati a cui tiene davvero. Per questo spara senza ritegno contro Romano Prodi e preferisce nomi di persone che nascano da accordi fra vertici di partito, accordi forieri di ulteriori sviluppi. Ovviamente qui l’interesse di Berlusconi e della sua cerchia conta più di tutto il resto e la sensibilità a questo aspetto del possibile candidato viene messa al primo posto. D’altra parte i pidiellini non lo nascondono e dicono chiaro cosa vogliono e cosa non vogliono. Berlusconi comunica molto con l’opinione pubblica, la usa senza problemi, si mostra determinato, accetta le sfide e le lancia apertamente. Sarà per questo che continua ad ottenere molti voti?

Il M5S finalmente comincia ad esserci e batte un colpo. Le “Quirinarie” sono il modo per dichiararsi pronti ad assumere il ruolo che spetta a chi ha preso il 25% dei voti. anche le dichiarazioni sui candidati realmente votabili sono importanti. Milena Gabanelli e Gino Strada rappresentano degli esempi per tutti, ma non sono assolutamente adatti al difficile lavoro di Presidente della Repubblica. Rodotà, invece, è molto adatto e così Romano Prodi. Non a caso le dichiarazioni di Grillo e Casaleggio portano a quei due nomi.

Due nomi che possono creare qualche problema al Pd perché lo porterebbero alla rottura col Pdl. Però sono nomi di persone adattissime a quel ruolo e non si capisce quale colpa abbiano commesso per essere così invisi al Pdl. D’altra parte l’elezione del Presidente della Repubblica non deve essere legata a patti di governo tra Pd e Pdl che Bersani ha categoricamente escluso e che durerebbero un tempo così breve per il quale non vale certo la pena di vendersi l’anima.

Invece la strada giusta è indicata da quei cittadini che si sono messi alla ricerca della persona migliore. Se cominciassero a farlo sul serio anche i partiti sarebbe un cambiamento epocale.

Claudio Lombardi

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