Progetto quota civile: i cittadini in rete per una nuova politica (di Paolo Andreozzi e Valentina Manusia)
In un duplice senso: “fare rete” – che può voler dire anche “fare goal”, cioè arrivare all’obiettivo.
E, in effetti, l’individuazione e il perseguimento di obiettivi concreti sono senz’altro il focus di questo nuovo collettivo, nato da pochi giorni su Facebook, il quale ha certo finalità di informazione e discussione sui temi utili a comprendere la realtà del Paese e tuttavia si propone essenzialmente di fare cose secondo lo sviluppo coerente dei tre semplici punti in cui si riconoscono i cittadini che lo animano.
Punto uno: votare al più presto. Due: far sì che il meglio della società civile sia rappresentato in Parlamento. Tre: non fare un altro partito.
I membri attivi – il coordinamento – di questo collettivo condividono un’intuizione iniziale (ormai di molti mesi fa) secondo cui la strada maestra per “liberare” l’Italia non doveva passare né per le aule dei tribunali né per i corridoi del Palazzo ma, per la chiamata del popolo sovrano ad esprimersi secondo Costituzione. E i risultati delle elezioni amministrative e, soprattutto, dei referendum hanno confermato nettamente che l’opinione pubblica è prontissima a mettere un punto e a capo rispetto all’ultimo ventennio. Come volevasi dimostrare.
Adesso, però, tutta quell’energia – civile e politica insieme – non va dispersa. E il modo migliore, secondo i promotori del Progetto, è finalizzarla verso un obiettivo preciso: la Quota Civile.
Proviamo a spiegarla in questo modo.
E’ pacifico che il Paese viva oggi uno di quei rarissimi momenti di svolta epocale che punteggiano la sua storia. Ne vengono in mente tre, di comparabili: la fase costituente figlia della Resistenza, la solidarietà nazionale al culmine degli “anni di piombo”, l’indignazione popolare che diede sostegno alla procura di Milano contro la corruzione e a quella di Palermo contro la mafia.
Oggi che il ciclo berlusconiano è ai titoli di coda – un ciclo lunghissimo che ha trasformato molto l’Italia – il passaggio sarà di tale portata che, per non deragliare, c’è bisogno di tutta la forza disponibile. Dall’economia al lavoro, alla cultura: la spina dorsale del Paese deve drizzarsi e tenersi pronta alle prevedibili tensioni.
Ma non dimentichiamo che l’Italia è una democrazia rappresentativa, e alla fine tutte le linee di forza si scaricano sul luogo dove si esercita principalmente il potere legislativo: le Camere. Che sono il teatro di confronto e scontro tra i partiti, ai quali spetterebbe perciò il supremo compito di sintesi di tutto ciò di cui il Paese ha bisogno (ed è tanto, in questa fase).
Scontiamo quindi la seguente contraddizione: in teoria l’aspettativa dei cittadini nei confronti della politica professionale sarebbe massima, in pratica la nostra fiducia nei suoi confronti è minima.
E questa contraddizione, paralizzante, si può affrontare in tre modi: entrando in uno dei partiti del sistema per provare a cambiarlo da dentro; dando fiato al “partito” che si dichiara contro il sistema in sé cioè all’antipolitica; lavorando per una nuova politica che si può definire Progetto Quota Civile.
Il Progetto Quota Civile prevede alcuni momenti, alcune cose da fare in sequenza logica e cronologica.
Primo: che tutto il meglio che la società civile è riuscita a creare in questi anni nel campo della cittadinanza attiva in tutte le sue espressioni ( movimenti, associazioni, comitati, piazze reali e virtuali, voci libere, competenze, professionalità e generosità individuali raccordate a momenti collettivi) si riconosca e sia riconosciuto come una realtà che deve trovare un luogo dove far confluire le proprie esperienze e dove elaborare una strategia comune per dar valore aggiunto al ruolo che ciascuno si è scelto e che svolge.
Questo luogo noi lo abbiamo individuato negli Stati Generali della Società Civile: da indire presto, da organizzare quanto al metodo e poi da realizzare in concreto.
Non una semplice passerella di testimonianze e di buone intenzioni; e nemmeno un mero contarsi, per vedere quanti sono i patrioti che hanno dimostrato di amare coi fatti questo Paese: gli Stati Generali devono servire per esprimere la determinazione a contare davvero nelle scelte politiche che governano la cosa pubblica a tutti i livelli.
Contare significa partecipare non suggerire, significa controllare le azioni degli apparati pubblici e conoscere tutte le informazioni necessarie per capire cosa si fa e come si fa; ma significa anche operare direttamente, quando serve, come stanno facendo i cittadini napoletani in questi giorni e come è previsto che si faccia in base all’art. 118 ultimo comma della Costituzione ( “Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà” ).
Immaginiamo un grande incontro di competenze e di generosità che metta a sistema il meglio dell’esser cittadini per arrivare ad una lista condivisa di punti programmatici; li potremmo chiamare Elementi di Governo Partecipato per l’Italia Nuova.
Ma il Progetto Quota Civile non mira a fare a meno dei politici, né pensa che la politica sia un peso per la società.
Ciò che si intende fare è portare nella politica il punto di vista e l’esperienza dell’attivismo civico e della partecipazione politica che già hanno dimostrato di conoscere i problemi del Paese e di saperli affrontare. L’obiettivo è un rinnovamento della politica e dei partiti che non possono più andare avanti pensando di dover stare “sopra” ai cittadini. “Accanto” e “insieme” sono le parole più adeguate per descrivere il rinnovamento del rapporto fra partiti e cittadini. Per questo gli Stati Generali non sono un unico momento che si esaurisce con un documento, ma sono il primo passo di un progetto di integrazione e di condivisione.
Il terzo momento del Progetto deriva da queste considerazioni. La politica e chi la rappresenta non hanno la fiducia dei cittadini. Per questo occorre una Quota Civile che porti in tutte le assemblee elettive i rappresentanti delle realtà di cittadinanza attiva che agiscono nel Paese.
Non si tratta di chiedere ai partiti, che da mesi fanno la corte al nuovo civismo, di fare un po’ di spazio.
In ballo c’è un’ Alleanza per la Costituzione di cui farà parte sia il personale politico professionale selezionato dai partiti, sia un significativo numero di cittadini democraticamente scelti per autorevolezza, competenza, creatività e soprattutto integrità morale dagli Stati Generali della società civile.
Ciò che si propone ( niente di meno! ) è che tutti i partiti rinuncino a dei posti nelle assemblee elettive per fare spazio alla Quota Civile.
Ma non sembri pura utopia, se è vero che questa potrebbe essere l’ultima occasione per gli “apparati” – e, forse, lo capiscono pure loro – di fare un virtuoso passo indietro e non dover girare i tacchi e sparire nell’impopolarità.
Se andrà così, i “rappresentanti del popolo“ entreranno nei luoghi del Potere e li renderanno meno opachi, lavoreranno insieme ai partiti dell’Alleanza per la realizzazione del programma, denunceranno ritardi o sabotaggi eventuali, fino all’estrema misura della sfiducia allo stesso governo di cui sono parte, fino al rifiuto di far parte di qualsiasi altra maggioranza – dal che conseguirebbe la fine della stessa legislatura.
Ed è esattamente per questo “dispositivo di controllo” della gente sulla politica, che analogamente al “sentimento dei referendum” porterebbe tanti cittadini a scegliere un’Alleanza congegnata in tal modo.
Alleanza per la Costituzione significa ripartire da un nuovo patto costituzionale che abbia la determinazione di sviluppare il sistema democratico disegnato nella Costituzione. Un Patto che coinvolga innanzitutto i cittadini affinché assumano la consapevolezza di essere loro le basi dello Stato.
Occorre una rivoluzione culturale che rimetta al centro la cultura civica come elemento fondante della convivenza e dell’etica pubblica: quella “religione civile di massa” che l’Italia non ha ancora conosciuto.
Il Progetto Quota Civile non ha l’ambizione di guidare questa rivoluzione.
La propone e la indica come necessità di questo tempo sperando che siano in tanti a sentirne l’esigenza e a raccogliere questa sfida.
Il Progetto Quota Civile è un collettivo di recentissima costituzione, indipendente e autofinanziato, che si ritrova su internet all’omonima pagina Facebook, ed è in procinto di costituirsi in associazione.
Paolo Andreozzi e Valentina Manusia
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Fornisci il tuo contributo!