Punirne uno per educarne cento

Unum castigabis, centum emendabis (Ne castigherai uno, ne correggerai cento). Un’antica locuzione latina ci indica una strada. Il dibattito sui provvedimenti di contrasto alla delinquenza giovanile è viziato da una deformazione prospettica: si pensa alla pecorella smarrita da recuperare, ma non al gregge (“ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione”). Sbagliato. Bisogna pensare al gregge cioè alle migliaia che subiscono l’aggressione della criminalità. Le operazioni di polizia e di bonifica del territorio a Caivano, a Torbellamonaca e altrove a loro si rivolgono puntando a ristabilire il controllo del territorio che è la condizione di base per ogni intervento di recupero economico, sociale, culturale. Finchè prevale la paura non sarà possibile.

Se non si contrasta l’illegalità non c’è prevenzione possibile e vincerà il crimine che compensa con denaro e potere chi si fa largo con la violenza. Non c’è nessun assistente sociale, non c’è nessuna scuola, non c’è prospettiva di un lavoro onesto che può convincere un giovane allo sbando ad abbandonare la strada della delinquenza. “Tanto non mi potete fare niente” dicono i ragazzini alla polizia. E invece no: i ragazzini devono sapere che rischiano molto e agli adulti di più. Chi li osserva deve vedere che il crimine non paga e non vince. Le “pecorelle smarrite” si possono recuperare, ma prima vanno bloccate e va tolto loro potere e prestigio

7 settembre 2023

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