Quel pasticciaccio brutto dell’IMU (di Claudio Lombardi)
Le cifre ballano, volteggiano, zampettano, poi si posano e allora cominciamo a capire che razza di presa in giro ci stanno propinando.
Per quest’anno l’IMU sulla prima casa sarà abolita per tutti. Berlusconi può cantare vittoria e il Pdl in via di sfascio può dire che ha imposto l’unica proposta politica concepita da un anno a questa parte. Ricchi e poveri per il 2013 dalle nostre tasche non uscirà un euro per la casa in cui viviamo. Ma che fortuna! Fortuna? Ne siamo proprio sicuri? Ragioniamo.
Il problema è: i servizi locali hanno un costo. Chi lo paga? E come? Il chi è presto detto (ed è pure l’unica risposta sensata): chi vive in un comune. Il come è ancora più semplice: con un prelievo di tipo fiscale cioè ognuno contribuisce in base alle sue possibilità alle spese comuni (art 53 della Costituzione “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività). A meno che qualcuno non conosca un metodo migliore fin qui dovrebbe essere tutto chiaro e ovvio.
Osservazione: c’è già il prelievo fiscale nazionale (Irpef, Irpeg, Iva ecc) che va allo Stato. Giusto e, infatti, una parte di questo prelievo va a finire ai comuni, ma anni fa fu ideato un modo per collegare il prelievo fiscale alla responsabilità degli amministratori locali dando loro la capacità impositiva ovvero il potere di raccogliere parte delle imposte che servivano (federalismo fiscale da applicare sia alle regioni che ai comuni). Parte, perché il grosso va ancora allo stato centrale che lo utilizza anche per ridistribuirlo alle città e regioni che ne hanno più bisogno (perequazione).
Dall’idea di dare capacità impositiva agli amministratori locali nacque l’ICI il cui taglio, promesso da Berlusconi per vincere la campagna elettorale del 2008 e puntualmente adottato, causò grandissimi problemi alla finanza locale che dovette recuperare con altre imposte e con tagli dei servizi i soldi che erano venuti a mancare. Così oggi paghiamo addizionali Irpef (sia al comune che alla regione) e così fu inventata l’IMU (imposta municipale doveva andare tutta ai comuni). Fu applicata la prima volta in piena emergenza dal governo Monti, ma innalzando il meccanismo di calcolo delle rendite catastali per aumentare il prelievo e destinando tutto allo stato. Di nuovo i comuni si trovarono nei guai e di nuovo dovettero alzare altre imposte, tagliare i servizi e battersi col governo.
Quest’anno ci risiamo: Berlusconi non sa più che dire e che fare per salvarsi e ritira fuori la bandiera dell’abolizione dell’imposta sulla casa. È un vecchio numero da avanspettacolo, ma funziona sempre. Il governo Pd-Pdl che deve gestire un’altra emergenza non sa fare altro che andare dietro il vecchio furbastro pluricondannato e decide di cancellare l’IMU sulla prima casa per il 2013.
Esiste un problema generale: la pressione fiscale è esagerata e strozza le imprese e i cittadini. Ma quella sulla casa è l’imposta più sensata che ci sia per i motivi detti più sopra. Casomai bisognerebbe applicare anche a questa i criteri di progressività che sono stabiliti in Costituzione, ma abolirla che senso ha? Nessuno e, infatti, l’anno prossimo pagheremo la Tasi che dai primi calcoli ci costerà più dell’IMU.
Agli italiani piace tanto però farsi illudere e dimenticare che se paghiamo tanto di tasse ciò è dovuto alla combinazione tra sprechi nella spesa pubblica (inclusa la corruzione) e evasione fiscale. Ed ecco che chi ritiene di pagare già tanto al fisco si ribella perché si vede colpito nel suo piccolo patrimonio senza che si distingua chi è ricco da chi è povero. E chi è abituato ad evadere sa che sulla casa non potrà farlo perché non la può nascondere.
Siamo all’oggi: la cancellazione dell’IMU 2013 sulla prima casa costerà in tutto 4 miliardi di euro che non saranno pagati da tutti i proprietari di prima casa, ricchi e poveri. 4 miliardi che non entreranno nelle casse pubbliche significa che non potranno essere spesi o dovranno essere presi in altri modi. E così la colossale presa in giro ci avrà dato una politica economica più debole perché 4 miliardi adesso potevano essere utilizzati meglio e l’anno prossimo ci troveremo a pagare i conti di allora e quelli di oggi.
Claudio Lombardi
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