Referendum e democrazia rappresentativa
Il professor Sabino Cassese ha rilasciato al Foglio un’intervista molto interessante che affronta sinteticamente alcune problematiche emerse con il referendum sulla Brexit e dopo la sentenza della Corte Suprema britannica che ha bloccato l’attuazione della decisione referendaria senza una legge del Parlamento. Di seguito la sintesi e alcuni stralci.
“La più antica democrazia del mondo ha dato una bella lezione di democrazia al mondo. Ha stabilito che non basta un referendum, ci vuole una legge. In altre parole, che la democrazia rappresentativa prevale su quella diretta. E questo è stato deciso da una Corte Suprema, che così fa rispettare i ruoli di popolo, Parlamento e governo.
(Il motivo è che) il Trattato sull’Unione Europea non è un semplice trattato, ma qualcosa di più, perché incide sul diritto nazionale. Se il Regno Unito esce dall’Unione i cittadini britannici perdono molti diritti. Quindi deve intervenire il Parlamento”.
Cassese ricorda che il Parlamento potrebbe anche decidere di restare nell’Unione dovendo votare prima il progetto di legge presentato dal governo per autorizzarlo ad avviare le procedure per la Brexit; poi una legge per abrogare quella del 1972 che decise la partecipazione del Regno Unito all’Unione Europea; e probabilmente una terza legge per approvare le condizioni dell’uscita al termine delle trattative con la UE.
Secondo Cassese “è bene dare la voce al popolo, ma è bene anche sapere che il popolo può sbagliare e che occorrono, quindi, limiti. Questo è il motivo per il quale tante scelte collettive sono sottratte al popolo e tante altre sono attribuite al popolo, ma con molte restrizioni”.
Il rischio “che sta emergendo nell’uso frequente che si fa del referendum in alcune parti del mondo è quello di gruppi interessati a certi risultati, che manipolano l’opinione pubblica e ottengono risultati per gruppi, categorie, corporazioni, a danno della collettività”.
All’obiezione che è pur sempre la volontà popolare che si esprime Cassese ribatte che “al referendum inglese hanno partecipato circa i due terzi della popolazione e quindi è bastato solo il consenso del 36 per cento per decidere di uscire dall’Unione Europea”.
Inoltre “tutti i recenti referendum, quello colombiano, quello thailandese, quello ungherese, quello inglese, quello italiano, dimostrano che i cittadini non votano sul merito della questione loro sottoposta, ma sono spinti da altri motivi, influenzati da altri fattori che è difficile controllare. (In quello italiano) c’è stato chi ha votato sulla riforma della Costituzione e chi ha votato su Renzi e il suo governo. Le conseguenze paradossali si notano ora, dopo la decisione della Corte Costituzionale sulla legge elettorale di Renzi. Molti dei sostenitori del No al referendum, infatti, sono preoccupati dalla disomogeneità delle due leggi elettorali, che potrebbe portare a maggioranze diverse nei due rami del Parlamento. Ma questo non dovrebbe essere un problema per i sostenitori del bicameralismo. Essi dovrebbero, al contrario, essere contenti di ciò. Se due Camere votano nello stesso modo, sono inutili. Meglio se le due Camere si controllano reciprocamente. Dunque i sostenitori del bicameralismo, quelli che hanno votato No al referendum, dovrebbero essere lieti dell’esistenza di due leggi diverse, che potrebbero portare a due maggioranze diverse, costringendo le forze politiche all’accordo”.
La lezione che è possibile trarre per Cassese è evidente: “i nostri regimi politici sono sistemi di democrazia rappresentativa, che si integrano o completano, in alcuni momenti e a certi fini, con decisioni prese mediante ricorso diretto al popolo. Prevale la democrazia rappresentativa su quella diretta. La Costituzione italiana, ad esempio, ha saggiamente sottratto a referendum le leggi tributarie, perché, verosimilmente, sottoporre ai cittadini decisioni attinenti a imposte e tasse avrebbe come risultato solo la loro riduzione o soppressione”.
Molto interessanti e condivisibili le considerazioni e le valutazioni di Cassese su democrazia rappresentativa e democrazia diretta .Ma proprio per le valutazioni che fa Cassese e per il prevalere della democrazia rappresentativa nalle scelte politiche e legislative , per legittimare questa rappresentatività , dovrebbero essere messe in atto normative che dovrebbero garantire che la rappresentatività dell’ elettore non venga violata a posteriori con cambiamenti di coalizioni o di partito o passaggio ad un partito che nessun cittadino ha mai votato”gruppo misto”.