Riflessioni sugli scontri di Roma: riprendiamo il mondo per i capelli (di Angela Masi)

Stamattina mi sono alzata, prima del solito. Dovevo prepararmi per la manifestazione. Ancora non mi era chiara la connotazione degli indignati ma in piazza ci volevo andare perché avevo capito dal web che ci sarebbe stata un po’ di gente, che avrei potuto capire se il cambiamento indispensabile è possibile. Avevo bisogno di capire se c’era solo contestazione o c’erano anche contenuti, idee e proposte.
Sono arrivata a Porta Pia alle 13.30. L’autobus non andava oltre. Mi sono avviata a piedi verso Piazza della repubblica e credo di aver incontrato sul percorso 10 camionette di polizia e carabinieri, molti di loro coi mitra spianati.
Arrivo a Piazza della Repubblica alle 13.45, chiamo i miei amici e mi dicono che loro sono appena partiti col corteo e hanno imboccato via Cavour. Faccio una corsa e li raggiungo, siamo davvero tanti. Era sorprendente la folla. Raggiungo i miei amici e mi metto dietro lo striscione.
Intorno alle 15.00, dietro di noi, su via Cavour comincia a bruciare la prima macchina e ci accorgiamo della presenza di qualche ragazzo incappucciato che tira bottiglie contro le vetrine ed entra in un albergo. Mi chiedo, dove sono le forze di polizia che ho incontrato andando verso Piazza della repubblica? E il comitato promotore della manifestazione? Sono riconoscibilissimi, si spostano in gruppi parecchio numerosi, come fanno a passare inosservati?
Ci spostiamo, raggiungiamo la testa del corteo per essere al sicuro.
Ero in piazza, ero INDIGNATA e non ero da sola, mi è venuta voglia di fare e idee di cambiamento, momentaneamente serena, divertita dai commenti superficiali dei quindicenni rivoluzionari con la maglia del Che e degli anziani che proprio non la concepiscono la patonza del premier…. Commossa dai ragazzi in carrozzina e dai loro genitori, orgogliosa delle DONNE che rivendicavano la loro dignità…..
Col passo andante al ritmo di musica e colori…..
Avevo nella testa l’idea di tutto quello che di questo sistema non va bene, riscontravo le stesse idee in quella folla… Pensavo che ci avevano rubato il futuro, quello dei nostri figli, il diritto ad una vita dignitosa, ad una natura rispettata, il diritto di bere acqua pulita e mangiare pane senza additivi, di un lavoro dignitoso, di una giustizia uguale per tutti, del diritto di replica, del diritto all`informazione obiettiva e pluralista, del diritto alla partecipazione e al protagonismo.
Aspettavo di arrivare in Piazza San Giovanni per ascoltare come questo dissenso riusciva ad esprimersi in proposte e per vedere come quella folla immensa riusciva a trasformarsi, a diventare laboratorio di idee. Aspettavo di sapere come avrei potuto, dal giorno dopo, essere protagonista del cambiamento e se le mie idee potevano sposarsi con qualche manifesto programmatico.
Siamo arrivati a piazza San Giovanni alle 16.15. Ci siamo sdraiati al sole aspettando che il resto del corteo raggiungesse la piazza. Scherzavamo, chiacchieravamo, valutavamo che forse eravamo più di 200.000 oppure anche molti di più. Ero in contatto telefonico con altri amici che erano rimasti indietro, mi raccontavano degli scontri ma mi dicevano anche che mentre noi eravamo a fine percorso, la coda del corteo si stava muovendo dalla stazione Termini. Allora si, eravamo proprio tanti.
Intorno alle 16.45 ho cominciato ad avvertire vicini gli spari che sentivo lontani fino a qualche minuto prima e così, di colpo, quasi travolta da una folla in fuga, mi sono alzata velocemente e ho raggiunto la scalinata della Basilica.
Vedevo dall’alto gruppi grossissimi di ragazzi in nero coi caschi, le spranghe, le pietre e le bottiglie e le camionette delle forze di polizia che cospargevano le folle, violenti e non di idranti e lacrimogeni. Ho pensato che si sarebbero spostati ma intanto qualche manifestante si avvicinava a noi ferito. Quelle camionette e quei black bloc si avvicinavano sempre di più. C’è stato un altro momento di fuga, fino a raggiungere le spalle della basilica. Incontravo qualche ragazzo dal volto insanguinato e nella corsa ho perso di vista i miei amici.
Sono rimasta da sola, ho provato a chiamarli ma non c’era campo nella piazza. Ho cominciato ad avere paura e il mio unico obiettivo è stato quello di raggiungere la fermata metro più vicina tentando di passare inosservata quando incontravo i volti incazzati e spaventati degli incappucciati…. Nel tragitto, solo distruzione, macchine bruciate, palazzi dalle facciate nere, bottiglie, cassonetti rivoltati….. mentre incalzava il battito del cuore ad ogni singolo sparo…… ADESSO non sono indignata, sono incazzata…. Lo sono perché c’era una piazza violenta, perché la Polizia che non è intervenuta subito e prima che i black bloc dessero alle fiamme una città, perchè non sono stati risparmiati i manifestanti pacifici dalle manganellate, perché i commenti in metro tornando a casa erano agghiaccianti.
Non posso pensare che non ci sia alternativa alla guerra civile. I violenti erano probabilmente l’espressione di un movimento che le grandi manifestazioni le cerca, ci si infiltra perchè l’obiettivo è la distruzione dei simboli del Capitalismo. Ragazzi miei, oramai non ha più bisogno di essere distrutto, il Capitalismo: ha bisogno di essere superato e temo che il vostro movimento non abbia grandi idee per farlo.
Devo pensare che la violenza faccia il gioco di chi queste manifestazioni non le vuole? E’ per questo che la polizia interviene a cose fatte? E gli organizzatori della manifestazione dov’erano? Non era loro interesse impedire che i violenti si infiltrassero nell’immenso serpentone? E allora perché hanno lasciato che singoli o gruppi di manifestanti fronteggiassero la frangia violenta?
Ero convinta che la manifestazione di oggi dovesse essere una tappa della rivoluzione economica,sociale e culturale di cui abbiamo bisogno.
Abbiamo bisogno di capire se quello che si muove in piazza è reale.
Berlusconi e il suo governo non mi sembra siano più un problema, qualche mese e lui sarà out però lui oggi rappresenta lo scudo ad una classe dirigente malata, da destra a sinistra. Mi preoccupa la capacità che avremo di CAMBIARE e fino a che punto commetteremo gli stessi errori.
DOBBIAMO RIPRENDERE IL MONDO PER I CAPELLI PRIMA CHE AFFOGHI TOTALMENTE NELLE SABBIE MOBILI DI SE’ STESSO……
Angela Masi

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