Riforma del lavoro: un’occasione (finora) mancata

jobs actLeggendo il maxi emendamento del governo al testo della riforma del lavoro (jobs act) oggi in approvazione in Senato l’impressione è che si tratti di un’occasione mancata. Almeno fino ad ora. Perché?

Abbiamo discusso per settimane di art 18 ossia del reintegro del lavoratore in caso di licenziamento ingiustificato. Su questo ci sono state e ci sono rotture: tra governo e una parte del Pd; tra governo e una parte dei sindacati; tra governo e sinistra extra Pd.

La questione è importante, ovviamente, in quanto garanzia estrema a tutela del lavoratore, ma, a detta di tutti, di rilievo marginale rispetto alla dimensione epocale e drammatica della questione lavoro. Che l’art 18 faccia perdere investimenti e posti di lavoro non è credibile così come non lo è affermare che difende il lavoro attuandone il diritto previsto in Costituzione. La reintegra ex art 18 era e resta una questione di minore importanza.

no riforma art 18Purtroppo, da tutte le parti, tale importanza è stata esagerata, pompata, trasformata in una bandiera da ultima spiaggia, su cui morire o rinascere. Facciamo un esercizio di concentrazione e proviamo ad ignorare l’art 18. La scala delle priorità diventa subito un’altra. In primo piano vengono le condizioni per creare domanda di lavoro. Tali condizioni sono fatte di tanti elementi: si va dalla ricerca tecnologica e scientifica alle infrastrutture di comunicazione; dalla mobilità e trasporti alla stabilità sociale; dalla formazione professionale all’ordine pubblico e al controllo del territorio; dalla riduzione al minimo degli adempimenti burocratici, alla disponibilità di finanziamenti. Infine si arriva anche alla disciplina dei rapporti di lavoro nella loro costituzione e nel loro scioglimento.

Ebbene sì, anche questa parte ha la sua importanza, ma non è la cosa più importante. Certo, se il legislatore prova ad imporre i rapporti di lavoro per legge allora sì, si crea un ostacolo serio. Ma non è questa la situazione italiana.

confusione delega lavoroLa riforma all’esame del Parlamento si occupa di disciplina del lavoro e dei compiti che spettano allo Stato. Non si occupa di tutti gli altri elementi che possono creare le condizioni per aumentare la domanda di lavoro. Torniamo all’inizio: leggendo il maxi emendamento si ha l’impressione di un’occasione, finora, mancata perché lì vi sono contenuti interventi che toccano quasi tutte le questioni cruciali che riguardano il lavoro. Tranne una: l’art 18 e la reintegra. Come il governo intenda tradurre in atto l’intenzione di ridurre i casi di reintegra rispetto alle norme attuali non è chiaro dato che nella delega non se ne fa esplicita menzione.

Le altre questioni, però, sono tutte presenti ed abbastanza chiaramente delineate:

  • razionalizzazione dell’integrazione salariale e degli ammortizzatori sociali allo scopo di limitare il ricorso alla cassa integrazione guadagni con l’estensione dei contratti di solidarietà ed espandendo l’Assicurazione sociale per l’impiego (ASpI) anche ai lavoratori con contratto di collaborazione coordinata e continuativa;
  • riordino della normativa in materia di servizi per il lavoro e di politiche attive con vari interventi tra cui la razionalizzazione degli incentivi all’assunzione e di quelli per l’autoimpiego e l’autoimprenditorialità;
  • costituzione di un’Agenzia nazionale per l’occupazione con razionalizzazione degli enti strumentali e degli uffici del Ministero del lavoro e valorizzazione delle sinergie tra servizi pubblici e privati; compito dell’Agenzia sarà anche la promozione di un collegamento tra misure di sostegno al reddito della persona inoccupata o disoccupata e misure volte al suo inserimento nel tessuto produttivo a livello regionale;
  • contenuti delega lavoropotenziamento di un sistema informativo unificato per la gestione del mercato del lavoro e il monitoraggio delle prestazioni erogate, anche attraverso l’istituzione del fascicolo elettronico unico contenente le informazioni relative ai percorsi educativi e formativi, ai periodi lavorativi, alla fruizione di provvidenze pubbliche ed ai versamenti contributivi;
  • preparazione di un testo organico semplificato delle discipline delle tipologie contrattuali e dei rapporti di lavoro; promozione del contratto a tempo indeterminato come forma privilegiata di contratto di lavoro rendendolo più conveniente rispetto agli altri tipi di contratto in termini di oneri diretti e indiretti;
  • previsione, per le nuove assunzioni, del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti in relazione all’anzianità di servizio;
  • introduzione del compenso orario minimo, applicabile ai rapporti aventi ad oggetto una prestazione di lavoro subordinato, nonché ai rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, nei settori non regolati da contratti collettivi;
  • tutela della maternità con garanzia, per le lavoratrici madri parasubordinate, del diritto alla prestazione assistenziale anche in caso di mancato versamento dei contributi da parte del datore di lavoro; incentivazione di accordi collettivi volti a favorire la flessibilità dell’orario lavorativo; integrazione dell’offerta di servizi per l’infanzia forniti dalle aziende e dai fondi o enti bilaterali nel sistema pubblico-privato dei servizi alla persona.

cambiare politiche lavoroNon sono forse queste le cose importanti che possono creare le condizioni più favorevoli per aumentare la domanda di lavoro? Ora, se si vogliono ignorare QUESTI CONTENUTI della delega richiamando l’attenzione solo sulla questione della reintegra – da parte del governo e da parte dei suoi oppositori – allora vuol dire che ci troviamo di fronte ad un’irresponsabile recita nella quale fare un passo avanti per rimettere in piedi questo paese è cosa di secondaria importanza e nella quale nessuno si fida di nessuno dando per scontato che tutto ciò che ci si impegna a fare è finzione.

Se è così allora il nostro futuro è nero perché si perde un’occasione preziosa.

Claudio Lombardi

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