Salario minimo: un limite necessario

Quando c’è un problema si cercano le soluzioni. Il problema sono alcuni milioni di lavoratori che guadagnano troppo poco. Possono rientrare nella copertura di un contratto collettivo, ma possono anche essere dei parasubordinati o dei finti autonomi o anche dipendere da contratti firmati da pseudo organizzazioni sindacali. In ogni caso sono costretti ad accettare delle retribuzioni che li rendono lavoratori poveri. Qualcuno potrebbe dire “è la libertà del mercato”, altri direbbero che ci deve pensare la contrattazione sindacale e che se questa fissa un minimo molto basso va rispettata. In entrambi i casi si esprime un’idea falsata di libertà che ignora la sproporzione di forze tra chi offre un lavoro e chi lo accetta.

Le scelte sono due: o lo Stato se ne disinteressa e lascia assoluta libertà alle parti o fissa dei limiti. Chi vuole una retribuzione minima la intende non come sostitutiva della libera contrattazione, ma come limite. Cosa c’è di strano? Tutte le nostre attività sociali (e molte di quelle private) si svolgono rispettando limiti e condizioni che solo lo Stato può decidere. È forse permessa la riduzione in schiavitù di una persona? No, mai, nemmeno se c’è un contratto firmato. E dunque perché un limite minimo alla retribuzione di un lavoro deve sfuggire a questa regola?

11 agosto 2023

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