Salvate il soldato Polverini (e pagatela bene) (di Claudio Lombardi)
Ci stiamo dimenticando della Polverini eppure ha fatto un bel lavoro e merita di essere pagata bene. Da Berlusconi però visto che ha lavorato per lui; dai cittadini merita solo disprezzo.
Era metà settembre, faceva caldo ed esplodeva lo scandalo Fiorito (capogruppo del PDL) e si portava appresso quello , ben più grande, della spartizione di soldi pubblici fra i partiti della Regione Lazio. Per dieci giorni c’è stato un coro unanime dell’opinione pubblica che ha chiesto di sciogliere quel consiglio regionale e di tornare a votare, ma solo dopo le dimissioni in massa di tutti i consiglieri dell’opposizione la Polverini si è decisa ad ANNUNCIARE anche le proprie dimissioni. Era il 24 settembre. Vi ricordate le strombazzanti dichiarazioni? “Questa storia nasce da una faida interna al Pdl. Da domani racconterò tutto quello che ho visto“. Ovviamente quel domani non è mai arrivato. E poi: “Niente mi avrebbe convinto a restare in una situazione imbarazzante. La Giunta è pulita, prendetevela con il consiglio”. Veramente ci ha provato in tutti i modi a restare, ma solo la condanna generale, le dimissioni dei consiglieri di opposizione, la condanna di Monti, l’invito di Casini, le parole di sdegno della Chiesa sono riuscite ad ottenere la mitica dichiarazione “Questi signori li mando a casa io”. Si ricordano le indignate parole di Giorgia Meloni “Eletti dal popolo soccombono a campagna di fango” . Già, peccato che gli eletti dal popolo avessero fatto delle casse PUBBLICHE della Regione il loro bancomat. E che dire delle parole di Storace? “Il presidente più onesto d’Italia”. Tanto onesto da dirigere dalla sua carica tutti i traffici di soldi e di cariche che partivano dai suoi poteri e dalla sua maggioranza.
Una presidente così onesta che ci vollero altri giorni per arrivare alle dimissioni vere dopo i roboanti annunci televisivi. Intanto continuava lo sperpero di denaro pubblico e iniziava la guerra di resistenza del soldato Polverini per rinviare le elezioni il più possibile. Mille cavilli, mille scuse, si è arrivati al Tar e poi al Consiglio di Stato, si è parlato di commissariamento della regione per andare alle elezioni. La Polverini continuava a spendere soldi pubblici (si è calcolato che il conto del rinvio a febbraio supererà i 41 milioni di euro) senza più freni né controlli. Continuava a stipulare contratti e ad effettuare nomine di dirigenti (nomine di dirigenti!!) vincolando l’istituzione a nuove spese e peggiorando la situazione di bilancio ben sapendo che altri dovranno poi gestirla.
La Polverini si è comportata nella maniera più disonesta che si potesse immaginare, nel più totale disprezzo dei cittadini e delle istituzioni. Perché? La risposta più semplice è perché questa è la sostanza vera della persona e tutte le finzioni che ha esibito non possono nascondere la profonda disonestà intellettuale di chi è abituato ad usare a suo piacere le cariche pubbliche di cui dispone. La seconda risposta è che la Polverini ha fatto il gioco di Berlusconi (altro “galantuomo”!) che aveva bisogno di tempo per preparare la sua campagna elettorale e per decidere se esserne al centro oppure no e non voleva arrivarci con un tracollo nel Lazio che sarebbe stato di esempio per le elezioni politiche. Insomma il “solito” uso privato di poteri pubblici. Il soldato Polverini ha interpretato ed eseguito gli ordini restando seduta sulla sua poltrona a costo di essere cacciata a calci dal governo con la nomina di un commissario.
Adesso il consiglio di Stato e il Tar hanno stabilito che si voterà il 3-4 febbraio e hanno scompigliato i suoi piani, ma, intanto le hanno permesso di avere in pugno la Regione per cinque mesi e di fare i comodi suoi. Sicuramente Berlusconi saprà ripagarla di tanta resistenza con moneta sonante. Ma i cittadini del Lazio come potranno condannarla? Nell’antica Roma c’era una sanzione molto dura, la damnatio memoriae, che cancellava ogni traccia dell’esistenza di una persona che avesse danneggiato gravemente lo stato. Oggi la sanzione migliore sarebbe il contrario: cioè indicare la Polverini al pubblico disprezzo e ricordare sempre le sue imprese come esempio di tradimento dei valori della democrazia.
Claudio Lombardi
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