Scandali, soldi, favori: questi partiti non possono salvarsi (di Teresa Petrangolini)
Mi piange il cuore perchè non sono mai stata nè qualunquista nè anticostituzionale. Sono però ormai convinta che con questi partiti, con questa classe dirigente l’Italia non va da nessuna parte.
Non c’entra la democrazia, non c’entrano i principi. Non mi interessa disquisire sul fatto se o meno una democrazia si regge senza i partiti.
Il problema è molto più terra terra: non può sedere in posti di responsabilità chi è profondamente disonesto, chi se ne frega dell’interesse generale, chi pensa solo ai soldi e agli amici, chi usa i “nostri” rimborsi elettorali per farsi i fatti suoi. C’è chi, come vari personaggi dell’entourage di Berlusconi, è entrato in politica per questo, e chi ha preso il vizio dentro il sistema politico. Quest’ultimo fatto è ancora più grave, perchè purtroppo dimostra come sia il sistema di chiusura, di privilegio, di distacco dalla realtà comune agli altri, ad aver creato il guaio.
Io non credo che bastino i mea culpa degli Schifani, dei Rutelli, dei Maroni, a risolvere i problemi. Si tratta di un fenomeno talmente diffuso di intrecci, di scambi, di equilibri, che richiederebbe quasi una rivoluzione per essere cambiato. Tutta l’amministrazione pubblica ne è pervasa, salvo poche e ammirevoli eccezioni, perchè conta sempre di più (e non sempre di meno) “di chi sei”, chi ti presenta, anche per posti e posizioni, dove il curriculum potrebbe bastare ed avanzare. La questione è veramente seria: come possono fare una profonda riforma dell’agire pubblico gli stessi che, direttamente o indirettamente, hanno prodotto questo stato di cose, vale a dire gli attuali partiti politici con le loro cordate e annessi? E’ come chiedere ai piranha di prosciugare il Rio delle Amazzoni!
Noi per parte nostra, come cittadini attivi, una cosa possiamo fare: introdurre mediante le nostre prassi, le nostre idee, la nostra progettualità, un modo nuovo di intendere l’agire pubblico, senza fratture manichee, ma con una riscoperta quotidiana dell’interesse generale.
Quello che serve al nostro paese è sì una rivoluzione, ma una rivoluzione civica, che faccia emergere pratiche nuove, persone nuove, nuove agende della politica. La magistratura sta facendo un gran lavoro di pulizia. Ma poi servono le energie, le persone per colmare i vuoti prodotti ed evitare fenomeni, molto italiani, di trasformismo. Ci saranno altri partiti, altri schieramenti? Non lo so e nessuno lo sa. Che servano queste energie e queste persone per costruire un futuro diverso ne sono certa.
Teresa Petrangolini segretaria di Cittadinanzattiva
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