Sconfitta della politica. Ora ricostruzione e rifondazione (di Claudio Lombardi)
La rielezione di Giorgio Napolitano per le modalità con cui è avvenuta segna la più pesante sconfitta della politica della storia repubblicana. Nessun colpo di stato, nessun attentato alla democrazia; per fortuna tutto si è svolto nell’assoluto rispetto delle procedure e delle regole costituzionali che valgono chiunque sia l’eletto. Chi oggi grida al golpe perché non è stato eletto Stefano Rodotà dovrebbe sapere che non è stato eletto perché chi lo doveva votare non ha voluto dargli il suo voto. E questa è pienamente democrazia. Non è accettabile che si gridi al tradimento della democrazia perché non è stato eletto il proprio candidato. Cosa si vuole fare? Lo si vuole imporre con la forza? Lasciamo perdere questi toni e queste parole. Fare politica per raggiungere risultati buoni per noi cittadini non è eccitare gli animi oltre ogni ragionevolezza e non porta da nessuna parte.
La sconfitta è stata tutta politica perché le formazioni politiche che dovevano individuare il miglior Capo dello Stato hanno pensato solo all’esasperazione dei conflitti e delle reciproche contraddizioni avendo di mira le logiche di schieramento funzionali alla formazione del governo e, forse, ad una imminente campagna elettorale. Il tutto all’insegna del mantenimento delle proprie posizioni di potere e delle proprie carriere.
Il principale protagonista di questa brutta vicenda, il Pd, si è messo da solo in un angolo dal quale non ha più saputo uscire e si è massacrato con i suoi stessi errori, il primo dei quali è stata l’assenza di una proposta chiara con la quale sfidare gli altri partiti. L’accordicchio sul nome di Marini è apparso un puro accordo di potere che contraddiceva le posizioni di tutta la campagna elettorale e anche quelle dei 50 giorni successivi nei quali Bersani si è ostinato a non riconoscere di non poter assumere la carica di Presidente del Consiglio, ma pur sempre escludendo qualunque accordo con il Pdl.
In realtà il Pd è arrivato alla fine di questa fase della sua esistenza per esaurimento di un intero gruppo dirigente clamorosamente incapace di indicare una proposta politica all’altezza dei problemi dell’Italia. L’incapacità non è di oggi ed è bene ricordare che il Pd è riuscito a sprecare quell’evento fondativo di massa rappresentato dalle primarie, una enorme spinta alla partecipazione alla quale ha fatto seguito la rapida emarginazione dei leader eletti a favore di apparati che avevano in mano le chiavi, le posizioni di potere e le risorse del partito.
Qualunque sia l’esito di questa catastrofe, se la rifondazione o la scissione, è auspicabile che cambi radicalmente l’approccio alla politica partendo dall’indispensabile e improcrastinabile divorzio tra istituzioni, enti pubblici, società pubbliche e dirigenti o eletti o nominati di partito che è una delle cause di inquinamento principali della politica che il Pd ha condiviso con tutti gli altri partiti.
L’altro grande protagonista è stato il Movimento 5 Stelle. Partito male dopo le elezioni perché incapace di fare una proposta concreta di governo è riuscito a trovare nella candidatura di Rodotà la forza di un’iniziativa limpida e credibile alla quale il Pd incredibilmente ha risposto di no. Se le offerte di un percorso comune tra Pd e M5S successivo all’elezione di Rodotà fossero vere o no ormai non lo si saprà più. Resta un unico dubbio: come mai quando il Pd ha scelto il nome di Prodi Grillo ha immediatamente ritirato la disponibilità a votarlo espressa più volte nei giorni precedenti dai capigruppo del Movimento? In quel momento è sembrato che Grillo giocasse a far “abboccare” il Pd per poi immediatamente sfilarsi alzando l’asticella della prova da superare.
Da molte parti si dice che il vero vincitore è Berlusconi che ha ottenuto quel Presidente di conservazione che renderà possibile il governo delle larghe intese nel quale il Pdl farà pesare le sue richieste. Quali siano non è difficile immaginarlo pensando alle priorità di quel partito: processi e potere.
Sicuramente c’è un perdente in questa brutta vicenda. È l’Italia, che di tutto avrebbe avuto bisogno tranne che di una sconfitta della politica. Ora bisognerà ricostruirla, la politica, partendo dalla rifondazione dei partiti che mai come in questi anni si dimostrano indispensabili per far vivere la democrazia. Ricostruire la politica, rifondare i partiti per cambiare tutto ciò che non funziona nel nostro sistema democratico. La crisi economica e finanziaria che in queste ore sembra essere stata messa in secondo piano richiede che ci sia una forte guida politica del Paese e dello Stato. Su questo i cittadini attivi dovranno concentrare il loro impegno, per vigilare, per condizionare, per orientare.
Claudio Lombardi
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