Sergio Mattarella
Osservo Sergio Mattarella e capisco bene perché alcuni partiti, quei partiti, vogliano introdurre l’elezione diretta del Presidente della Repubblica. O quantomeno ottenere la maggioranza prima della scadenza del suo mandato.
Sergio Mattarella è l’ultimo argine, l’ultimo baluardo a difesa di ciò che di serio, di sacro, di dignitoso e rispettabile resista ancora nelle Istituzioni di questo Paese.
Fin quando a Capo dello Stato siederanno figure come la sua, uomini come lui, rappresentanti istituzionali eletti nelle Istituzioni e non in campagne elettorali su social e trasmissioni trash, l’imbarbarimento da perenne campagna elettorale, da social, da gattini e buongiornissimi, da Nutella e bacioni, da ignoranza, nani e ballerine, dovrà sempre stare un passo indietro.
Sempre un passo indietro.
Dicevano fosse impalpabile, troppo silenzioso, troppo grigio e istituzionale. Ma Mattarella ha dato al Paese proprio il profilo di cui le Istituzioni avevano bisogno in quel momento per reggere all’urto della barbarie che andava montando.
Con politici senza scrupoli e pronti a delegittimare chiunque in nome del potere, Mattarella è riuscito a non dare mai motivo loro di attaccarsi a qualcosa, e delegittimare anche il Quirinale.
Ci ha provato Salvini a provocarlo. Lo ha definito “inutile”, “venduto”, “sonnolento”, “ci sono vecchietti più arzilli di lui”. E poi “vada in giro senza scorta”, “non rompa le scatole”, “trionfo dell’inutilità”, “Facciamo del Quirinale un parco giochi”.
Lo ha insultato in ogni modo allo scopo di tirarlo sul suo terreno di scontro e poterlo poi delegittimare. E forse, chissà, qualcun altro avrebbe pure reagito. Mattarella no.
Giurista, accademico, ministro, parlamentare, giudice costituzionale, un fratello morto tra le sue braccia, ammazzato dalla mafia. Una vita da vero servitore dello Stato. Questo gigante ha osservato quel nano con la felpa e la nutella dimenarsi sotto di lui. E lo ha zittito, senza parlare. Senza cadere in alcuna trappola.
Senza scomporsi nemmeno davanti ad altri geni che lo accusavano di tradimento. E avendo anche l’orgoglio, in un’epoca d’antipolitica, anticultura, razzismo e antisemitismo, di eleggere una donna senatrice a vita. Ebrea. Sopravvissuta allo sterminio. Liliana Segre.
Osservo Sergio Mattarella e mi aggrappo a lui come un naufrago alla feluca.
E tremo all’idea che fra due anni il suo successore possa essere deciso da una maggioranza di nani e ballerine. O al pensiero che un giorno l’elezione del Capo dello Stato, anche quella, sia decisa da tweet, fake news e selfie con il cibo.
Ieri alla Scala a Sergio Mattarella hanno tributato una lunga standing ovation. Quattro minuti, lunghissima.
Il ringraziamento di un Paese che ancora spera.
Emilio Mola tratto da facebook
Onorevole Presidente Sergio Mattarella
c.c. Onorevole Ministro Roberto Speranza
c.c. Onorevole Presidente Giuseppe Conte
c.c. Onorevole Ministro Matteo Salvini
c.c. Onorevole Deputata Giorgia Meloni
c.c. Signora Sindaca Virginia Raggi
Buongiorno,
Sono un semplice cittadino, non sono un dottore ma avendo una mentalità da scacchista, ho sempre ragionato molto oltre.
Desidero dare la mia opinione per risolvere il problema dell’espansione del Coronavirus.
Problema drastico, soluzione drastica.
Sembrerà assurdo ma è l’unica maniera per fermare il virus che si sta espandendo a vista d’occhio e molto presto, se non si farà il possibile, gli ospedali saranno al collasso, i contagiati affolleranno i pronto soccorso provocando sovraffollamento ed impossibilità a ricevere altri malati in arrivo. Tutto ciò porterà inevitabilmente alla morte di tantissime persone, che invece agendo fin da subito si potrebbero risparmiare.
Il mio consiglio è la paralisi totale di ogni cosa per un mese: nessuno esca più di casa per 30 giorni in tutta la nostra nazione. E’ più intelligente fermare l’Italia per 4 settimane piuttosto che all’infinito per chissà ancora quanti mesi.
In particolare, in tutta Italia(non solo a Milano e provincie):
– Obbligare tutti i cittadini a rimanere in casa per un mese attuando una sorta di coprifuoco ed arrestare all’istante chi non vi si attiene, così che nessun altro seguirà il suo esempio.
– Fare tutto a porte chiuse (come già si sta facendo per le partite le partite di calcio).
– Se possibile, far lavorare gli impiegati ed i lavoratori da casa, come già stanno facendo diverse aziende.
– Lasciare aperte solo le fabbriche munite di un autista con pullman che va a prendere i lavoratori e li riporta a casa a fine lavoro (casa/lavoro/casa). Controllo con il tampone il primo giorno di lavoro.
– Chiudere tutti i negozi per 4 settimane e dove possibile, vendite solo per i locali muniti di sportello tipo bancomat, come le farmacie notturne antirapina.
– Supermercati a porte chiuse, ordini di alimentari presi solo online o via mail che verranno consegnati a domicilio e chi consegna sarà munito di guanti e mascherina, dato che sarà in continuo contatto con il pubblico.
– Bloccare totalmente i viaggi in uscita e in entrata e controllare uno per uno chi torna.
– Permettere agli studenti universitari di medicina di aiutare i medici mancanti, pagandoli.
Dopo un mese di “coprifuoco” tutti i malati sarebbero già in ospedale e non ci sarebbe nessun caso all’infuori dell’ospedale.
Se, come si dice, chi è stato infettato si scopre entro un mese, vuol dire che entro un mese tutti i futuri malati si presenterebbero al pronto soccorso da soli, senza il bisogno né di cercarli né di fare tamponi a caso e dopo 30 giorni non ce ne sarebbero più.
E’ vero, tutta Italia si fermerà ma dopo sarà la più pulita di tutto mondo per sempre.
Se l’idea è accettata, naturalmente la si può perfezionare al dettaglio.
Se funziona, l’esempio italiano potrebbe persino essere seguito da tutto il mondo.
Grazie per l’attenzione.
Cordiali saluti.
Sig. Ascer Raccah
Non credo che il lunghissimo applauso che il pubblico della Scala ha attribuito al Presidente Mattarella non sia tanto perché lo considera come l’ultimo baluardo di ciò che ancora resiste di serio, di sacro, di dignitoso e rispettabile nelle Istituzioni di questo nostro Paese, ma quanto perché riconosce in lui la normalità che a questo Paese manca, perché manca alla politica, manca ai politici, manca all’economia, manca alla finanza, manca nel rapporto tra le persone, manca al rapporto tra i gruppi sociali.
Questa è la vera tragedia di questo paese e questo bisogno di normalità credo abbia voluto esprime quell’applauso al Presidente. Almeno questo voglio sperare.