Sulla transizione ecologica Rovelli combina guai

“C’è una catastrofe ecologica che sta arrivando, che rischia di rovinare la vita futura di tutti voi, e i provvedimenti necessari per fermarla non vengono presi. Perché? Perché toccano gli interessi di qualcuno, e quando si parla di interesse generale c’è sempre qualcuno a cui dà fastidio, per grettezza oppure per miopia” così Rovelli, ieri a San Giovanni. E’ una visione della transizione ecologica, ahimé, tanto diffusa quanto errata, propria, per esempio, di Ultima Generazione e movimenti simili, che procura e procurerà enormi danni alla transizione ecologica stessa.

L’essenza di questa analisi (chiamiamola così) è che prevenire l’emergenza climatica sia facile, ci sono gli strumenti, ma piccoli gruppi di interesse si oppongono vanificando il tutto.

Falso. O, meglio, falso non tanto il fatto che ci siano gruppi di interesse, perché ci sono, eccome, ma che la transizione la possano pagare solo questi. Come chiunque abbia potuto capire, in questi mesi, le cose non sono affatto così semplici.

La crisi in Ucraina ci ha messo di fronte ad una crisi (più temuta che verificata, possiamo dire a posteriori) di rifornimento di fonti fossili. E abbiamo visto cosa è successo: rincaro dei prezzi dell’energia con ripercussioni soprattutto sugli strati più deboli della popolazione. Tant’è che il primo provvedimento richiesto (e effettuato da Draghi) è stato quello del taglio delle accise, in modo da calmierare il prezzo dei fossili.  Il problema è che calmierare il prezzo significa incrementare il consumo, per cui abbiamo assistito alla scena di torme di schizofrenici che da un lato chiedevano il taglio delle accise per venir incontro alla necessità dei più disagiati, e dall’altro denunciavano che si spendono soldi in sussidi ambientalmente dannosi che hanno lo scopo in massima parte, per l’appunto, di diminuire il prezzo dei fossili per agevolarne il consumo. Fate pace col cervello, please.

Poi l’Unione europea, a stretto giro, ha cominciato a varare o discutere provvedimenti riguardanti le automobili elettriche e le case green coibentate. Apriti o Cielo: si è capito che la transizione ecologica passa per il portafoglio dei cittadini comuni che devono cambiare macchina e rimodernare casa (o vederle entrambe deprezzate) e il tutto, ovviamente, ha scatenato proteste e rifiuti. Qualcuno, particolarmente ingenuo, potrebbe obiettare che queste spese, macchine e case, potrebbero essere rimborsate dallo Stato o chi per lui (magari gratuitamente). Non cambia nulla. Lo Stato spende i soldi che incassa, e incassa tramite le tasse: dire che dovrebbe essere lo Stato a farsene carico, significa dare per scontato che lo Stato prelevi più soldi ai cittadini che, quindi, pagherebbero la transizione o direttamente (cambiando a proprie spese l’automobile) o indirettamente (versando più soldi allo Stato che poi li rigirerebbe a chi deve cambiare auto). In ogni caso non si scappa: la transizione non la pagherebbero solo i “qualcuno” di cui parla Rovelli, non sarebbe materialmente possibile.

Fin qui si tratta solo di demagogia da quattro soldi, e si potrebbe pensare che sia in fondo innocua. Il guaio è che è dannosa come un’invasione di cavallette. Introducendo l’idea che sia possibile, per il comune cittadino, e non per qualcuno, avere una transizione ecologica a costo zero si ottiene il pessimo risultato che quando una misura limitativa viene introdotta (casa o auto, per esempio) subito si alza la protesta popolare. Ma come: la transizione è facile e gratis, la potrebbe pagare solo “qualcuno” (lo dice persino Rovelli!) e tu, ora, la vuoi far pagare a noi? Vuol dire che sei asservito ai poteri forti e, invece di farla pagare ai ricchi e ai petrolieri, la vuoi far pagare a me!

Il messaggio (un po’ deprimente, lo ammetto) che bisognerebbe invece veicolare è che la transizione è indispensabile e costosa, e il prezzo, chi più, chi meno, lo pagheremo tutti. E’ un sacrificio, inutile negarlo: oggi, nonostante il prezzo del petrolio sia altino (75$ al barile), un litro di petrolio costa 47 centesimi (il barile è 158 litri), meno dell’acqua minerale. Niente o quasi ha un rapporto energia/prezzo quanto il petrolio, ed è per questo che ne siamo tutti divenuti schiavi: è diabolicamente economico e conveniente, è la nostra droga sociale ed economica, ci dà benessere e dipendenza in cambio di danni incalcolabili. Disintossicarsi è possibile, ma non è facile, e vale per il petrolio, e vale per il gas (e non parliamo del carbone).

Ma se tu demagogo continui a trasmettere il messaggio che, invece, la transizione sia facilissima, gratuita e alla portata di mano, ma non la si ottiene solo perché “qualcuno” si oppone per suoi interessi, ottieni il catastrofico risultato che non la faremo mai, perché, nel momento in cui ci si rende conto che i costi li dovremo sopportare tutti, incontrerai solo un muro di rifiuto popolare. Ottimo risultato, complimenti ai populisti e ai demagoghi, anche se  grandi scienziati.

Jack Daniel (tratto da facebook)

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