Terremoto. Le troppe fragilità dell’Italia

Arrabbiarsi è davvero troppo facile. La situazione è chiara: quasi il 50% del territorio a rischio sismico e 25 milioni di persone che ci vivono; solo per gestire i danni dei terremoti sono stati spesi, dagli anni ’60 in poi, all’incirca 150 miliardi di euro. Dati impressionanti se raffrontati con la pervicacia con la quale si ripropone la necessità di una prevenzione basata sulla messa in sicurezza degli edifici. Forse 50 anni non sono sufficienti per comprendere che questa è una priorità da mettere in cima all’agenda di tutti i governi e sulla quale lavorare seriamente? Dopotutto è veramente una questione di vita e di morte. Eppure la risposta è no ed è dimostrata dai fatti.

terremoto-centro-italiaCentinaia di paesi sono situati sulle faglie individuate e conosciute lungo la dorsale appenninica. Pochi i casi di interventi realizzati per la messa in sicurezza degli edifici. Laddove sono stati fatti, come a Norcia, sono stati limitati i danni ed è stata evitata una strage. Quindi è possibile difendersi anche nel caso di vecchie costruzioni ammassate nei centri storici. Facile domandarsi perché non lo si è fatto dappertutto. Eppure non è mancato il tempo. E non mancherà nemmeno adesso. L’unica cosa certa è che altri terremoti arriveranno. Sta a noi decidere di utilizzare le migliori tecniche di adeguamento antisismico degli edifici a tappeto oppure se attendere inerti la prossima scossa.

Anche mettendo da parte la nostra triste storia di sprechi e di saccheggi del denaro pubblico (il terremoto dell’Irpinia nel 1980 dovrebbe insegnare qualcosa) la realtà è quella di una trascuratezza che diventa irresponsabilità. Generalizzata. Non si sfugge all’impressione di un Paese nel quale parte della cultura civile e di governo appare troppo condizionata da ignoranza e da superficialità. Il migliore terreno di coltura perché l’inefficienza e la disonestà prevalgano sull’interesse generale. Anche visti da fuori i nostri limiti balzano agli occhi. Quando per molti anni i fondi europei assegnati all’Italia non sono stati spesi per intero e comunque sono stati utilizzati per buona parte in miriadi di progetti e iniziative clientelari, inutili, insensate come stupirsi se all’estero ci considerano un po’ inaffidabili? Quante sagre, quanti finti corsi di formazione, quanti finanziamenti per le finalità più diverse sono stati pagati con i soldi dell’Europa proprio negli stessi territori a rischio sismico la cui fragilità sembra che scopriamo solo ora?

interessi-particolariSe parliamo di fragilità dell’Italia, dunque, parliamo soprattutto del fallimento di classi dirigenti e di un popolo che appaiono fratturati in tanti punti, disuniti, scollegati dalla realtà e in movimento casuale ed episodico all’inseguimento di mille interessi particolari. Si fa presto a dire che la colpa è dei disonesti, ma il problema è che quei disonesti sono nati e cresciuti con la copertura di ampie porzioni della popolazione. La fragilità è anche della cultura civile di un popolo che per metà vive in territori a rischio sismico e che non si preoccupa della propria sicurezza e non pretende dalla politica che assuma questo compito come priorità assoluta. Quanti anni di incentivi alla sostituzione delle auto, al cambio di mobili ed elettrodomestici! Il marketing  della rottamazione è arrivato fino ai cellulari, ma nessuno ha toccato la casa. Sì, è vero, da anni ci sono i bonus fiscali per le ristrutturazioni edilizie e per il risparmio energetico. Bella cosa. Peccato che un Paese governato dall’interesse generale e dalla razionalità avrebbe dovuto contemplare l’obbligatorietà della prevenzione antisismica assistita da incentivi e finanziamenti perché laddove non arriva la consapevolezza e l’intelligenza delle persone devono arrivare la politica, lo Stato e la legge. Non spetta forse alle istituzioni guidate e indirizzate dalla politica vedere più in là dei semplici cittadini? D’altra parte se vi è l’obbligo di far revisionare i veicoli a motore e di assicurarli per tutelarsi dai danni che possono causare perché non si è mai pensato di obbligare alla messa in sicurezza degli edifici? Eppure quando vengono distrutti dai terremoti tutta la collettività nazionale è chiamata a pagare sia l’emergenza che la ricostruzione.

rischio-sismicoCome si è potuto consentire che gli edifici in zone ad altissimo rischio sismico fossero lasciati al loro destino sulla base della volontà dei singoli proprietari? Qui non si parla dei delinquenti che proprio in quelle zone hanno costruito non rispettando le norme antisismiche che pure esistono da anni perché questi casi rientrano in una più vasta casistica della disonestà, della mancanza di controlli, della complicità tra politica, affaristi e apparati pubblici. Qui parliamo di modalità ordinarie di governo dei territori.

Certo non tutto è disastroso. Abbiamo una protezione civile che funziona bene e tantissimi di quelli impegnati nei soccorsi e nell’assistenza che ci mettono il cuore. Abbiamo un volontariato che da’ lezioni al mondo per la generosità e per l’umanità. Abbiamo anche una parte delle classi dirigenti che tentano di cambiare il sistema di governo del Paese. E poi c’è una gran parte degli italiani che merita di più e che è pronta a vivere con regole e comportamenti diversi.  Ora è il momento di dar loro spazio e fiducia cambiando quello che c’è da cambiare, riconoscendo gli errori, mettendo un punto fermo ai conservatorismi e alla frammentazione e ricostruendo edifici, cultura civile e rapporto tra cittadini e istituzioni. C’è un momento in cui le cose non possono più andare come prima e bisogna rendersene conto.

Claudio Lombardi

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