Tra patatine fritte e studio professionale: parla un precario
Adesso sto alla friggitrice. Anzi, alla postazione di preparazione delle patatine fritte e la friggitrice è una macchina bella grossa con diverse vasche, mica come quella che alcuni hanno a casa e che funziona con nemmeno un litro d’olio. Qui bisogna stare attenti perché di olio ce ne va un bidone e non si deve rovinare. Quindi occhio alle temperature e attenzione alle ordinazioni che arrivano anche ogni dieci secondi. Ma quando il ritmo rallenta posso anche ascoltare qualcosa alla radio che mi sono messo qui vicino. Con il permesso del responsabile ovviamente, chè qua non si sgarra. Io, però, sto qui da cinque anni e di me si fidano.
Mi ricordo di aver sentito tempo fa di un tizio che ha lavorato un anno come presidente delle assicurazioni più grandi d’Italia, Le Generali e gli hanno dato una fortuna come liquidazione, 16 milioni di euro. Il tizio si chiama Geronzi, lo sanno tutti. E io più degli altri perché sono pure laureato in economia e commercio. Dal tardo pomeriggio fino a notte lavoro qui e dalla mattina fino al pomeriggio lavoro pure in uno studio professionale dove imparo il mestiere che, forse, andrò a fare. Per questo mi danno un rimborso spese simbolico. La mia paghetta la prendo dalle patatine e, ovviamente, ci pensano i miei al vitto e all’alloggio. Ho sempre lavorato anche durante l’università e mi ricordo che anch’io una volta fui licenziato dopo un anno di lavoro e mi diedero una mensilità di buonuscita: 550 euro.
550 euro erano una misura del mio lavoro di un mese a cinque (ma pure di più) ore al giorno, sei giorni alla settimana. Ma 16 milioni e 500.000 euro che misura sono? Di che cosa? Quale lavoro può valere tanto? Vabbè ho studiato e dovrei sapere come vanno le cose.
Non si misura il lavoro oltre certi livelli, cioè la capacità di produrre valore sia con oggetti sia con servizi. Si misura la capacità di ricatto e la forza di prendersi (arraffare) la fetta più grande della torta. Più sei forte, più grande è la fetta che ti prendi. Poi ci sono giuristi, economisti ecc che danno una veste legale a questa semplice verità, che ci mettono i codicilli, le formulette, i principi e i ragionamenti, ma, insomma, alla fine la verità è quella. E così una bella fetta di soldi prodotti dal lavoro vero di quelli delle Generali sono volati nelle tasche dell’ex pseudo presidente. Pseudo perché, se si vuole prestar fede a ciò che ha preceduto le dimissioni, sembrerebbe che questo Geronzi abbia lavorato ben poco per la sua società. Anzi, qualcuno molto in alto lo ha pure accusato di intralciare il lavoro dei manager. Ma nessuno ha avuto la forza di negargli questo piccolo regalino.
E io qui a friggere. A me dicono che 30 euro al mese di aumento sono un problema perché c’è la crisi e che è meglio aspettare giugno. Se tutto va bene.
Se tutto va bene a settembre farò un altro lavoro, quello per il quale ho studiato cinque anni. Ah, già, dimenticavo: lo farò, ma come collaboratore e lo stipendio iniziale sarà poco più alto di quello per friggere. E orario pieno. Pienissimo. Però sarò consulente, mica dipendente: vuoi mettere? Tanto consulente che mi hanno già detto vacanze venti giorni in agosto, in ufficio alle nove meno un quarto ( guai se ritardi), pausa pranzo un’ora e chiusura, salvo imprevisti (non retribuiti) alle sette. Una vera consulenza … ai fini fiscali.
Ecco, è facile dire ingiustizia, iniquità. Bisogna fare qualcosa di più. Bisognerebbe che tutti avessero una indennità di disoccupazione, un salario sociale, tanto basso da non permetterti di viverci, ma tanto alto da costringere chi compra il lavoro a non ricattarti (troppo, un po’ è inevitabile, si studia pure all’università).
Però per dare il salario sociale ai giovani e ai disoccupati ci vorrebbero un sacco di soldi e lo Stato dice sempre che i soldi non ci sono. Tranne quando arrivano gli imprenditori giusti accompagnati dai sottosegretari giusti o dai ministri più adatti e dai dirigenti più navigati e convincono chi va convinto che quei 300 milioni in più ci vogliono assolutamente, che quel servizio o consulenza va fatto fare alla società o tizio tal dei tali (ma come? Lo facciamo noi con i nostri dipendenti; no bisogna esternalizzare per accogliere il privato che è più efficiente; ma che efficienza se noi stiamo fermi e quelli fanno pure finta di fare la consulenza?) e non ci sono santi: la spuntano sempre loro. Poi alla fine si tirano i conti e qualche BOT in più bisogna emetterlo per coprire le spese. Oppure si tolgono i soldi dove è più facile. Tanto quelli che strilleranno prima o poi si stuferanno e torneranno a casa, magari davanti alla televisione.
Sono invidioso? Sì certo, ma sono anche piuttosto incazzato che i soldi nostri se ne vanno così e non producono niente e molti della mia età già se ne sono andati via da qui ( a Barcellona ce ne sono almeno cinque, a Berlino due e tre sparsi in Europa, tutti amici dell’università in un gruppo di meno di trenta, che non potevo passare tutto il tempo a conoscere persone sennò quando studiavo?).
Insomma bisogna fare qualcosa e non mollare. Ci devono aiutare i partiti e tutti quelli che dicono di voler fare gli interessi dei cittadini. Che non si possono fare se noi giovani cittadini siamo tagliati fuori. Di chi li fate gli interessi? Solo da 40 anni in su?
Perciò datevi da fare. Io vi posso dire solo il mio nome perché un consulente ha il dovere della riservatezza e dove andrò a lavorare dopo le patatine non vogliono chiacchiere.
Andrea
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