Tra un “ossimoro ed un iperbato” ve la faccio più semplice: perché Berlusconi vince? (di Michele Pizzuti)
Cari miei lettori, come intuite dal presuntuoso incipit amichevolmente roboante, proprio qualche minuto fa sono stato colto da un violento attacco di megalomania maniacale, che dai soliti esperti viene metaforicamente descritto come “sindrome di onnipotenza conseguente ad una ipertrofia narcisistica dell’Io”.
Ma non è tutto. Sulle ali dell’energia che questa sindrome butta dentro al corpo, ho preso un’altra decisione: inserirmi tra la Barbara Spinelli di Repubblica e Giuliano Ferrara, direttore de Il Foglio. Non come terzo incomodo, per disturbare una relazione sensuale mai nata (ne sarei tra lo schiacciato e l’agghiacciato) ma solo come disinteressato opinionista. Ruolo di moda. Il che potrebbe anche essere peggio.
Infatti un articolo della Spinelli dalla intrigante titolazione “l’Osceno normalizzato” http://www.repubblica.it/politica/2010/11/24/news/spinelli_osceno_normalizzato-9439047/index.html?ref=search ha scatenato una piccata ma gustosa reazione di Giuliano Ferrara che, da Il Foglio, ha replicato sinteticamente cercando di capire in quale categoria umana essa (la Spinelli) si collocasse: se in quella dei “mozzorecchi” o in quella degli uomini di mondo che conoscono i limiti della natura umana
L’articolo della Spinelli in verità affronta temi importanti: la Mafia, il Berlusconismo, gli ipotizzati collegamenti tra l’imprenditore e questo mondo. Ma è lungo e per la verità noiosetto. Cioè non porta nulla di nuovo alla tesi del legame primitivo tra Mafia e Berlusconi. Praticamente la linea editoriale di Repubblica.
Invece tra le righe la Spinelli (forse involontariamente) pone una questione sulla quale Ferrara, istintivo animale da fiuto dei sentimenti umani (confermo: “dei” sentimenti e non “dai” sentimenti) quale è, ci si aggancia magistralmente.
Partendo dal concetto dei ricatti o della ricattabilità degli uomini di potere, Giuliano si pone come un uomo che, per le sue esperienze, “pensa di conoscere l’incorreggibile torsione del mondo al peggio“. Sublime. Questo mi invita a nozze, per affrontare due temi a me molto cari: il lato B della natura umana e il perché – quelli che invece prediligono il lato A, cioè gli standardizzati cittadini onesti – permettono ai lati B di imperversare, lasciando passare addirittura anche qualche lato C indisturbato sulle loro teste e nelle loro tasche senza fiatare più che tanto.
E’ vero, sto dando i numeri. Ma talvolta dalla pazzia può nascere anche qualche idea interessante e quindi voglio dire la mia. Ma prima di chiudere il cerchio, adesso me la prendo amichevolmente anche con Civicolab, anzi con Cittadinanzattiva.
Ferrara per spiegarsi usa un ossimoro, io per fare confusione butto lì un iperbato: Cittadinanzattiva è una organizzazione (sintetizzo e riformulo) il cui marchio di fabbrica (il nome) implica la suggestione che “i cittadini sono naturalmente attivi e che questa organizzazione, che li rappresenta o che vuole interpretare le loro ragioni, è un loro saldo punto di riferimento per battersi contro chi non li ascolta o li vessa”.
In realtà, andando avanti nel tempo e osservando i comportamenti della massa, la prima domanda che mi porrei è: ma davvero la cittadinanza di questo paese, politicamente parlando, è attiva? E la seconda: non è che sia prevalentemente passiva e solo se toccata su precisi interessi personali, si attiva? E la terza a corollario di tutto: non è che, invece, a volte, sarebbe interessante parlare della “passività della cittadinanza” e lavorare di cervello per capirne le ragioni o i torti?
Ovvio che forzo i concetti, ma attività e passività, etica e amoralità, oggetto di ricatto o ricattatore, lato A e lato B, o più semplicemente buono e cattivo, mi ricorda tanto la definizione che Freud da’ nel suo saggio ”Al di là del principio del sapere” sulle due pulsioni innate che albergano nell’uomo: eros e thanatos, quella della vita e quella della morte.
Sempre sul Foglio, nella rubrica HPC, alcuni mesi fa accennavo a questi temi (http://www.ilfoglio.it/hydepark/archivio/13090) in chiave cosmologica (o per lo meno all’interno dei 2000 caratteri permessi), ma la questione “l’Osceno normalizzato” mi sembra simile ad essa.
Questo articolo della Spinelli spinge perciò a fare un passo avanti: se fosse vero quello che afferma cioè, sostanzialmente, che “con la fine della mafia e il trionfo della legalità il mostro dal capo di Idra mica è certo che perirà” come è possibile che la maggioranza degli italiani a più riprese abbia sostenuto a Premier (il mostro) Berlusconi? Cosa c’è dietro questa reiterata scelta? C’è quasi un 50% di mafiosi (o simpatizzanti tali) in giro, ma lo capiamo solo perché il cavaliere vince le elezioni?
Se sì, saremo costretti a cambiare nome alla testata per rinominarla: “Incivicolab”?
Non scherziamo, la natura umana merita qualcosa di più che un ironico cambio di marchio.
A mio parere gran parte dei cittadini italiani ha intrinsecamente un forte e consolidato pianale assistenzialistico, partorito dalla storia recente di questo paese. Purtroppo però, il senso di colpa di masse (impoverite dal dopoguerra) che sono finalmente arrivate al benessere senza avere interiorizzato le regole per mantenerlo tale, produce anch’esso degli effetti. Deleteri.
Perciò questo paese è un luogo dove in molte zone vige ancora il predominio dell’aiutino, della piccola furbizia, della richiesta penosa che anche se incanta e infinocchia l’istituzione (tutti noi), “machissenefrega”. E’ questo il paese del primato personale contro il primato della collettività. Prima penso a me, poi si vedrà. Salvo poi, nel caso di un bisogno che non ce la faccio da solo a soddisfare, il rivolgermi esigente (accampando i miei diritti costituzionali) proprio verso quella collettività che disprezzo quotidianamente, ma dalla quale ora esigo risposte.
Ecco, questa secondo me è la categoria dei mozzorecchi, il regno di thanatos, la piazza di quelli che (mi verrebbe da dire se non fosse banale) predicano bene e razzolano male. Sono moralisti di mestiere sempre pronti a sfruttare “il meglio e l’occasione” in qualsiasi modo: lontani mille miglia dal senso della solidarietà schietta, dall’etica e dalla fratellanza di specie, tipica invece degli uomini di buona volontà che conoscono il mondo e le sue imperfezioni.
Questi ultimi, consapevoli delle pochezze umane e del pericolo del lato B, che non nascondono, ma che anzi combattono a viso aperto, a volte sono perdenti.
Concludendo, se la natura umana è complessa, altrettanto complesse sono le motivazioni più profonde e istintuali che spingono un cittadino a sostenere uno schieramento politico invece che un altro.
Ma i motivi del perché Berlusconi vince, non sono semplici da categorizzare. Qualcuno potrebbe dire che “i perché sono scritti proprio nel lato B del DNA umano, del quale lui è un grandioso interprete-sostenitore, riuscendo addirittura a santificarlo questo lato. Per questo i suoi elettori si identificano con lui sino in fondo e lo votano”.
Altri potrebbero accennare che c’è pure una disgrazia in aggiunta: un centrosinistra che oggi annaspa incerto senza far scattare “né ai no global mozzorecchi, né agli uomini di mondo o di buona volontà” i meccanismi della speranza.
Per cui ai cittadini del lato A non rimane che andarsene al mare anche se è giorno di elezioni. Oppure (è un consiglio) decidersi a fare veramente “i cittadini attivi” per tentare di prendere nelle loro mani le sorti del Paese.
Michele Pizzuti psicologo
A proposito di cosmologia trattata nel link che ho suggerito sopra, un interessante e sorprendente articolo del Corriere le scienze,(http://www.corriere.it/scienze_e_tecnologie/10_dicembre_01/buchi-neri-caprara_10647ffc-fd67-11df-a940-00144f02aabc.shtml)
afferma che i “buchi neri” non è verosimile che si mangiano tutto (sintetizzo) quello che incontrano e ingoiano, ma anzi inviano ai quattro angoli del cosmo materiale specifico fatto di gas e di energie ad altissimo potenziale (praticamente dei messaggi) atto ad evitare la eccessiva riproduzione di nuove stelle. Un regolatore galattico.
Insomma, anche nel cosmo funzionano gli anticorpi (una sorta di anticoncezionali siderali).
Se così fosse, allora esisterebbero piccoli anticorpi che operano non solo contro i tumori – che come quelle stelle si sviluppano ambiziosamente affossando “anche l’ospite che lo ospita” (facendolo morire). Ma anche enormi anticorpi contro le galassie anarchiche, che sono l’essenza dell’universo e che ci sembrano amiche.
Questo ci potrebbe insegnare alcune semplici cose:
1) che quando è troppo e troppo. Anche nell’universo. Che piccolo non è, e in tal caso avrebbe una dimensione definita.
2) che il troppo stroppia, se c’è uno sviluppo di materia, di stelle, di galassie (o di uomini) disordinato ed personalistico, tutto rischia di andare in malora.
3) che il troppo è nemico del bene, e che quindi c’è sempre la necessità di un controllo. Di un qualcosa che impedisca la replicazione infinita.
Certo che siano i buchi neri i guardiani affidabili del nostro grande sistema immunitario, mi preoccupa un pochino.
Ma gli scenari che l’articolo apre, va detto, sembrabo suggerire che esiste un “naturale razzismo planetario”.
Aiuto.