Tre cose urgenti da fare subito non chiacchiere (di Claudio Lombardi)
Le chiacchiere stanno a zero. La Germania arriverà senza sacrifici al pareggio di bilancio il prossimo anno e ha un welfare esemplare e inarrivabile per l’Italia. La Spagna ha già saldato l’anno scorso gran parte dei suoi debiti con le imprese grazie ad un accordo con l’Europa. In Francia si è imboccata la strada degli accordi con i sindacati per aumentare le ore di lavoro a salari invariati oltre a misure per il credito al sistema delle imprese sostenuti dall’analogo francese della nostra Cassa depositi e prestiti. È completamente aperto in sede europea il discorso sullo scorporo delle spese per investimento dai parametri di bilancio derivanti dai trattati e dagli accordi in vigore.
Sarebbe il momento per un’iniziativa forte dell’Italia verso l’Europa che miri ad un duplice risultato: pagare i 71 miliardi di debiti delle amministrazioni pubbliche verso le imprese con l’emissione di titoli pubblici e ottenere che gli investimenti non rientrino nel pareggio di bilancio. Dai comuni inoltre viene una richiesta urgente: sbloccare almeno 9 miliardi di soldi che ci sono e che non possono essere spesi per le regole del Patto di stabilità interno.
Non si tratta di chiacchiere, ma dei provvedimenti che possono sbloccare la situazione e riavviare l’economia riducendo almeno un po’ la massa dei disoccupati.
Queste dovrebbero essere le priorità. Invece siamo ancora dietro ai processi di Berlusconi per i quali basterebbe applicare le leggi senza cercare un diritto speciale per i leader di partito i quali, se non vogliono avere problemi, possono benissimo non commettere reati. Se li commettono non possono chiedere al Presidente della Repubblica di intervenire per fermare la magistratura adattando i processi ai loro impegni politici che, volendo, potrebbero anche non finire mai. No, basta, è ora di darci un taglio a questo ricatto dei processi di Berlusconi: che si facciano al più presto, gli italiani hanno diritto di essere rappresentati da gente pulita e noi non possiamo vivere in uno Stato che aiuta i potenti che delinquono.
Detto ciò resta il fatto che non sappiamo quando e se riusciremo ad avere un governo. Eppure basterebbe fare quelle tre cose e già la situazione cambierebbe e torneremmo a respirare.
Basterebbe ad una condizione: che il governo sia composto di gente onesta e che si avvii una pulizia di tutte le cricche i cui componenti sono probabilmente ancora annidati nei mille posti degli apparati ministeriali, regionali e locali. Se non si frantuma quel sistema di potere anche le tre cose urgenti non serviranno a niente e l’Italia brucerà risorse come è regolarmente avvenuto nei venti anni che segnano il passaggio dalla cosiddetta Prima Repubblica alla Seconda. Tutti dovremmo ricordarci che uno degli effetti principali dell’euro è stata una discesa dei tassi di interesse sul debito pubblico (e su tutta l’economia) che è durata tanti anni e che ha significato un bel risparmio per il bilancio dello stato. Lo spread con i titoli tedeschi era nell’ultimo governo Prodi a 30 punti non a 300 come adesso.
Ebbene siamo stati capaci di bruciare tutto e adesso ne paghiamo le conseguenze. Qualcuno si ricorda della cricca della Protezione Civile e dei 460 milioni spesi per il G8 alla Maddalena? E ci ricordiamo che quei soldi non hanno prodotto nulla, ma sono stati un puro spreco? Ecco il modo in cui l’Italia ha utilizzato gli anni dei bassi tassi di interesse.
Oggi i soldi sono finiti e la situazione sta diventando tragica. Le tre cose urgenti da fare senza un cambio di sistema non si possono fare e non servono a molto. Per questo occorre ridurre i costi del sistema politico cominciando dal finanziamento dei partiti che deve essere riportato ad un rimborso delle spese documentate per le campagne elettorali e per il resto lasciato alla libera scelta dei cittadini anche utilizzando l’8 per mille Irpef in vigore da anni per il finanziamento delle istituzioni religiose. Altre misure come il dimezzamento dei parlamentari sono presenti nei programmi di varie forze politiche, così come l’abolizione delle province. Per decidere ci vuole solo la volontà, altri ostacoli non ce ne sono.
Claudio Lombardi
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