Tre proposte per migliorare la Sanità. La vera Spending Review (di Andrea De Filippis)

Con l’ultimo decreto legge (n.95 del 6 luglio) varato dal governo e firmato velocemente dal Presidente Napolitano, la sanità viene ancora duramente colpita.

Premettiamo che, nonostante tutti gli organi di informazione la chiamino spending review, le novità introdotte con il decreto legge sono semplicemente una ulteriore, corposa , manovra di riduzione delle uscite.

Non c’è nessun segnale di intervento sulla qualità della spesa o di miglioramento della macchina statale, nulla di tutto questo. Molto probabile che questi tagli diminuiscano i servizi dei cittadini accelerando quel processo di divisione del Paese in due parti: una formata dai ricchi che riescono a curarsi in strutture private carissime sovvenzionate dallo Stato e l’altra dei poveri che si accontenteranno di servizi scadenti erogati dagli enti locali.

Non mi stancherò mai di ripetere che dai governi dei tecnici ci aspettavamo ben altro, non i soliti tagli disumani ma un cambio di registro, di cultura, di organizzazione nella macchina statale.

I tagli sono ancora più inspiegabili se analizziamo i dati dell’indagine ‘Noi Italia’ condotta dall’Istat, che confronta il nostro servizio sanitario con i  partner europei .

Nel 2010 abbiamo speso di meno (115 miliardi di euro – 7,4% del Pil ), rispetto alla media europea e  soprattutto di Francia e Germania.

Da sfatare anche il mito dell’eccesso dei posti letto ospedalieri che con questa manovra ridurrà  di ulteriori 18 mila unità. Secondo i dati ISTAT, nel 2008 l’Italia (3,7 posti letto ogni mille abitanti) si colloca al di sotto della media Ue27 (pari a 5,6 posti letto) e risulta essere tra i paesi che presentano valori dell’offerta ospedaliera tra i più bassi.

In poche parole spendiamo meno e offriamo meno posti letti della media europea, allora perché si taglia?

Molto formativo è stato il mio incontro con il prof. Alberto Bencivenga, medico che ha operato in giro per mezzo mondo, che mi ha spiegato alcune semplici proposte che permetterebbero grandi risparmi e  maggiore efficienza.

Il primo punto dolente di tutto il Sistema Sanitario Nazionale è il medico di base, vera chiave di volta di tutta la salute pubblica.

Dovrebbe essere il primo filtro per indirizzare al meglio il cittadino ma ormai si è trasformato, nella maggior parte dei casi,  in un semplice impiegato passacarte, con orari fissi e pochissima flessibilità.

Per non parlare del fatto che non guadagnano in funzione delle prestazioni effettivamente fatte, ma forfettariamente, in funzione del numero di pazienti che li hanno scelti.

Essere capaci, rapidi, precisi, alzarsi di notte per rispondere ad un’urgenza non ha più alcuna importanza, anzi si diventa più popolare (e questa è colpa anche nostra) se si è una macchina sfornatrice di ricette (meglio se di medicinali gratuiti), impegnative e certificati.

Se si va oltre alla firmetta su un foglio rosso, se ci si sente un pò male, subito si viene dirottati dallo specialista o, per le emergenze, al pronto soccorso. Alcune volte ti costringono ad esami infiniti per un mero mal di pancia che, magari, un medico capace avrebbe risolto con una bustina di granulato effervescente.

Le file negli ospedali o al pronto soccorso non dipendono solo dal minor numero di presidi o dal taglio dei posti letto ma sono la causa di una grande disorganizzazione e incapacità.

Per esempio il medico di base, dopo aver visitato il paziente, se necessario, lo dovrebbe indirizzare ad uno specialista, sempre e obbligatoriamente accompagnato da una dettagliata lettera (anche via e.mail) in cui scrive le sue osservazioni, i risultati degli esami da lui già fatti eseguire ed il suo quesito diagnostico.

Lo specialista, allo stesso modo, dovrebbe rispondere con una lettera altrettanto dettagliata in modo da demandare al medico di base la decisione di un eventuale ricovero inviando l’intera cartella clinica all’ospedale. All’atto della dimissione, l’ospedale fornisce al medico di base un dettaglio rapporto scritto.

Questo scambio di comunicazioni ha il non piccolo vantaggio di lasciare traccia di esami, valutazioni, diagnosi etc… permettendo, a posteriori, di individuare eventuali responsabilità e meriti.

Solo così si potrà capire se un medico di base invia in ospedale una percentuale di pazienti fuori dalla media per incapacità o per reale necessità. Se il medico di base non è responsabilizzato sul suo operato è normale che scarichi tutto su altri che ritiene più competenti. Se pagasse in prima persona ci penserebbe bene a prescrivere esami inutili portando ad un enorme risparmio della spesa pubblica.

Il sistema medico all’interno degli ospedali pubblici potrebbe essere migliorato introducendo un serio sistema che porti i medici ad un sano desiderio di eccellere nella loro opera didattica, nelle loro prestazioni cliniche e nel loro modo di trattare i pazienti allo scopo di crearsi una reputazione tale per cui sono scelti da più pazienti possibile e, di conseguenza, guadagnare di più. Sarebbe necessario un capillare controllo sulla qualità delle prestazioni sanitarie erogate che valuti l’efficienza dei vari presidi magari con l’aiuto di alcuni indicatori (questa è vera spending review) come il tasso di occupazione dei letti, il tasso di complicazioni, tasso di mortalità corretta e tasso di concomitanza fra diagnosi cliniche e diagnosi anatomo-patologiche.

Lo spreco di medicinali poi è vergognoso. Quanti di noi hanno l’armadietto pieno di scatole di medicine che oltre ad un paio di dosi non servono più… Le rivedi solo quando ti accorgi che sono scadute e che te ne devi liberare tramite gli appositi contenitori. Da anni si parla di vendere solo il quantitativo prescritto dal medico, quello veramente necessario, ma è pacifico che “qualcuno” non sarebbe contento.

Un capitolo a parte sarebbe necessario per parlare di tutti coloro che sono esenti dalle spese mediche perché nullatenenti o invalidi quando è palese che non rientrano in nessuna delle due categorie.

Tagliare 900 milioni di euro sarebbe veramente facile, e non lederebbe i normali cittadini, se i nostri tecnici introducessero delle serie riforme per migliorare il servizio e non dare sforbiciate senza senso!

Le speranze però sono poche dato che le decisioni vengono prese dagli stessi uomini che per decenni sono stati alla guida della burocrazia italiana, nominati dagli stessi politici che ora tanto disdegniamo.

Dal blog di Andrea De Filippis

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