Un accenno di riforma della giustizia e nulla sulle carceri
Di una giustizia veloce, efficiente e giusta c’è bisogno. Dirimere le controversie e sanzionare chi commette reati è un’esigenza primaria perché stia in piedi uno stato di diritto fondato sulla libertà. Il governo presenta una miniriforma che incide su norme già modificate nel passato. Ora l’intervento è radicale per l’abuso d’ufficio, un reato indeterminato che si presta ad ogni interpretazione ai danni di chi ne viene accusato. È solo correttivo per la diffusione pubblica delle intercettazioni che soddisfa la curiosità di un’opinione pubblica male educata e di giornalisti in cerca di carriera. E’ sostanziale per altri aspetti.
La questione cruciale dei poteri dei PM che possono avviare azioni penali senza rispondere a nessuno dei loro errori non viene neppure sfiorata. Eppure non punire una persona prima che ci sia una sentenza è un fatto di civiltà. Innumerevoli i casi di chi non viene nemmeno rinviato a giudizio, ma subisce il carcere per lunghi periodi, un danno economico e la distruzione della reputazione attraverso la pubblicazione di intercettazioni e altri atti che dovrebbero essere conosciuti solo dai magistrati e dagli avvocati difensori. Sullo sfondo resta la questione delle carceri delle quali si dice da decenni che sono sovraffollate e degradanti (in alcune manca l’acqua corrente!), ma non ne vengono costruite di nuove. Così sulla rieducazione prevale la spinta alle scarcerazioni e chiedere la semplice certezza della pena appare quasi come un abominio
16 giugno 2023
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