Un’ Europa troppo grande e poco politica
Nell’UE c’è qualcosa che non funziona. L’integrazione è andata avanti in modo poco lineare, si sono persi l’entusiasmo e la visione dei padri fondatori e manca una direzione politica dell’Unione.
Un esempio è il trattato di Schengen che ha fissato una frontiera comune con ridicole linee guida in tema di immigrazione e senza una politica di accoglienza comune. I paesi frontalieri nel sistema Schengen presidiano la frontiera comune con beneficio di tutti i paesi dell’area, ma poi vengono lasciati soli a gestire fenomeni epocali come le migrazioni.
Qualcosa di simile è capitato all’Euro. La moneta unica fu imposta da Mitterrand alla Germania perché il presidente francese temeva che in una Germania unificata sarebbe diventata troppo grande e, disponendo della forza del marco, avrebbero acquistato in saldo le società migliori degli altri paesi europei. L’idea di Mitterrand piacque ai politici dell’Europa meridionale forse perché condividevano le paure del presidente francese, ma soprattutto perché ritenevano di poter ottenere grossi risparmi sui tassi di interesse sul debito pubblico e privato come effettivamente è avvenuto. Si pensi ai vantaggi per l’Italia, che all’inizio degli anni novanta aveva rischiato un default. Il problema è che le unioni monetarie funzionano se hanno un bilancio comune che redistribuisca risorse dai paesi più ricchi a quelli più poveri in modo da evitare squilibri eccessivi tra gli aderenti. Però di bilancio comune non se ne parla.
Analoghi dubbi suscitano gli allargamenti ad est. A partire dall’inizio degli anni 2000 sono entrati nell’Unione Europea praticamente tutti gli stati postcomunisti. La velocità degli allargamenti ad Est fa ritenere che sia stata fatta una valutazione complessiva e geopolitica, che ha portato nell’Unione Europea paesi con condizioni economiche veramente eterogenee e non sia stata fatta una valutazione Stato per Stato come le stesse istituzioni UE avevano stabilito. Qualcuno ha accusato Prodi di aver accelerato l’adesione per passare alla storia come il presidente della Commissione che ha dato l’ultima picconata al muro di Berlino. Altri sostengono che vi erano valide motivazioni: erano passati pochi anni dagli orrori dei Balcani, che si sarebbero potuti evitare se l’UE avesse fatto politica poco oltre i suoi confini. E poi negli anni novanta le condizioni della democrazia nei paesi che si erano avvicinati all’UE erano migliorate e si sentiva la pressione di una Russia sempre più aggressiva con Putin e di un’America di Bush vogliosa di occidentalizzare l’est europeo a modo suo.
Purtroppo oggi si mostrano i limiti di quella fretta e alcuni di quei paesi hanno problemi anche di rigetto dell’Unione Europea.
Le contraddizioni dell’allargamento dell’UE sono le stesse degli allargamenti dell’Unione Monetaria. Dapprima è entrata nell’area euro la Grecia, con evidenti limiti e con buchi nei conti pubblici che si fa fatica a credere non fossero noti durante le trattative. Poi è entrata Cipro, la cui banca centrale che doveva vigilare le banche locali non faceva rispettare neanche le norme sull’antiriciclaggio. Infine sono arrivati i paesi baltici nel bel mezzo della crisi dell’Euro. La sensazione è che gli allargamenti a sud siano stati frutto della guerra dei tubi con la Russia di Putin e quelli ad est volevano essere una dimostrazione del fatto che il progetto della moneta comune non fosse morto. Oggi i paesi baltici, che hanno un tenore di vita più basso rispetto a quello della Grecia lacerata dalla crisi, sono tra i più restii ad aiuti e sconti alla Grecia e tra i più possibilisti in merito alla Grexit.
I compromessi con cui è cresciuta la casa comune europea sono diventati paradossi. Si sono allargate l’UE e l’area euro a paesi i cui limiti erano noti a tutti per finalità geopolitiche, ed adesso nessuno vuole pagare il conto. Essere un attore internazionale come gli Stati Uniti o la Cina o provare ad esserlo come la Russia costa ed è assurdo predicare l’irreversibilità dell’area euro minacciando però di cacciare i paesi disobbedienti. Certo Angela Merkel è lontanissima dai padri fondatori e da Kohl, e persino da Prodi e Delors, sembra un allenatore alle prese con un organico di giocatori che non avrebbe mai acquistato, oggi tuttavia bisogna smetterla con i segnali e con la mezza geopolitica e fare tutto ciò che non è mai stato fatto: una federazione nell’area euro.
Salvatore Sinagra
Trackbacks & Pingbacks
[…] ho avuto modo di scrivere anche per Civicolab (https://www.civicolab.it/un-europa-troppo-grande-e-poco-politica/) il più grosso limite dell’integrazione europea è che si è proceduto ad adottare una moneta […]
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Fornisci il tuo contributo!