Un referendum per riprendersi la democrazia (di Roberto Ceccarelli)
“In un momento drammatico come questo, con il Governo italiano commissariato dall’Europa, il Paese ha più che mai bisogno di un Parlamento pienamente rappresentativo, capace di prendere decisioni impegnative ma condivise da tutti.
Affidando la nomina dei parlamentari a pochi capipartito, la legge elettorale che chiamiamo “porcellum” li ha separati dai cittadini, facendoli apparire come una casta di privilegiati.
Vogliamo impedire che la “legge porcata” sporchi anche il prossimo Parlamento: lo dicono in troppi da 6 anni, ma il “ porcellum” è ancora lì.
Firmate per consentire al popolo di abrogarla.Firmate per ridare al cittadino il diritto costituzionale di scegliere i propri rappresentanti attraverso i collegi uninominali.
Firmate per rafforzare e migliorare il sistema bipolare italiano e assicurare l’alternanza politica, consentendo ai cittadini di scegliere i parlamentari e chi deve governare il Paese.”
Questo il testo dell’appello di Andrea Morrone e Arturo Parisi per lanciare il referendum con il quale si chiede l’abrogazione dell’attuale legge elettorale.
I quesiti referendari sono stati proposti dal comitato referendario per i collegi uninominali. L’oggetto è la legge per l’elezione dei due rami del Parlamento, conosciuta come “legge Calderoli” che la propose e la sostenne in prima persona da ministro del governo Berlusconi e da lui stesso soprannominata (e da tutti conosciuta) col nome di “porcellum” o di “legge porcata”. Già questo nomignolo basterebbe a capire come fu fatta una legge importante come quella elettorale e a squalificare chi la propose e la sostenne per sottrarre agli elettori ogni possibilità di scelta consegnandola nelle mani dei capi partito.
Nel dettaglio i quesiti referendari propongono: il primo l’abrogazione integrale di tutte le disposizioni di modifica della disciplina elettorale per la Camera e per il Senato introdotte dalla legge n. 270 del 2005; e il secondo un’abrogazione delle singole disposizioni con le quali furono sostituite le leggi per l’elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica.
Si tratta delle leggi che raccolsero la volontà popolare espressasi nel referendum del 18 aprile 1993 (il referendum Segni) e che introducevano, al posto della disciplina precedente (di tipo proporzionale), un sistema misto, in base al quale i seggi di Camera e Senato erano assegnati per il 75% mediante l’elezione di candidati in altrettanti collegi uninominali, e per il restante 25% con metodo proporzionale (legge definita il “Mattarellum”, dal nome del deputato Sergio Mattarella, relatore del testo).
Il secondo quesito costituisce una variante del primo ma ha il medesimo obiettivo: nel senso che, con una tecnica abrogativa mirata, disposizione per disposizione, elimina comunque la disciplina introdotta dalla “legge Calderoli” al fine di ripristinare la “legge Mattarella”.
Il risultato, quindi, sarà lo stesso: abrogare in maniera totale la “legge porcata”, eliminando tutti i suoi principali contenuti.
In pratica, attraverso l’abrogazione della “legge Calderoli” o “porcata”, come legge che sostituisce singole disposizioni della disciplina previgente (il c.d. Mattarellum), si vuole produrre la reviviscenza di quest’ultima.
L’effetto di entrambi i quesiti è eliminare, come detto, la “legge porcata” con l’effetto di ripristinare quella precedente che ha il grande merito di aver permesso, per la prima volta nella storia politica dell’Italia, l’alternanza degli schieramenti di governo (nel 1996 e nel 2001). Con l’introduzione dei collegi uninominali si è permesso all’elettore di scegliere direttamente il candidato del proprio territorio; con il mantenimento di una quota proporzionale si è assicurata la rappresentanza anche delle forze politiche minori, anche se limitata da una soglia di sbarramento implicita del 4% di molto superiore a quella attualmente vigente che è pari all’1 o al 2% e che è causa di frammentazione e di ricatti all’interno delle coalizioni.
Il 12 giungo 4 referendum hanno raggiunto il quorum, sono stati gli elettori a dire No alla privatizzazione dell’acqua pubblica, al nuovo programma nucleare e al legittimo impedimento. La vittoria, a distanza di 16 anni dall’ultimo quorum referendario raggiunto, ha riabilitato, l’istituto referendario che sembrava morto e sepolto, ridando ai cittadini il diritto di decidere su temi di grande importanza per la loro vita.
Questo vuol dire che gli italiani sono ancora capaci di appassionarsi alla politica, reagire e tentare di cambiare.
Adesso spetta a noi cogliere questa nuova occasione di espressione della volontà popolare e trasformarla nello spartiacque, tra una fase politica che si sta chiudendo ed una nuova che dovrà essere costituente e riformatrice, per ammodernare lo Stato, ridurre i costi della pubblica amministrazione, della politica, rendere più equo il sistema fiscale e rilanciare la crescita economica.
Bisogna raccogliere 500.000 firme entro il 30 settembre, con tutti i problemi delle campagne referendarie, ma per un’impresa sacrosanta. E’ l’unico modo per cancellare una vergogna nazionale. I partiti non si muoveranno mai da soli. C’è poco tempo, ma bisogna provarci, non abbiamo alternative, dobbiamo consideralo un dovere nei confronti del futuro del nostro Paese, andando a firmare presso i comuni ed i banchetti in tutta Italia, convincendo tutte le persone che conosciamo ad andare a firmare. Il futuro è nelle nostre mani, dobbiamo riprendercelo, ma dobbiamo fare in fretta, perché c’è poco tempo…..
Roberto Ceccarelli
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