Una lista civica a Roma, una comunità cittadina (di Luca Bergamo)
Pubblichiamo un estratto dell’introduzione di Luca Bergamo all’assemblea cittadina organizzata dall’associazione daZero per il lancio di una lista civica che si è svolta a Roma il 24 novembre
Stiamo vivendo come in una guerra, pur senza dircelo, una guerra strana nella quale il nemico è un ente indefinito. L’attacco all’Europa attraverso l’aggressione del debito pubblico sui mercati finanziari e’ un attacco alla sovranità del popolo. Domina la paura che impedisce di capire e costruire per eliminare ciò che genera questa paura. Individuiamo di volta in volta nemici di comodo, si levano voci terribili: i migranti, i diversi, gli altri che non siamo noi, con evocazioni di un passato che pensavamo dimenticato; diventano nemici i tedeschi se siamo greci, i rumeni o gli albanesi se siamo italiani, la politica in sè, il potere in sè a prescindere dalla sua eventuale legittimazione democratica. Tutto ciò è preoccupante e molto pericoloso. Ma la strategia per allontanare questi pericoli può essere formulata solo se si comprende che il nemico siamo anche noi perchè l’avversario da battere é il modello di sviluppo nel quale viviamo, nel quale si formano le relazioni tra gli uomini e si legittima il potere. Un modello di sviluppo che è nato in occidente e che ha dominato a lungo. Questo tempo di ‘guerra’ in cui viviamo è la crisi di questo tipo di sviluppo e della posizione dominante di cui ha goduto il mondo occidentale per oltre 500 anni.
In realtà, stiamo vivendo una transizione enorme che influisce sulle vite di tutti, sulle risorse di cui disponiamo. Se pensiamo di ricostituire ciò che si è sgretolato sotto i nostri occhi per tornare a vivere come abbiamo vissuto negli ultimi trent’anni non ne usciremo. Impatti, rifiuti, persone, prodotti sono troppi e tutti legati ad un concetto di crescita vecchio. Non significa che non debba esistere crescita, ma non è la crescita economica che abbiamo imparato a conoscere che dobbiamo perseguire.
Questa transizione ha un potenziale straordinario. Siamo la patria dei diritti universali, con i più alti livelli di qualità della vita e di diritti, siamo il luogo del mondo nel quale si é costruito un potere sovraordinato attraverso una volontaria cessione di sovranità. Siamo in Europa. Possiamo essere coloro che offrono al mondo un nuovo modello di società, abbiamo i valori, i capitali intangibili, il bisogno di esserlo, ma possiamo esserlo solo se abbiamo coscienza di tutto ciò e il coraggio di percorrere strade non tracciate, di essere noi ad esplorare il futuro.
Ma non saranno le singole nazioni da sole a governare questa transizione. La scala dei problemi é contemporaneamente globale e locale. Le dimensioni che contano stanno a livello sovranazionale e a livello locale perchè il primo e il solo capace di determinare politiche e regole capaci adeguate alla dimensione globale dei fatti e degli interessi economici, perché solo il secondo, quello locale, è capace di determinare la qualità della vita delle persone e delle relazioni tra queste.
Per esempio a Roma c’è un’enorme quantità di spazi verdi. Possiamo pensare che curarli sia compito esclusivo di una struttura pubblica. Oppure possiamo pensare di essere noi collettività ad assumerci la responsabilità di questi spazi creando una trama di rapporti diversi e nuovi fra i cittadini che modificano le vite delle persone e creano cultura civile.
Roma é un luogo importante che influenza ciò che succede in Italia, in Europa e nel Mediterraneo. É possibile che Roma non abbia rapporti con quello che é successo nelle piazze arabe? Il peso di Roma nel mondo può essere grande e il suo ruolo attuale é indegno. Con le prossime elezioni si decide il governo della città e questa scelta é importante perché non si riduce all’amministrazione di un comune, ma tocca la transizione che va costruita anche a partire da qui. E il governo della città deve esserne consapevole. Non sarà facile perché quelli che difendono il vecchio modello hanno i loro interessi da difendere mentre noi non abbiano l’esempio di ciò che potremmo costruire e non possiamo affermare certezze. Abbiamo però una bussola che ci indica la strada del cambiamento. Un compito importante ce l’hanno i movimenti civici che dovranno essere capaci di dire dei no e pure dei sì. I movimenti di protesta che dicono solo NO non bastano per trasformare la società. Serve dire dei sì, governare e assumere responsabilità.
Qui sta il ruolo di una lista civica che non è solo quello di concorrere alla formazione di un pezzo di governo, ma anche e di costruire il legame tra società civile (anzi diciamo meglio, i cittadini) e istituzione. Abbiamo bisogno di forme di governo più complesse, che costruiscano relazioni stabili con i cittadini. Questo deve fare una lista civica. Non é più accettabile da parte di nessuno aspettarsi che altri risolvano il problema. Siamo un po’ troppo abituati a pensare che il “potere” debba risolvere ogni problema. La lista civica, invece, chiede a noi cittadini cosa siamo capaci e intenzionati a fare. Per guidare Roma ci vorrà consapevolezza e determinazione. Ci vorrà competenza, non basterà avere una buona idea: bisognerà mettere le mani nel fango e uscirne con le mani pulite; ci vorrà onestà e capacità di coinvolgere i cittadini. La bussola sarà la costruzione di una nuova classe dirigente che tenda a superare la separatezza fra cittadini e istituzioni e che indichi un nuovo modello di sviluppo partendo non dall’Olimpo delle idee, ma dalla concretezza dell’assetto del territorio, della gestione dei rifiuti, della mobilità, della convivenza civile, delle istituzioni come casa di tutti.
Luca Bergamo presidente di daZero
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