Una proposta indecente per Giorgia Meloni: perdere le europee

Ripubblichiamo  parte della newsletter de Il Foglio di stasera a cura di Giuseppe De Filippi

Forse è il giorno meno adatto per questo articolato consiglio non richiesto a Giorgia Meloni, che oggi si impegna nella difesa di Dio (gli imperatori sacri o i re cattolici o cristianissimi non erano andati oltre al titolo di difensori della fede o della chiesa, mai arrivando alla fonte), ma qui si chiacchiera a cena e quindi c’è libertà totale, compresa la libertà di essere inopportuni. Il consiglio contiene l’esortazione sorprendente a perdere allegramente le elezioni europee. A non dare a esse troppa importanza. Il tasso di importanza deve essere inversamente proporzionale a quello che Matteo Salvini sta dando alla consultazione europea. Chissà poi perché. Glielo lasci a Salvini quel 12, 13, 14% che può ottenere spremendo tutta la beceraggine e il populismo possibili. Le elezioni europee non hanno mai portato nulla negli equilibri nazionali e, anzi, di solito danneggiano chi le vince e specialmente se le vince mentre è al governo. Ecco il punto. Cara Meloni, lei governi, Dio sa se ce n’è bisogno, e lasci pure un paio di punti rispetto alle politiche di un anno fa (che poi neanche è detto, perché i suoi elettori dell’exploit di un anno fa c’entrano poco col suo elettorato storico e sono in buona parte i centristi, moderati, governisti che fanno nomadismo elettorale da trentina d’anni abbondante). Chi governa non ha molte scelte, si trova in una condizione di necessità. Meloni ha già fatto strame di quasi tutti i punti della sua campagna elettorale (e il Foglio ha notato che non appena ha smesso di smentirsi ha cominciato a fare errori), continui così.

Le europee le lasci al livoroso Salvini con la sua amica Marine Le Pen, per mandare qualcun altro a prendere a scarpate i documenti parlamentari e fare scene buone per i social (specialmente per quelli russi). Anche Manfred Weber è tornato agli schieramenti tradizionali. Non ci saranno scossoni con la nuova legislatura europea e le probabilità di un bis di Ursula von der Leyen sono alte e il ripensamento delle politiche più controverse, come il green deal, è sincero (non dia retta, Meloni, ai giornaloni della destra antieuropea). Meloni perda in scioltezza e in allegria queste elezioni, faccia campagna elettorale solo su temi alti e con un certo distacco. C’è Mario Draghi al lavoro per indicare la strada possibile di una Ue più forte e più integrata. Dopo le elezioni si parlerà del suo documento. Lì c’è la politica e c’è la partita per il potere nei prossimi anni, è quella la gara cui è iscritta come presidente del Consiglio italiano dotato di una larga maggioranza, mentre non la deve interessare la partitella per qualche puntino percentuale da prendere sbavando rabbia contro l’Ue. Ah, nel frattempo quel Viktor Orbàn meglio lasciarlo al suo destino

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