Un’ondata di partecipazione della società civile (di Claudio Lombardi)
“La politica appare debole e divisa, incapace di produrre scelte coraggiose, coerenti e condivise”.
Mentre il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano pronunciava queste parole la maggioranza compatta votava la fiducia sul provvedimento cosiddetto del “processo lungo” che mira ad intralciare i processi dando la possibilità a collegi di difesa e ad imputati (ovviamente con molti soldi a disposizione) di procrastinarne la durata con citazioni di testimoni senza alcun limite e impedendo l’utilizzo delle sentenze passate in giudicato.
Dopo aver tentato in ogni modo di tagliare la durata dei processi (chi si ricorda dei processi a scadenza predeterminata?) adesso la maggioranza ci prova con la misura contraria. Lo scopo è sempre lo stesso: impedire ai giudici di emettere sentenze su Silvio Berlusconi, in particolare sui processi nei quali la condanna è praticamente certa o molto probabile (casi Mills, Mediaset e Mediatrade).
Intanto va avanti la sceneggiata dei ministeri a Monza con sberleffi, gestacci e battute grevi. Gli autori sono, ovviamente, i capi della Lega non più in grado di produrre alcunché di credibile dopo il fallimento del federalismo soffocato dall’estrema centralizzazione delle politiche del Governo. Al posto di proposte serie e di un’azione vera da parte di chi occupa da molti anni posizioni di potere al centro e in periferia si ricorre alla presa in giro degli elettori buttandola in caciara tanto per distrarre gli animi semplici e sempliciotti di chi non vede più in là del proprio naso. Che nei comuni spesso la Lega governi bene non copre l’inadeguatezza dei vertici che siedono a Roma e che non sanno più che fare e che dire essendosi legati in tutto e per tutto a Berlusconi.
Tra uno scandalo e l’altro emerge la natura affaristica e banditesca di tanti politici che siedono in Parlamento o che manovrano le leve del potere dall’esterno. Ormai non passa giorni senza che nuove rivelazioni ci mostrino il vero volto di un bel pezzo della politica che comanda nel nostro Paese. Questo è il punto: in tanti possono delinquere, ma solo pochi lo possono fare con i poteri, i mezzi e gli strumenti dello Stato. Come dimostra il caso dei processi di Berlusconi l’apoteosi della politica impunita è quando la si utilizza senza più maschere per sfuggire alle leggi. Quello che leggiamo continuamente nelle cronache giudiziarie dimostra che questo è diventato un sistema che sta dentro quello istituzionale come gli alieni nei film di fantascienza di tanti anni fa.
Nel frattempo la finanza internazionale esprime la sua sfiducia sulle sorti dell’Italia e manda a picco la Borsa e in alto gli interessi sui titoli del debito pubblico. In pochi giorni una bella fetta dei soldi presi con la manovra e pagati dai ceti medi e bassi, sono già stati spesi proprio con gli interessi che lo Stato si è impegnato a pagare nei prossimi anni.
In questo quadro il giudizio di Napolitano appare fin troppo benevolo.
Ciò che gli italiani debbono affrontare è l’accertata incapacità di buona parte della politica di svolgere la propria funzione di governo. Ne hanno preso atto le maggiori associazioni del mondo del lavoro, dell’artigianato, dell’impresa e della cooperazione auspicando una “discontinuità” che porti ad un cambiamento. Non era mai successo prima che si formasse un tale schieramento e ciò dimostra la gravità della situazione.
È necessario che a quest’appello se ne aggiungano altri provenienti dalla società civile che ha dato prova negli ultimi mesi di essere una realtà e non una mera categoria sociologica.
La società civile deve prendersi il compito di organizzare la partecipazione dei cittadini e di rivendicarne il protagonismo che spinga ad un rinnovamento gli stessi partiti, quelli veri, ovviamente, non quelli che dipendono da un padrone.
Da settembre bisognerà porsi l’obiettivo di travolgere questa lunga stagione politica ormai finita con una ondata di rinnovamento che trovi strade nuove e faccia sentire la presenza di un’Italia in grado di spingere ai margini e cacciare dalle istituzioni e dalla politica i corrotti e gli affaristi.
Claudio Lombardi
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