Uscire dalla crisi con un’altra Europa (da www.sbilanciamoci.org)

Pubblichiamo il documento conclusivo del Forum «Un’altra strada per l’Europa» tenuto al Parlamento europeo alla fine di giugno. Fra i promotori dell’incontro Sbilanciamoci che raccoglie l’adesione di oltre cinquanta associazioni della società civile e della cittadinanza attiva. Le conclusioni del Forum possono essere considerate, quindi, anche il risultato della partecipazione delle associazioni aderenti.

“I 150 partecipanti al Forum Internazionale «Un’altra strada per l’Europa» del 28 giugno 2012 al Parlamento europeo a Bruxelles hanno discusso delle alternative praticabili alla mancanza di azione efficace contro la crisi europea attese dal Consiglio europeo di Bruxelles.

Tra le azioni concrete richieste, le seguenti assumono il carattere di estrema urgenza:

1. Per affrontare la drammatica accelerazione della crisi finanziaria europea – segnata dall’interazione tra crisi bancaria e crisi del debito pubblico – la Banca centrale europea deve agire immediatamente in qualità di prestatore di ultima istanza per i titoli di Stato. Il problema del debito pubblico va risolto con una responsabilità comune dell’eurozona, attraverso meccanismi istituzionali che possano essere introdotti immediatamente; il debito va sottoposto a una valutazione e a un “audit” pubblico.

2. E’ necessario un radicale ridimensionamento della finanza, con l’introduzione della tassa sulle transazioni finanziarie, limiti alla finanza speculativa e ai movimenti di capitali e con un’estensione del controllo sociale, in particolare sulle banche che ricevono salvataggi pubblici. Il sistema finanziario dovrebbe essere trasformato in modo tale da sostenere investimenti produttivi sostenibili da un punto di vista sociale ed ambientale.

3. E’ necessario rovesciare le politiche di austerità in tutti i paesi d’Europa e rivedere i termini dei Memorandum imposti ai paesi che hanno richiesto “aiuti d’emergenza” dall’Unione europea, a cominciare dalla Grecia; i pericolosi vincoli del “Patto fiscale” vanno eliminati in modo che i governi possano tutelare la spesa pubblica, il welfare e i salari, mentre l’Europa deve assumere un ruolo maggiore per stimolare la domanda, promuovere la piena occupazione e avviare uno sviluppo equo e sostenibile. Le politiche europee devono inoltre portare all’armonizzazione fiscale, mettere fine alla concorrenza tra stati e spostare l’imposizione fiscale dal lavoro ai profitti e alla ricchezza. Il lavoro e la contrattazione collettiva devono essere difesi; i diritti del lavoro sono parte essenziale dei diritti democratici in Europa.

Occorre impegnarci subito per cambiamenti di lungo termine nelle seguenti direzioni:

4. Un “new deal verde” può rappresentare la via d’uscita dalla recessione in Europa con grandi investimenti per una transizione ecologica verso la sostenibilità, creando nuovi posti di lavoro di qualità, ampliando le capacità produttive in settori innovativi e allargando le possibilità di politiche nuove a livello locale, in modo particolare sui beni pubblici.

5. La democrazia deve essere estesa a tutti i livelli in Europa; l’Unione europea va riformata e la concentrazione di potere nelle mani degli Stati più potenti – così come si è realizzata con la crisi – va rovesciata. L’obiettivo è una maggiore partecipazione dei cittadini, un ruolo più incisivo del Parlamento europeo e un controllo democratico molto più significativo sulle decisioni chiave. Le prossime elezioni europee del 2014 devono rappresentare un’opportunità per compiere scelte tra proposte alternative per l’Europa all’interno e trasversalmente gli Stati membri dell’Unione.

Di fronte al rischio di un collasso dell’Europa, le politiche europee devono cambiare strada e un’alleanza tra società civile, sindacati, movimenti sociali e forze politiche progressiste – in particolare nel Parlamento europeo – è necessaria per portare l’Europa fuori dalla crisi prodotta da neoliberalismo e finanza, e verso una vera democrazia.

Bruxelles 28 giugno 2012

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