Vaccini viaggi all’estero scuole: incredibile Italia
Fa impressione leggere nei titoli dei giornali oggi che il governo ha deciso una stretta per i viaggi all’estero. Che paura! Tampone al rientro e cinque giorni di isolamento fiduciario a casa. Chissà quanti rinunceranno a una vacanza in una capitale o su una spiaggia dove nessuno li controlla e sceglieranno di restare in Italia nei confini del proprio comune, con ristoranti e bar chiusi e con il permesso di fare una visita al giorno a parenti e amici. Fa impressione che all’opinione pubblica sia propinata una tale clamorosa scemenza come se fosse una cosa seria. La ridicola giustificazione di qualche esponente del governo è che i viaggi all’estero sono tracciati. E allora? Non significa niente perché il punto è cosa faranno gli italiani in vacanza all’estero non il mezzo che usano per andarci. E il tampone al ritorno è una ipocrita foglia di fico messa per coprire la vergogna di un provvedimento che certifica l’incapacità italiana di applicare regole serie e farle rispettare.
L’ultimo periodo di zona rossa con i controlli quasi inesistenti e con la gente in giro dappertutto non solo all’interno dei confini comunali, ma anche tra regioni senza mai essere fermata per un controllo aveva già dimostrato che il modello Italia è fatto da tante parole, da procedure complesse e da un mare di finzioni. Alle autorità basta dire di aver stabilito regole severe chiudendo gli occhi di fronte alle violazioni che non sono in grado di sanzionare pena l’impopolarità e il conflitto con una miriade di contro poteri.
Smettiamola di gloriarci per il primo lockdown a marzo-aprile del 2020. Da allora ne è passato di tempo e di errori ne sono stati fatti così tanti da annullare ogni beneficio ricevuto allora.
Il piano vaccinale nel quale il governo non ha avuto il coraggio di imporre da subito regole stringenti per le regioni è un’ulteriore dimostrazione. Clamorosa e colpevole dimostrazione. Che morissero soprattutto gli anziani e quelli resi fragili da patologie specifiche (polmonari e cardiologiche soprattutto) lo si sapeva bene. Bastava seguire il criterio suggerito di vaccinare i sanitari che stavano a contatto con i pazienti negli ospedali e poi gli anziani e i fragili. Invece si è lasciato campo libero a quella buffonata tutta italiana di un federalismo confusionario e le regioni, come già avevano fatto per tutto il 2020, si sono sbizzarrite vaccinando per categoria o per preferenza. Il risultato è stato che, invece di frenare il contagio, si sono sprecati milioni di vaccini e morti e ricoveri sono rimasti ad alti livelli come se niente fosse stato fatto. D’altra parte sprecare una dose di Pfizer per un giovane assistente universitario che non mette piede in facoltà da un anno è quanto di più stupido ci possa essere. Eppure è ciò che è accaduto, cambiando professionalità, per centinaia di migliaia di volte e il caso del bel Scanzi basta e avanza per capire cosa è successo.
Eppure le esperienze di Israele e del Regno Unito avrebbero dovuto insegnarci qualcosa. Il modello è molto semplice: lockdown severi (stile marzo 2020 in Italia) e brevi e vaccinazione a tappeto per età. E per non far morire le attività economiche rimborsi del danno prodotto veri e non le mezze misure adottate da noi. Ci voleva tanto per copiarli? Sì ci voleva una classe dirigente all’altezza delle sue responsabilità. Non ce l’abbiamo e un Draghi non fa miracoli.
Oggi Israele e Regno Unito stanno riaprendo e l’Italia sta ancora giocando con i colori delle regioni, ma lascia che qualche migliaio di connazionali se ne vadano a sfogarsi all’estero sapendo che qualcuno riporterà un po’ di virus qui da noi facendo così durare un altro po’ un circolo vizioso che sta strangolando l’economia e la società.
L’unico modo per ripartire è lasciare che la gente torni a lavorare. Magari controllando che le regole siano rispettate. Il modello della cassa integrazione, del blocco dei licenziamenti, del finto smart working degli statali, dei sussidi è l’anticamera del declino anzi ne fa già parte.
Un periodo di rigore vero serve, ma bisogna riempirlo di azioni concrete e non stare fermi ad aspettare. Prendiamo la scuola per esempio. Da un anno milioni di giovani non stanno più andando a scuola. Da un anno si sa che i punti cruciali sono il ricambio d’aria nelle classi e i trasporti pubblici oltre che gli assembramenti all’entrata e all’uscita. Ebbene cosa è stato fatto durante i lunghi mesi di chiusura delle scuole? Niente. Le aule sono come erano all’inizio della pandemia e i trasporti pure. Cosa è stato proposto agli studenti? Una presa in giro clamorosa e capolavoro di ipocrisia di massa ed istituzionale chiamata Dad, didattica a distanza. Un’altra foglia di fico per coprire il vuoto. Certo, qualcuno avrà anche seguito le lezioni. Molti insegnanti si saranno impegnati, ma la stragrande maggioranza dei giovani semplicemente ha smesso di studiare e la Dad non è neanche una pallida imitazione delle lezioni in presenza.
Così non va e il futuro è scritto nelle azioni di oggi
Claudio Lombardi
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