Vendita de La7: a pensare male si fa peccato ma…. (di Claudio Lombardi)
Il fatto del giorno è la vendita de La7. Sembra strano in un momento in cui la crisi economica pone ben altri problemi agli italiani e nel momento in cui si sta concludendo una campagna elettorale importantissima per il futuro del Paese. Non lo è se si considerano il pluralismo e la libertà dell’informazione beni primari e non futili accessori.
Tutti ci cibiamo di informazione che è sempre stata l’essenza del potere. Senza informazione non sapremmo nulla e la democrazia e la libertà senza la circolazione delle informazioni non sarebbero possibili. Per questo sono anni che lo scontro politico epocale che si sta svolgendo in Italia ha il suo epicentro nel ruolo dell’impero mediatico ed economico che fa capo a Berlusconi.
Chi controlla le televisioni e gli altri mezzi di comunicazione controlla l’opinione pubblica e quindi può orientare il voto e di conseguenza controllare le istituzioni pubbliche. Questa è la cruda verità. Per questo tutto il sistema dell’informazione è stato l’oggetto dello scontro tra forze politiche e gruppi economici in questi ultimi venti anni.
La Rai in particolare che deteneva il monopolio della tv e che gestisce il servizio pubblico radiotelevisivo è stata messa sotto stretto controllo dei partiti e dei governi ed oggi sta sullo stesso piano in quanto a raccolta pubblicitaria e ascolti delle tv di proprietà di Berlusconi.
La vendita de La7 al gruppo Cairo communication decisa ieri sera sarebbe un fatto normale in un Paese normale, ma l’Italia non lo è per i motivi appena detti e sospettare che il capo partito e padrone di Mediaset Berlusconi possa condizionare il futuro padrone de La7 unica tv privata che fa concorrenza a Mediaset non è fantapolitica.
Che Urbano Cairo dichiari che non ha alcun rapporto con Berlusconi e che non ha alcuna intenzione di mettere La7 nell’orbita di Mediaset è ovvio, ma qualche sospetto nasce non tanto perché Cairo inizia la sua carriera come assistente personale di Berlusconi, ma ben di più perché la crisi de La7 è in gran parte dovuta, come si legge da notizie di stampa, alla raccolta pubblicitaria gestita proprio da Cairo Communication.
Un altro sospetto viene dalla fretta di chiudere la vendita dopo 9 mesi di trattative e proprio quando era spuntata l’offerta promossa da Diego Della Valle notoriamente un avversario di Berlusconi.
Senza addentrarsi oltre conviene però concentrarsi su cosa bisogna fare tra pochi giorni quando ci sarà un nuovo Parlamento. Tre sono i punti prioritari per l’informazione: riforma della Rai per sottrarla alla spartizione fra partiti; riscrivere i limiti di concentrazione proprietaria dei mezzi di informazione per impedire qualunque posizione dominante; una legge sul conflitto di interessi che impedisca a chi possiede giornali e tv di occupare cariche istituzionali.
Sarebbe ora di ricordarsi che l’informazione è un elemento fondamentale in qualunque regime politico e che la prima libertà è quella di informarsi senza che ci sia un padrone che decida cosa dobbiamo sapere e cosa no.
Claudio Lombardi
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