Virus contagi vaccini: due o tre cose che abbiamo capito

Pur non essendo scienziati, in oltre un anno e mezzo di pandemia qualcosa abbiamo capito. Innanzitutto che il virus è veloce a diffondersi e può provocare malattia grave e morte in un numero elevato di soggetti in poco tempo. È quindi meglio anticipare che tentare di curare dopo che si è diffuso. Agire tardi, infatti,  comporta misure generalizzate per limitare i contatti tra esseri umani, l’unico modo per fermare il contagio.

Abbiamo anche capito che il virus non resta sempre uguale, ma cambia selezionando le varianti più capaci di riprodursi. Chi fa confronti tra il luglio 2020 e oggi dimentica questo semplice meccanismo naturale. Per interromperlo bisognerebbe che il virus fosse respinto in tutti gli organismi nei quali penetra; bisognerebbe, cioè, che tutti fossero vaccinati perché il vaccino è l’unico modo per respingerlo ed impedirgli di replicarsi.

Ovviamente, se il virus trova davanti a sé metà vaccinati e metà no ha tutto il tempo e la forza per selezionare automaticamente le varianti più resistenti. Purtroppo la campagna di vaccinazione sta andando a rilento e ci sono milioni di persone che non si sono vaccinate, anche tra le età a rischio. Se si pensa che la variante delta viene data per più contagiosa della già temibile variante alfa o inglese rilevata nel dicembre 2020, è chiaro che si sta preparando una ripresa autunnale del contagio. Milioni di non vaccinati (2,5 di over 60) sono un serbatoio di candidati alla malattia grave e alla morte.

In Francia il Presidente Macron ha annunciato che la partecipazione alle attività sociali a partire dal 1° agosto sarà condizionata al possesso di un green pass ovvero di una certificazione di avvenuta vaccinazione, di malattia finita o di tampone negativo. È l’unico modo per cercare di frenare i contatti tra persone più soggette a contrarre e trasmettere il virus. L’alternativa è fare come nell’estate 2020 quando ci si illuse che la pandemia fosse finita e poi in autunno si dovette tornare alle chiusure.

Stavolta saggezza vuole che si discrimini tra vaccinati e non vaccinati per non arrivare di nuovo ai lockdown generalizzati. I francesi sembra che l’abbiano capito visto che in tre giorni sono arrivate due milioni di prenotazioni per vaccinarsi.

La situazione dell’Italia non è molto diversa da quella della Francia. Ovviamente alcune categorie come i ristoratori hanno messo le mani avanti dicendosi contrari a limitare gli accessi in base al possesso del green pass. Hanno ragione solo per un aspetto: come si fa a controllare e respingere le persone prive di quel documento? Si può seguire la via francese con la necessità del green pass per svolgere determinate attività con l’esclusione di bar e ristoranti, ma facendo qualche controllo perchè le regole di distanziamento e di affollamento ai tavoli le rispettano in pochi. Per il resto tutti dovrebbero capire che se si vuole evitare di tornare al passato l’unico modo è prevenire la diffusione del contagio.

L’aria che tira a metà estate, specialmente dopo i festeggiamenti della vittoria agli europei di calcio, è che bisogna dimenticarsi della pandemia e fare come se fosse “acqua passata”. Tutti lo vorremmo, ma la variante delta è lì a ricordarci che non è così. Dunque se il governo dovesse decidere di limitare alcune attività per i non vaccinati farebbe soltanto il suo dovere. Inutile tirare in ballo le libertà costituzionali. Inutile, stupido e paradossale dopo che siamo tutti rimasti chiusi in casa col divieto di uscire per mesi. Secondo questi “campioni della libertà individuale” cosa avremmo dovuto fare? Andare in giro ad infettarci e morire soffocati senza che nessuno fosse in grado né di curarci né di assisterci?

I soliti Salvini e Meloni hanno ripreso prontamente la loro parte in commedia sparando parole grosse su eventuali limitazioni per i non vaccinati. Niente di nuovo. È dall’inizio della pandemia che hanno provato in tutti i modi a contrastare ogni decisione del governo per frenare il contagio. Con le terapie intensive strapiene inveivano contro la mascherina e contro le chiusure. Oggi esibiscono indignazione tirando in ballo i sacri principi della libertà individuale dimenticandosi un “piccolo” particolare: viviamo in una società e siamo soggetti agli obblighi che ciò comporta.

Prima o poi gli italiani dovrebbero rendersi conto che leader così sono pesi morti che la politica tira avanti. Non servono a fornire soluzioni (salvo casi sporadici) ma solo a sputare rabbia come farebbe il cittadino qualunque messo di fronte ad una situazione più grande di lui. Governare uno stato non è come discutere a un tavolo di osteria dove chiunque spara scemenze a raffica per attrarre l’interesse degli altri. Meloni e Salvini sono a capo dei partiti accreditati della maggioranza dei consensi se si andasse ora ad elezioni, ma affrontano questioni cruciali in modo irresponsabile.

In conclusione dobbiamo farci tutti un esame di coscienza. Cosa vogliamo fare? Chiudere gli occhi e abbandonarci al sogno che il virus sia inoffensivo e che non serva nessuna cautela e, soprattutto nessun vaccino?

Oppure vogliamo chiudere con la conta dei morti, superare la pandemia peggiore degli ultimi cento anni e riprendere il cammino sollevati da questo peso?

La decisione sta a noi

Claudio Lombardi

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