Welfare, uguaglianza, crescita: ecco la Svezia senza crisi

Da un articolo di Gabriele Catania tratto da www.linkiesta.it

Un lungo articolo che si può leggere in versione integrale su www.linkiesta.it ci mostra una faccia diversa dell’Europa in crisi, quella della Svezia. “Nel 2010 è stata l’economia che è cresciuta di più in tutta Europa. Il welfare è un modello, i servizi efficienti, l’università gratuita. Le tasse sono alte, ma lo Stato usa bene i soldi dei contribuenti e l’idea è che le disuguaglianze siano ridotte il più possibile. Il paese è aperto ad innovazione e concordia fra le parti sociali. Qualche problema c’è, ma la Svezia è un modello. Da imitare.”

Il tratto che caratterizza la società svedese è una maggiore uguaglianza rispetto all’Italia e agli altri paesi europei. Ciò non significa che manchino i ricchi né che il contesto e le tendenze generali non abbiano prodotto maggiori differenze sociali rispetto al passato, ma “sia chiaro: la Svezia non è una giungla liberista….. In un mondo dove il divario tra ricchi e poveri si allarga, la classe media svedese regge.”

Oggi gli equilibri politici sono cambiati e, invece dei socialdemocratici, Primo ministro è un conservatore “i giovani tornano a usare il “voi” con gli estranei, e la popolazione urbana conduce uno stile di vita sempre più “americano”. “Gli svedesi credono ancora in valori come l’uguaglianza e la solidarietà. Tuttavia li coniugano, più che in passato, con maggior efficienza e dinamismo economici. I risultati si vedono. Nel 2010 la nazione dell’Unione Europea con il miglior tasso di crescita non è stata la Germania (+3,6%). O la Finlandia (+3,6%). Neanche la Slovacchia (+4%) o la Polonia (+3,8%). No. L’economia che ha fatto meglio di tutte è stata la Svezia: +5,7%. “ A ciò va aggiunto che “tra il 2003 e il 2008……. la crescita media annuale del Pil svedese è stata pari al 2,8%. Più della Germania (+1,8%), del Regno Unito (+2,2%) o degli Stati Uniti (+2,4%). Sono dati che, oggettivamente, colpiscono. «La Svezia mette al primo posto la sua gente». A dirlo è Eric Maskin, Nobel dell’economia 2007.

Nell’articolo si precisa che ha funzionato la rete di sicurezza sociale “impedendo che la distruzione di posti di lavoro riducesse i consumi.” Questo è un punto cruciale dello scontro in atto in Europa che divide gli appassionati del rigore dei conti da chi ricorda che, strozzando i consumi di milioni di persone, si uccide l’economia. Infatti in Svezia la crescita è continuata nel 2011 e così sarà anche nel 2012 pur con tassi (ma positivi) in diminuzione.

“I mercati si fidano della Svezia: lo spread tra titoli di stato decennali svedesi e bund di analoga durata si colloca intorno allo zero.” Nell’articolo si ricorda l’esperienza di chi vive e lavora lì e che giudica simile a quello italiano il livello dei prezzi (e delle tasse), ma a fronte di stipendi molto superiori. Non solo, ma si ricorda che “a Stoccolma ci sono cantieri ovunque: dall’ampliamento della metropolitana alla costruzione di un nuovo polo ospedaliero, qui gli investimenti si fanno. E i consumi vanno, la gente è ottimista, i servizi sono davvero validi».

Quindi “un Paese con un’economia competitiva e un buon welfare” che, “malgrado i tagli e le riforme, resta generoso. Contribuendo a fare della Svezia uno dei luoghi migliori al mondo dove vivere.” “La Svezia investe in istruzione il 6,6% del proprio Pil, oltre un punto e mezzo in più dell’eurozona. L’università è gratis, non solo per gli svedesi, ma per tutti i cittadini europei. È il quarto miglior posto al mondo dove essere madri, l’aspettativa di vita è tra le più alte del pianeta, le infrastrutture sanitarie sono ottime.” E “la vita dei genitori, in Svezia, sembra essere meno difficile che altrove.” Quindi tasso di fecondità che sfiora i 2 figli per donna, contro gli 1,4 dell’Italia o della Germania.

Altro primato: la condizione delle donne perché “la Svezia è la quarta nazione al mondo più amica del sesso femminile.” E ciò si traduce in un tasso di occupazione femminile tra i più alti d’Europa (70,3% contro il 46,1% dell’Italia e il 66,1% della Germania). “Gli svedesi sembrano essere giunti alla conclusione che nell’ambito dei rapporti tra i sessi (così come in altri ambiti), politiche serie a favore dell’uguaglianza rendano più competitivo il Paese.”

Una sanità generalmente di buon livello. Scuole ben finanziate. Sostegno alla famiglia e ai giovani. Il welfare svedese non piace solo alla piccola e media borghesia. Riscuote un certo consenso persino tra i più abbienti”. Ma costa molto. “E infatti le tasse, in Svezia, sono tra le più alte del mondo. Nel 2009 le entrate fiscali hanno rappresentato il 46,4% del PIL, un dato inferiore solo a quello della Danimarca (48,2%) ma superiore a quello dell’Italia (43,5%). Eppure i contribuenti svedesi non si lamentano troppo. Perché lo Stato chiede molto, ma in cambio offre altrettanto.”

Tutto ciò non ha evitato periodi di crisi che sono stati affrontati, però, senza distruggere i cardini del modello svedese. L’economia adesso è solida, orientata all’esportazione e fondata sul più ampio uso delle tecnologie avanzate. La banda larga è diffusissima e internet è usato perfino dai più anziani e c’è un computer per ogni abitante.

“Dietro il successo svedese, però, non ci sono solo aziende che esportano e tanta tecnologia. Ci sono buone infrastrutture. Un forte rispetto dei contratti. Una burocrazia trasparente, amica delle imprese e dei cittadini. Un mercato del lavoro flessibile. E appunto un welfare valido. Che forgia cittadini istruiti, dal forte senso civico e, soprattutto, capaci di guardare alle sfide del futuro senza troppo timore. Grazie alla consapevolezza di poter contare sul sostegno dello Stato.”

Quindi niente posizioni ultra-liberiste nemmeno da parte dei conservatori al governo dal 2006 e niente corruzione. Inoltre “rispetto ad altri Paesi europei c’è meno conflittualità, politica, ma anche sociale.”

In definitiva vincono i pilastri del modello svedese: Solidarietà. Merito. Consenso. Partecipazione.

E se il segreto fosse proprio  che «la Svezia mette al primo posto la sua gente»?

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