Il grande spreco: la Metro C Roma

Un dossier di 44 pagine in cui viene smantellato, pezzo per pezzo, il progetto della Metro C in tutte le sue irrazionalità, che hanno fatto sì che i cantieri per la terza linea metro di Roma si protraessero all’infinito facendo lievitare i costi in maniera incontenibile, tanto da mettere in dubbio il futuro stesso dei lavori. È quello che ha inviato alla Corte dei Conti l’Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac) presieduta da Raffaele Cantone, a chiusura di una pratica aperta più di un anno fa.

sprechi pubbliciIl dossier mette in evidenza come la linea C sia diventato uno dei lavori pubblici più costosi della storia italiana, arrivati a 3 miliardi e 739 milioni con un aumento di quasi 700 milioni rispetto al progetto originale. E proprio il progetto originale – quello che avrebbe dovuto portare a concludere la tratta il 21 giugno 2015, mentre a oggi siamo riusciti a malapena ad arrivare a piazza Lodi, ancora distanti dall’incrocio con la linea A – è messo sotto accusa per la carenza con cui sono stati fatti i rilievi archeologici, e per la fretta con cui sono stati assegnati gli appalti nonostante la mancanza di certezze.

Tutte cose che hanno portato ad approvare 45 costose varianti in corso d’opera, ogni volta che emergeva qualche imprevisto nei lavori. Imprevisti che però erano assolutamente “prevedibili”. Le controdeduzioni di Roma Metropolitane e del Consorzio Metro C non hanno fatto cambiare idea all’Anac, che ha inviato il dossier alla Corte dei Conti, dove ora verrà passato al vaglio dal procuratore generale Salvatore Nottola, che deciderà le misure da prendere.

varianti metro cPer l’Autorità si ritiene che l’operato di Roma Metropolitane non sia coerente con i principi di trasparenza ed efficienza per aver messo a gara un progetto di tale rilevanza in carenza di adeguate indagini preventive per una parte molto estesa del tracciato e senza tenere in debito conto i pareri espressi dalla Soprintendenza archeologica

Inoltre le attività di indagini archeologiche sono state delegate al consorzio Metro C, come se il ritrovamento di reperti fossero eventi di forza maggiore e non degli eventi più che prevedibili nel sottosuolo di Roma. Tutto questo ha portato all’innalzamento dei costi, ai ritardi nei lavori e all’avvio di un contenzioso ancora in corso tra Roma Metropolitane e Metro C. A proposito del contenzioso, l’Anac mette sotto accusa anche la cifra di 65 milioni di euro che Roma Metropolitane ha riconosciuto al consorzio tra il 2012 e il 2013 come maggiorazione del prezzo, nonostante “quelle somme potessero ritenersi già ricomprese nell’oggetto dell’appalto e dunque remunerate nei prezzi fissati dal contratto originale”.

danno erariale metro cSecondo l’autorità, per anni tutte le modifiche introdotte nel contratto di appalto “appaiono a vantaggio del Contraente generale (il Consorzio Metro C)”, come per esempio la scelta di accelerare il completamento delle stazioni in superficie, e quindi meno complesse, rispetto a quelle della tratta prioritaria.

E Cantone mette anche in dubbio la stessa continuità dell’appalto assegnato nel 2006 a un raggruppamento composto da Astaldi, Vianini del gruppo Caltagirone, il consorzio Cooperative costruzioni e l’Ansaldo Finmeccanica. Ora la parola spetta alla Corte dei Conti, che già lo scorso autunno si era espressa giudicando la Metro C “irrazionale e antieconomica” per le scelte tecniche e progettuali “contrarie alle pratiche costruttive”, con un danno erariale stimato di quasi 400 milioni di euro

Guido Del Duca tratto da www.06blog.it

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