La voglia di sharia dell’Europa

Dalla newsletter di Giulio Meotti

Il califfato qui non sta arrivando a cavallo e non sarà introdotto con la spada, ma tramite la codardia morale della nostra classe politica che ha paura di essere chiamata “razzista” e “islamofoba”

Ci sono idee così impensabili e assurde che vengono liquidate con una risata e un gesto stizzito della mano. Finché non si concretizzano. Una di queste idee è l’introduzione della sharia, non nelle polverose distese del Medio Oriente, ma qui, tra i viali, le aule e le librerie d’Europa. Un’idea assurda, sicuramente. Come un vescovo che lavora come buttafuori in un night club. Eppure, eccoci qui.

Un annuncio di lavoro per un “amministratore della Sharia” è stato pubblicato dal sito web del governo inglese dedicato alle offerte di lavoro (e rimosso dopo le critiche dei parlamentari, rivela il Telegraph).

Sì, avete letto bene. Un governo europeo cerca esperti di Sharia.

“La democrazia in Europa si liquiderà in un califfato?”, si chiede Sharona Mazalian, docente di Studi iraniani all’Università di Tel Aviv, in un drammatico articolo sul Jerusalem Post. “Non è impensabile che nel giro di pochi decenni assisteremo a cambiamenti radicali in Europa, tra cui il crollo dei regimi democratici a favore di un califfato islamico”.

L’Europa ha ipotecato il proprio futuro. L’auto-sabotaggio è mozzafiato.

Un’inchiesta del Times ha rivelato che Londra è la “capitale occidentale della sharia”. 100.000 matrimoni celebrati secondo il rito musulmano. Tutto legalissimo e tutto in base alle leggi del Corano. Come si usa dai tempi di Maometto. Non è affascinante vedere con quanta rapidità i nostri pseudo laici si sono sottomessi?

L’Occidente, che un tempo si vantava di essere la patria della ragione, della libertà e dello stato di diritto, ora si ritrova a ripetere a pappagallo il lessico dei suoi nemici: “resistenza”, “colonialismo”, “liberazione”. Parole un tempo cariche di storia sono gettate nel frullatore linguistico dell’attivismo e ne sono uscite come pappa.

Oggi la sharia è usata dai giudici inglesi nei casi di divorzio. La legge islamica è stata inserita nel sistema giuridico britannico sotto forma di linee guida per gli avvocati sulla redazione di testamenti “conformi alla Sharia”. Sotto la guida, prodotta dalla “Law Society”, gli avvocati saranno in grado di scrivere testamenti islamici che negano alle donne una quota uguale di eredità ed escludono i non musulmani. I documenti impediscono inoltre ai bambini nati fuori dal matrimonio di essere considerati eredi legittimi. Chiunque si sposi in chiesa, o con rito civile, può essere escluso dalla successione in base ai principi della Sharia, che riconoscono solo i matrimoni musulmani ai fini ereditari. Sia chiaro, dunque: il califfato in Europa non sta arrivando a cavallo con stendardi sventolanti. No, arriverà da una riunione di qualche consiglio comunale. Sarà introdotta non con il fuoco e la spada, ma con il consenso burocratico, la codardia morale e una classe politica troppo spaventata di essere insultata.

La codardia dell’establishment che ha spinto a chiudere gli occhi sulle 85 corti della sharia perfettamente legali nel Regno Unito.

Anche nelle università britanniche avanza la legge islamica. Le linee guida delle università, “External speakers in higher education institutions”, prevedono che “gruppi religiosi ortodossi” possano separare uomini e donne durante gli eventi. Alla Queen Mary University di Londra le donne hanno dovuto usare un ingresso separato e sono state costrette a sedersi in uno spazio in fondo alla sala, senza poter porre domande o alzare la mano, come a Riad o Teheran. La Società islamica alla London School of Economics ha tenuto una serata di gala, in cui donne e uomini erano separati da un pannello di sette metri.

Pieter Donner, giurista cristiano-democratico e ministro (olandese), ha detto: “I gruppi islamici hanno il diritto di arrivare al potere per via democratica. Se i due terzi degli olandesi volessero introdurre la sharia, questa possibilità dovrebbe essere concessa. Conta la maggioranza, questa è la democrazia”. Cominciano a essere tanti i ministri della Giustizia europei che aprono alla Sharia.

Chiunque si chieda fino a che punto una simile società possa arrendersi, troverà una risposta a Gelsenkirchen, in Germania: i principi liberali vengono abbandonati, la libertà religiosa interpretata unilateralmente e, alla fine, ciò che emerge non è convivenza, ma uno stato di silenziosa sottomissione all’Islam.

La scuola superiore Erle di Gelsenkirchen offrirà solo piatti che rispondano alle norme religiose islamiche. I piatti tradizionali tedeschi, dal wurstel allo stinco di maiale, saranno banditi, immolati sull’altare dell’“accoglienza”.

A Gelsenkirchen, su proposta dei Verdi, la chiamata islamica alla preghiera è possibile una volta al giorno, anche durante la settimana di Pasqua. D’altronde Jochen Hartloff, ministro dell’Interno della Renania-Palatinato per l’Spd, ha detto che la Sharia, in una “forma moderna”, è accettabile in Germania. Secondo Hartloff, il codice morale islamico “è certamente contemplabile quando si tratta di questioni relative alla legge civile”.

L’impatto sociale di tutte queste decisioni dei governi, delle scuole e dei media è evidente: per non “turbare” la popolazione musulmana che raddoppia ogni pochi anni, le scuole, i governi e i media si stanno sempre più assoggettando alle regole islamiche.

È troppo tardi?

(Dalla bacheca facebook di Salvatore Giansiracusa)

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