L’immutabile “anima” russa che minaccia la libertà

L’editoriale di Christian Rocca su linkiesta.it ci fa scoprire un testo prezioso uscito in Francia nel 1843 (QUI il link), “Lettere dalla Russia”, scritto da Astolphe de Custine, un aristocratico francese che nel 1835 andò a Pietroburgo e a Mosca per vedere e poi raccontare il modello russo agli occidentali.

Qualche breve citazione di seguito, ma con la raccomandazione di leggere tutto l’articolo di Rocca al link sopraindicato.

«Questa popolazione di automi assomiglia a una partita a scacchi dimezzata, in cui un solo uomo sposta tutti i pezzi, e l’avversario invisibile è l’umanità. Nessuno si muove, nessuno respira se non in conseguenza di un permesso o un ordine imperiale; perciò tutto è tetro e coatto: il silenzio governa la vita e la paralizza. Ufficiali, cocchieri, cosacchi, lacchè, cortigiani, tutti servitori a diverso titolo dello stesso padrone obbediscono ciecamente a un pensiero che ignorano; è un capolavoro di meccanica militare. (…) Tale e tanta uniformità si ottiene con la più completa assenza di indipendenza e di fantasia. »

«Più vedo la Russia più approvo l’imperatore quando vieta ai russi di viaggiare e quando rende difficile agli stranieri entrare nel suo paese. Il regime politico della Russia non reggerebbe vent’anni alla libera comunicazione con l’Occidente europeo. Non date retta alla cialtroneria dei russi, che scambiano il fasto per l’eleganza, il lusso per la civiltà delle maniere, l’ordine pubblico e la paura per i fondamenti della società. (…) i russi non sono ancora civilizzati. Sono tatari irreggimentati: niente di più».

«Il pensiero conquistatore, vita segreta della Russia, è un trucco per allettare più o meno a lungo popolazioni rozze oppure dovrà un giorno realizzarsi? Questo dubbio non mi dà pace, e ha vinto ogni mio sforzo per dissiparlo. Tutto quel che posso dirvi è che da quando mi trovo in Russia vedo nero nel futuro dell’Europa. (…) La Russia, potente in casa propria, temibile finché lotterà contro le nazioni asiatiche, si sgretolerebbe contro l’Europa il giorno che gettando la maschera scatenasse la guerra per sostenere, con la forza delle armi, la sua diplomazia arrogante. (…) Mi sembra sia innanzitutto destinata a punire tramite una nuova invasione la malriuscita civilizzazione dell’Europa».

«(…) Il russo pensa e vive da soldato … un soldato conquistatore. Un vero soldato, qualunque sia il suo paese, non è poi molto un cittadino; qui lo è meno che altrove; è un prigioniero a vita condannato a sorvegliare altri prigionieri».

« La loro politica bizantina, lavorando nell’ombra, ci nasconde accuratamente ciò che si pensa, si fa e si teme a casa loro. Noi camminiamo in piena luce, loro avanzano al sicuro: la partita è impari. L’ignoranza in cui essi ci tengono ci acceca; la nostra sincerità li illumina; la chiacchiera è la nostra debolezza, la loro forza è il segreto: ecco innanzitutto di che cosa è fatta la loro abilità».

«La Russia è una società conquistatrice, la sua forza non risiede nel pensiero ma nella guerra, vale a dire nell’astuzia e nella ferocia».

«La Russia è una nazione di muti; un mago deve aver tramutato sessanta milioni di uomini in automi che aspettano la bacchetta di un altro incantatore per rinascere e vivere. Questo paese mi ricorda il palazzo della Bella addormentata nel bosco: sfavillante, dorato, magnifico; non manca niente … fuorché la libertà, ovvero la vita».

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