Perché votare SI il 17 aprile
Fra qualche settimana si voterà per abrogare la frase contenuta nella legge di stabilità 2016 “per la durata di vita utile del giacimento” concernente la rimozione delle trivelle già esistenti entro le 12 miglia marine dalla costa. Su questo semplice quesito esiste un mare di malintesi e di forzature politiche. Tentiamo di capire perché invece è importante andare a votare rimanendo sui fatti:
- Perché votare è sempre utile alla Democrazia. Il referendum sarà reso nullo solo se non andrà a votare oltre la metà degli elettori aventi diritto segnando, come in altri casi in passato, una brutta pagina per la partecipazione democratica. Comunque i costi per la giornata elettorale saranno elevati a priori se saranno in tanti o in pochi i cittadini che eserciteranno il proprio diritto al voto. Dunque è utile andare a votare proprio per non far sprecare finanze pubbliche inutilmente e perdere una occasione per contare, visto che il referendum è stato già indetto e si svolgerà comunque.
- Perché i proponenti non provengono da una sola parte politica. A differenza di molti altri referendum del passato non è una unica forza politica che ha promosso tale referendum, ma ben 9 Regioni italiane (Basilicata, Calabria, Campania, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna e Veneto) del nord e del sud, sia governate da una maggioranza di destra che di sinistra. Ciò è esplicitamente previsto dall’articolo 75 della Costituzione che permette ad almeno cinque Consigli regionali di richiedere un referendum abrogativo proprio per tutelare la funzione di rappresentanza di prossimità dei cittadini attribuito a queste istituzioni locali. Dunque per sua stessa natura il referendum non può essere letto come un’arma di una parte politica contro un’altra.
- Perché il referendum non è contro il governo. La legge che vieta la costruzione di nuove trivelle entro le 12 miglia marine dalla costa è stata introdotta dal governo in carica con l’approvazione dell’ultima legge di stabilità. Questa norma non è messa in discussione in alcun modo. La questione posta anche dal governo riguarda solo il quando e il come smaltire le vecchie trivelle “indesiderate” già esistenti nelle prime 12 miglia.
- Perché il SI è la logica conseguenza della legge. Se il governo giustamente ha deciso che non si possano installare nuove trivelle a ridosso della costa, logica impone di smantellare quelle esistenti il prima possibile, tutelando gli interessi privati acquisiti tramite concessioni pubbliche. Dunque non ha senso mantenere le trivelle lì “vita natural durante” (8 sono già considerate improduttive ma non è stata ancora avviata nessuna procedura per la loro rimozione). Viceversa nel caso di vittoria del SI il loro smaltimento avverrebbe al termine naturale della concessione, ossia mediamente tra oltre dieci anni.
- Perché gli effetti del SI sono sostenibili e innovativi. Delle 69 concessioni totali per la ricerca e l’estrazione degli idrocarburi presenti in Italia, solo 26 sono attualmente operative entro 12 miglia dalla costa e dunque interessate dal quesito referendario. Se vincesse il SI queste verrebbero smaltite alla scadenza prevista dalle concessioni, avendo tutto il tempo necessario per pianificare il loro legale ricollocamento oltre le 12 miglia e la riconversione del personale coinvolto. Diversamente senza una data certa la ripianificazione di queste risorse potrebbe diventare oggetto di diversi interessi. E’ evidente che una volta chiuse nessun soggetto esterno potrebbe usufruire dei relativi eventuali giacimenti, ricadendo questi nelle acque territoriali con esplicito divieto di nuove trivelle. Inoltre la vittoria del SI sarebbe interpretata come una chiara espressione della volontà popolare a sostegno dell’impegno del governo a supporto della ricerca di innovative tecnologie per la reale riconversione delle politiche energetiche nazionali verso uno sviluppo sostenibile.
Sono solo 5 semplici ragioni per andare a votare SI al Referendum. Se ne potrebbero citare altre, anche di una certa rilevanza, ma si correrebbe il rischio di travisare il significato del voto di domenica 17 aprile. Invece è importante ricordare ad ogni cittadino che occorrono solo 5 minuti per esercitare un proprio diritto costituzionale pronunciandosi unicamente su un quesito referendario specifico. Perché SI, la Democrazia è partecipazione.
Paolo Acunzo
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