Prezzi, trivelle, rinnovabili e una politica europea

Persino Mattarella alza la voce contro i ritardi e considera urgentissimo il tetto al prezzo del gas. In gioco c’è la stabilità economica e sociale, ma anche la credibilità dell’Europa. Di energia si parla da decenni e la crisi dei prezzi che è iniziata nel 2021 è solo il logico svolgimento di un percorso che l’Unione europea ha impostato da almeno un decennio. Ovvio che se la Russia non avesse aggredito l’Ucraina, decidendo di dare attuazione ad una politica di espansione basata sulla forza delle armi, staremmo ancora a crogiolarci nei piani di transizione green che oggi rivelano tutta la loro astrattezza. Stiamo trasferendo capitali enormi a chi produce e traffica energia impoverendo i popoli e le economie europee e la UE ancora attende e non decide divisa come è tra opposti interessi nazionali (per esempio la Germania paga il gas molto meno dell’Italia).

La verità è che basterebbe rovesciare i meccanismi di fissazione dei prezzi di gas ed elettricità per avere un sollievo immediato. La risposta giusta deve partire da qui e fondarsi su altri due capisaldi e su una base: sfruttamento di tutti i giacimenti presenti nel suolo e nei mari europei; liberazione delle rinnovabili dalle follie burocratiche che, specialmente in Italia, le tengono bloccate; una politica comune dell’energia. Senza questi cambiamenti niente transizione green, ma solo il passaggio ad una crisi durissima

10 settembre 2022

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