Verso il BIG BANG dei conti pubblici

Tanta aria fritta occupa il dibattito politico e i due soci di maggioranza, Lega e M5s, sono bravissimi a creare diversivi che distraggano l’opinione pubblica dai problemi veri nei quali stiamo immersi. Di conti dello Stato si parla solo per accapigliarsi sulle spese da fare. C’è una gara a chi promette di spendere di più e si trasmette agli italiani il messaggio che è arrivato un carico pieno di regali e che bisogna solo distribuirli. Ah, se non ci fossero quegli ottusi burocrati europei che ci sorvegliano! La spesa pubblica è un fiume che raggiunge quasi la metà del Pil. Dentro ci sta di tutto e sembra alimentarsi da una fonte inesauribile. Nessuno immagina che possa arrivare il BIG BANG dei conti ovvero l’esplosione di un deficit incontrollabile che può far saltare ogni compatibilità. Con chi? Con la ragione e con i limiti oggettivi che non possiamo ignorare.

Con quali soldi pensiamo di far fronte alle spese già decise e a quelle che derivano dalla promesse che giorno dopo giorno i due soci del governo aggiungono a quelle iniziali? Come sappiamo fin troppo bene le entrate non bastano mai e senza i prestiti che vanno ad aumentare il debito pubblico lo Stato non avrebbe letteralmente soldi in cassa. Il nostro debito è molto elevato, il più elevato in Europa dopo la Grecia in rapporto al Pil e ogni anno deve essere parzialmente rinnovato con nuovi prestiti. Che costano perché gli interessi, pur enormemente calati dai tempi della lira, sono pur sempre ai livelli più alti rispetto a quelli pagati dagli altri paesi europei. Perché? Per il semplice motivo che i prestatori non si fidano dell’Italia e chiedono interessi più elevati di quelli di Germania, Francia, Spagna, Portogallo. Ormai lo spread è con loro e non più soltanto con la Germania. È probabile che gli italiani non l’abbiano ancora capito, ma la fiducia un governo la conquista con le parole e con le azioni. Non a caso, su entrambi i fronti, i soci che formano il governo con il loro contrattino che sembra un compromesso di vendita immobiliare, non ne hanno azzeccata una da un anno a questa parte. E sono punti in più di interessi che scattano.

I cosiddetti sovranisti di casa nostra (sia Lega che M5s fino alle elezioni erano schierati chiaramente per l’uscita dall’euro), una soluzione al problema ce l’hanno. O, meglio, ce l’avevano, perché oggi sono molto più cauti nel parlare col linguaggio di prima. E quale sarebbe? Ma ovviamente il ritorno ad una moneta nazionale stampata su ordine del governo. Basta con i parametri da rispettare, basta con la Commissione europea che sorveglia i nostri bilanci e basta anche con i tassi di interesse decisi dai mercati finanziari. È lo Stato che mette in circolazione la moneta che gli serve e, se proprio deve vendere titoli di debito, lo fa con gli italiani sui quali esercita la piena sovranità (cioè: ti rimborso quando e se voglio).

È una favoletta da piazzisti di provincia che pensano di parlare a persone ignoranti delle regole che governano il mondo. Molti italiani si erano infervorati quando i nostri sovranisti esibivano con baldanza e con orgoglio l’intenzione fermissima di rompere con l’Europa. Ora quei molti forse si sono messi paura. A volte anche la massa sa intuire la fregatura. Ed è forse per questo motivo che Lega e M5s hanno smesso di agitare l’uscita dall’euro come una possibilità reale. Sanno che la gente teme che accada veramente e così si mostrano europeisti. Ma è un’apparenza. Nei fatti stanno spingendo l’Italia su un piano inclinato verso il BIG BANG dei conti e lo scontro con le regole europee facendo finta di niente e spergiurando sulla loro intenzione di non uscire dall’euro. Mentre dispensano assicurazioni di buona volontà spingono verso il basso il carro Italia che sta prendendo velocità. Con il Pil quasi a zero hanno aumentato il deficit e il debito per mettere in atto le loro promesse elettorali che non portano alcun beneficio alla competitività dell’Italia né sono in grado di spingere l’economia.

Quando a ottobre arriverà la resa dei conti non ci saranno più scappatoie: o si troveranno i soldi per coprire le spese o si sforeranno tutti i parametri di bilancio dell’euro. Salvini e Di Maio continuano a dire no all’aumento dell’IVA (che è già legge e scatterà in automatico l’anno prossimo). Tria ministro dell’economia e delle finanze dice che l’aumento sarà inevitabile. A legislazione vigente cioè per le sole spese introdotte con la legge di bilancio 2019. E come si farà se Salvini rilancia e pretende la flat tax? Inoltre nulla si sa della richiesta di autonomia delle regioni del nord dietro la quale c’è la chiara intenzione di tenersi una quota maggiore delle entrate fiscali. È molto probabile che l’autonomia non sarà a costo zero per il bilancio dello Stato.

A ottobre quindi il bilancio 2020 partirà con un buco di oltre 30 miliardi da coprire, più la flat tax, più l’autonomia regionale per non parlare degli investimenti. Insomma lo spettro di un BIG BANG dei conti è piuttosto reale. A quel punto le possibili vie d’uscita saranno tre: 1. Chiedere il sostegno dell’Europa (lo hanno fatto sia Spagna che Portogallo negli anni passati) sottoscrivendo un piano di rientro; 2. Sforare i parametri di deficit e debito (come fecero Germania e Francia nel passato) confidando nella lunga durata della procedura di infrazione prima di arrivare alle sanzioni; in pratica 2-3 anni di deficit libero e un rientro in extremis a prezzo di duri sacrifici; 3. Uscire dall’euro invocando l’impossibilità di rimanerci cioè attuando il famoso “piano B” che proprio questa eventualità prevedeva.

Salvini ripete che dopo il 26 maggio cambierà tutto in Europa. Infatti i sovranisti amici suoi sono i più acerrimi nemici di ogni aiuto a chi non tiene i conti in ordine. Salvini e Di Maio stanno giocando una partita nella quale l’unica carta che sta rimanendo loro in mano è la minaccia del fallimento di un Paese con un gigantesco debito pubblico. L’Italia però è troppo grande per fallire, ma anche troppo pesante per essere salvata. E non si vede poi da chi dovrebbe esserlo. Forse da Putin amico di Salvini? Chissà cosa sperano di fare. L’impressione è che non lo sappiano nemmeno loro. Vanno avanti alla giornata con arroganza e sicumera, ma, in realtà, stanno in alto mare e non possono far altro che agitarsi ed esibirsi nei loro spettacolini per distrarci dal naufragio.

La cortina fumogena delle polemiche di queste settimane serve a distrarre gli italiani che non devono riflettere su questa realtà. Ciò che conta per Salvini e Di Maio è che loro possano dare la colpa a qualcun altro di ciò che accadrà spacciandosi come intrepidi condottieri che hanno combattuto per il bene di tutti. Prima gli italiani dice sempre Salvini. Infatti: gli italiani pagheranno la demagogia e l’irresponsabilità. Primi e unici. Questo è certo

Claudio Lombardi

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