Attacco alla Lombardia

No, non si può accettare che i vertici politici della Lombardia dopo quello che è successo, continuino a ripetere che se tornassero indietro rifarebbero tutte le scelte che hanno fatto e che è in corso un attacco alla Lombardia. C’è un limite all’arroganza e dunque condividiamo e pubblichiamo la risposta che ha scritto di recente Alessandro Gilioli nel suo blog sul sito de L’Espresso.

“È vero, c’è stato un attacco frontale alla Lombardia. Anzi, ce ne sono stati molti.

È stato un attacco alla Lombardia fare la miseria di 1.855 tamponi per 100 mila abitanti nell’ultimo mese, pur essendo da febbraio la regione più colpita dal virus, mentre molti di più ne hanno fatti regioni assai meno colpite come il Lazio (2.549), il Piemonte (2.331), il Veneto (2.419) ma anche il Friuli, l’Umbria, il Molise, la Basilicata, per non dire di Val d’Aosta e Trentino-Alto Adige.

È stato un attacco alla Lombardia ignorare i numerosissimi allarmi dei medici di famiglia, già a fine febbraio, basati su quello che vedevano nei loro territori.

È stato un attacco alla Lombardia non munire in tempo medici di famiglia (ma anche ospedalieri e nelle Rsa, e anche infermieri, lettighieri etc) di Dpi adeguati: un attacco a loro, alle loro famiglie ma anche a chi da loro veniva curato, un attacco che ha portato dozzine di loro a morire (e anche in questo c’è il primato nazionale).

È stato un attacco alla Lombardia fare pressioni sul governo affinché il lockdown delle aziende non essenziali fosse aggirato tramite le autodichiarazioni dei loro proprietari: oltre due milioni di mezzo di persone nella regione costrette a continuare a uscire nella fase peggiore per andare sui mezzi pubblici e al lavoro.

È stato un attacco alla Lombardia lasciare i contagiati accertati nelle loro case mentre i loro familiari dovevano uscire per andare a lavorare, quindi creare il combinato disposto tra contagio familiare e contagio esterno.

È stato un attacco alla Lombardia mandare altri contagiati nelle residenze per anziani (delibera regionale dell’8 marzo), un attacco frontale alla salute degli anziani lombardi che lì vivevano e che purtroppo in molti sono morti.

È stato un attacco alla Lombardia non fare la zona rossa nella bergamasca quando aveva già il focolaio più pericoloso d’Europa.

È stato un attacco alla Lombardia puntare tutto sulle terapie intensive (per chi quindi era già in gravi condizioni) anziché sul contenimento del contagio, sponsorizzando inoltre la costruzione milionaria di un ospedale in Fiera che non è servito a niente.

È stato un attacco alla Lombardia usare l’epidemia per creare un evento mediatico quotidiano di un assessore in cerca di visibilità per diventare sindaco di Milano.

È stato un attacco alla Lombardia comunicare ai lombardi che se incontrano un solo contagiato non si infettano, ce ne vogliono due: una comunicazione che, grottesca dal punto di vista scientifico, invita di fatto le persone a non premunirsi in alcun modo se stanno vicini a una sola persona per volta, anche se contagiosa.

È stato un attacco frontale alla Lombardia portare questa regione ad avere il tasso più alto del mondo per contagiati e decessi, una cosa che verrà studiata in tutti i libri di storia come in quelli di epidemiologia, una cosa che rimarrà scritta per sempre.

Tutto questo è stato un attacco alla città e alla regione dove sono nato e ho vissuto quarant’anni, dove ci sono i miei familiari e i miei amici di una vita, e dove ho affetto infinito anche per le strade, gli edifici, i quartieri, le campagne, tutto, tutto messo sotto un attacco violento, a tratti idiota e altre volte, purtroppo, perfino criminale”

http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2020/05/24/attacco-alla-lombardia/

1 commento
  1. Rocco Noviello dice:

    Grandissimo e lucido articolo. Argomenti noti e alla portata cognitiva di tutte le persone che valutano quello che è accaduto senza le pezze della propaganda politica sugli occhi

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