GAZA: LE DUE OPZIONI SUL TAVOLO
- PRIMA OPZIONE. Conquista di Gaza City dove si sono asserragliati un numero stimato di 18.000 miliziani superstiti peraltro con ancora molte armi e un numero elevato di RPG, mortai HM-13 iraniani (ovviamente), e gli Al-Qassam usati con lanciatori adatti a traiettorie lineari.
L’Esercito Israeliano impiegherà tutto il suo potenziale sul campo (la metà dei suoi 170.000 militari complessivi) oltre a 50.000 riservisti in una operazione in due tempi:
-Evacuazione di 850.000 Gazawi verso 10 diversi campi di soccorso e aiuto sulla costa
-Ingresso a Gaza City con i “Merkava 4”, carri armati dotati di un sistema optoelettronico stereoscopico di difesa attiva, che automaticamente lancia una granata difensiva a frammentazione poche frazioni di secondo prima dell’impatto del missile anticarro, annullandone l’effetto. Verranno chiusi e bombardati tutti i tunnel nel sottosuolo
- SECONDA OPZIONE: la trattativa. Le condizioni di ISRAELE sono:
– 60 Giorni di tregua con step di verifica
– IDF arretra dalle attuali posizioni e si colloca a 1 km dal perimetro della striscia di Gaza.
– Unica eccezione il corridoio Philadelphia che rimane sotto il controllo Israeliano
– TUTTI gli ostaggi liberi (vivi e morti)
– Un migliaio di carcerati palestinesi liberi di cui 150 con ergastolo, tutte le donne e tutti i minori (oltre 1000 detenuti).
Le condizioni di HAMAS non sono compatibili:
– Niente corridoi presidiati da IDF
– 10 ostaggi vivi e 18 cadaveri per un numero di detenuti palestinesi composto da 125 ergastolani e 1112 altri detenuti tra cui anche i membri della ‘NUKHBE’, ovvero l’unità di élite di Hamas che il 7 ottobre commise orrendi crimini nei kibbutz di frontiera nel Negev, quelli delle teste mozzate per intenderci…
– Libero accesso di aiuti e merci da Rafah
La pretesa disponibilità di Hamas a trattare é capziosa in quanti l’inserimento delle brigate NUKHBE da sola basta per configurare la predisposizione ai colloqui di tregua. Tale condizione non sarà MAI accettata.
Penso che la loro volontà di trattare sia assente e che siano già proiettati verso il martirio preconizzato da Sinwar.
L’unica loro speranza é che la campagna antisionista/antisemitica induca Netanyahu ad arrestarsi, ipotesi priva di fondamento in quanto i piani militari per liberare Gaza da Hamas sono già stati predisposti ed approvati e non solo dal governo israeliano.
La Lega Araba ha chiesto ad Hamas di abbandonare le armi, una richiesta alla quale si è unito anche il QATAR, ovvero il grande finanziatore e mediatore del movimento. Una pressione significativa su una fazione divisa. Si confrontano infatti due ali.
La prima, minoritaria secondo l’analista Ehud Yaari, è guidata dal veterano Khaled Meshal ed incarna una linea pragmatica: negoziare, star lontani dall’ Iran, coordinarsi con lo schieramento arabo, privilegiare l’opzione politica.
La seconda, maggioritaria è raccolta attorno a Khalil al-Hayya, più estremista, convinta che sia necessario usare la carta degli ostaggi fino in fondo per andare avanti ad oltranza senza pause intermedie. Questa fazione è indebolita, frammentata, ma continua ad agire come protagonista.
Intanto tutta la Lega Araba attende che Netanyahu faccia il lavoro sporco per iniziare una nuova pagina nei rapporti tra Stati che si riconoscono vicendevolmente senza l’intralcio dei tagliagole finanziati dall’Iran, con il disarmo di Hamas e una presenza dell’ANP che ritornerebbe a Gaza dopo 19 anni dalla diaspora ad opera di Hamas, durante la guerra civile più misconosciuta dai media (se siete curiosi googlate “Guerra civile Hamas Fatah”)
Giulio Galetti (da facebook)


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