Iran e bomba: vicini o lontani?
Visto che continua a esserci molto caos e in Italia sembra che le fonti primarie non vengano lette, vi riassumo la questione del nucleare iraniano, perché il punto chiave credo non sia stato spiegato bene da nessuno. Questo a prescindere da quello che chiunque pensi sul tema in generale.
In breve:
– L’Iran aveva la bomba? No
– L’AIEA ha detto che l’Iran puntava alla bomba? No
– L’AIEA ha detto che l’Iran stava aumentando la quantità di uranio arricchito che poteva servire per la bomba? Si
– L’Iran stava puntando alla bomba? Non si sa. Nessuno ha info su questo e le opinioni divergono. Israele ne era convinto, USA meno.
– Se l’Iran avesse voluto raggiungere la bomba poteva arrivarci velocemente? Si, entro qualche mese.
– Avere la bomba e poterla lanciare è la stessa cosa? No
– Israele credeva che l’Iran avesse la bomba? No, credeva però di aver quasi esaurito il tempo per impedirlo.
– USA erano meno convinti.
– Iran non aveva probabilmente ancora deciso se farlo o no.
Volete riassumere il problema in un solo concetto? Si può. Il problema è la cosiddetta “latenza nucleare“.
Vado molto veloce e schematico perché il tema è molto lungo e ne ho parlato tanto in passato. C’è anche un ottimo articolo dell’Economist che riassume il tutto.
Il programma nucleare iraniano ha visto vari stop&go negli anni. Dopo la fine del JCPOA per decisione della prima Presidenza Trump, l’Iran ha ripreso a installare centrifughe e ad arricchire uranio. Secondo gli ultimi rapporti AIEA (ho visto gli ultimi 3, credo anche prima), l’Iran stava arricchendo uranio fino al 60%, con circa 400kg a questa %.
Per capire cosa significasse, tenete presente che
– Per un reattore a fissione per uso civile, serve un arricchimento circa 3-5%.
– Per un reattore di ricerca per la produzione di radionuclidi per uso medico si può arrivare ad arricchimento poco meno del 20%. L’Iran ha/aveva un reattore di questo tipo vicino a Teheran.
– Per una bomba serve un arricchimento sopra il 90% circa (indicativo).
Se vai sopra al 20%, c’è UN SOLO uso possibile: quello per l’arma. Non ci sono altre motivazioni o possibilità.
Il processo è lo stesso, si parla di tecnologia dual-use proprio per questo. Dipende da quando ti fermi. Per questo motivo, il controllo e il monitoraggio sono fondamentali per costruire fiducia. Nel caso iraniano, anche per colpa di Trump come detto sopra, questa fiducia non esisteva e l’Iran negli ultimi anni aveva ridotto la capacità dell’AIEA di monitorare il processo di arricchimento.
Un altro aspetto necessario da capire è che la maggior parte della complessità tecnologica dell’arricchimento avviene per arrivare al 20% circa. Dopo la strada è “in discesa”, ed è solo questione di tempo e disponibilità di uranio e centrifughe.
La presenza di quantità di uranio arricchito al 60% dunque mostra che l’Iran stava arricchendo a % non solo per uso civile. Tuttavia non era ancora a % utili per la bomba. L’AIEA stessa nel suo rapporto indica che la quantità, se arricchita a % maggiori, avrebbe potuto portare a 9-10 testate.
Da questo deriva la differente visione della situazione da parte delle parti:
– Per tutto quello che ho scritto sopra, Israele credeva/crede ancora che l’Iran possa arrivare a un passo dalla bomba, così vicino da non poterlo più impedire se dovesse fare il passo. Israele afferma anche di avere info sul fatto che un gruppo di scienziati avesse formato un gruppo di ricerca per la cosiddetta “weaponization”, cioè la combinazione della bomba con un vettore capace di trasportarla (una bomba senza mezzo per trasportarla sul bersaglio non serve a nulla).
In particolare, secondo quanto raccolto dall’Economist, in seguito ai bombardamenti dell’anno scorso, dopo che Iran si era scoperto particolarmente vulnerabile, e senza i suoi proxy storici.
Israele si è convinto cioè che gli ultimi passi, per quanto ancora non compiuti, fossero imminenti e la possibilità di intervenire per fermare la cosa stesse riducendosi sensibilmente.
– USA riteneva non fosse una cosa così automatica, pensando ci fosse margine maggiore.
– AIEA NON si esprime al riguardo: nota solo ciò che ha visto. E quello che ha visto è l’arricchimento crescente al 60%.
Come vi ho detto sopra, questo si riassume nella questione della cosiddetta “latenza nucleare”: il fatto che una potenza arrivi così vicino alla bomba da poter decidere di costruirla senza aver bisogno di aiuti esterni e senza che nessun altro possa più impedirlo.
La mia opinione è che l’Iran non avesse ancora la bomba e non avesse nemmeno ancora deciso se arrivarci o meno. Ma tenesse l’arricchimento alto per due motivi insieme
1) come pressione per ottenere concessioni (occhio che potremmo arrivarci, quindi troviamo accordo)
2) per poterci arrivare se necessario. In quest’ottica vanno anche, se confermate, quelle notizie circa i gruppi di scienziati che studiavano la weaponization. Non perché necessariamente volessero già farlo, ma per poter essere in grado di farlo.
Erano già in latenza nucleare? Non proprio, ma quasi. Il salto da 60% a 90% nell’arricchimento è rapido (qualche mese al massimo) così come la creazione della bomba in quanto tale, ma lo step lento è avere la capacità di mettere la bomba su un missile per farla funzionare. Qui si parla di 1-2 anni (ipotesi più ottimistica) fino a 5-6 (ipotesi meno ottimistica) a seconda di chi sentite.
Se avessero completato questi step, non necessariamente avrebbero costruito la bomba, ma nulla avrebbe impedito loro di farlo se mai lo avessero voluto.
Dunque… che si fa in un caso come questo? Non ho una risposta chiara (ho le mie opinioni, ma nulla più), perché in realtà non c’è una risposta facile. Da qui il fatto che ogni attore risponde e ha risposto secondo le proprie sensibilità.
Tutto qui (si fa per dire). Occhio a pensare che tutto fosse chiaro in un senso o nell’altro. O che il problema non esistesse. Poi ci sta che ciascuno pensi a soluzioni differenti.
Lorenzo Nannetti (da facebook)
Riferimenti biblio
“Exclusive: inside the spy dossier that led Israel to war”, The Economist, 18 giugno 2025
https://www.economist.com/…/exclusive-inside-the-spy…
L.Nannetti, “La Linea Sottile”, Il Caffè Geopolitico, 9 marzo 2010
https://ilcaffegeopolitico.net/329/la-linea-sottile
A.Futter, “The Politics of Nuclear Weapons” (2nd ed New, updated and completely revised), Palgrave Macmillan (2020)


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