La conquista delle opinioni pubbliche

Le guerre nell’epoca moderna sono sempre state combattute sul campo e trascinando i popoli. Con la guerra di Ucraina e con quella di Gaza la Russia e gli islamisti hanno prodotto il massimo sforzo per suscitare il coinvolgimento emotivo delle opinioni pubbliche occidentali. Perché proprio loro? È il segno che nel mirino è l’Occidente ovvero la parte più ricca e avanzata del mondo e la culla dei regimi liberaldemocratici che sono i veri nemici delle dittature e delle teocrazie. L’occidente è anche il grande ostacolo all’affermazione del predominio della forza perché ha già dimostrato nella storia di saper anche sviluppare una straordinaria potenza militare. Dovrebbe essere un nemico naturale per la Russia imperialista e per l’Islam che vive una perenne spinta ad espandersi per affermarsi come forza religiosa dominante, ma è roso da mille crepe.

Per combatterlo sia Islam che Russia hanno sviluppato una particolare capacità di diffondere la loro propaganda. Nel primo caso la questione palestinese è la chiave costruita per aprire le porte dell’occidente che ha avuto il maggior successo. Il terrorismo islamista è stato duramente contrastato, ma la narrazione propal è riuscita a conquistare menti e cuori.

La propaganda russa è di lunga data. Prima nella versione di centro motore del comunismo internazionale, poi in quella nazionalistica del “russkiy mir” che ha come obiettivo la sottomissione a Mosca di tutti i popoli che la potenza russa riesce a raggiungere. C’è stato un lungo adattamento a questa propaganda e l’invasione dell’Ucraina l’ha rilanciata. Il mito dell’uomo forte e della spietatezza ne fa parte, ma dietro c’è una visione strategica più ampia ed è quella di una Eurasia che si estenda dall’Atlantico fino alla Siberia sotto la guida della Russia. Una visione forte a cui la crisi dell’Alleanza atlantica tra Europa e Stati Uniti sta dando un nuovo slancio.

Di fatto l’Occidente è privo di una identità e con Trump anche di riferimenti geopolitici. Per decenni movimenti, partiti, culture hanno lavorato a contestare e sgretolare i valori occidentali e il sistema fondato sulla libertà. Ogni tema è stato preso e usato contro il mondo occidentale e, quindi, in primo luogo americano. Siamo arrivati all’assurdità di una specie di “Giovanna d’Arco” svedese che ha inveito contro i paesi europei imputando a questi la responsabilità dei cambiamenti climatici. Ogni ragionevolezza in questa campagna ideologica è stata abbandonata e l’Europa col suo misero 7% di emissioni globali si è punita con l’adozione della strategia del green deal che sta provocando una crisi industriale difficilmente risolvibile e la vittoria economica della Cina.

In questo quadro era ovvio che Putin avesse la certezza di potersi impadronire dell’Ucraina e poi proseguire a sottomettere altri paesi ex URSS nella più assoluta incapacità americana ed europea di contrastarlo. Si era sbagliato, ma ha avuto la fortuna di incontrare sul suo cammino Trump che lavora con impegno per attribuirgli la vittoria. Non ha dovuto faticare troppo Putin per mobilitare una parte delle opinioni pubbliche europee già alimentate da partiti politici e media filorussi e oggetto di un’enorme campagna di disinformazione che ha occupato i social come non si era mai visto prima.

La propaganda distruttiva delle ragioni della libertà ha messo radici profonde. Non si spiega altrimenti come sia possibile che fin dall’inizio della guerra una parte dell’opinione pubblica si sia schierata per la resa dell’Ucraina. Il Cremlino ha dimostrato la capacità di veicolare messaggi – anche i più assurdi – che si sono tradotti in convinzioni profonde. Prendiamo quella del tutto smentita dai fatti di una Russia che in Ucraina ha già vinto. Possibile che chi lo ripete dal febbraio del 2022 non appaia ridicolo agli occhi dell’opinione pubblica?

Questa manipolazione della realtà può proseguire mantenendo il suo pubblico di creduloni perché la propaganda russa (e lo stesso fa quella propal) punta a suscitare reazioni emotive che prescindono dai fatti reali.

La Russia dal punto di vista militare ha dimostrato proprio in Ucraina di essere un gigante di cartone. Se solo agli ucraini fossero state date le armi giuste e nei momenti giusti la guerra si sarebbe già conclusa con la disfatta russa e con una pace onorevole. La convinzione indotta dalla rete di propaganda del Cremlino e dai filorussi nostrani invece punta a far percepire all’opinione pubblica il senso dell’invincibilità russa e dell’impotenza dei suoi avversari e quindi rassegnazione, paura, disponibilità a sottomettersi, resa come destino inevitabile.

La sovrabbondanza di informazioni e di “spiegazioni” diffusi da una miriade di “digital creator” genera naturalmente un rumore di fondo che viene usato da chi vuole che vero e falso si confondano e che le opinioni prevalgano sui fatti. Tutta la propaganda di Hamas durante la guerra di Gaza si è basata su una chiave narrativa alimentata dai falsi che la assecondavano e che venivano accettati proprio perché confermavano il coinvolgimento emotivo che veniva prima della verità, ma, si badi bene, in direzione opposta alla propaganda filorussa. L’Ucraina si doveva arrendere fin dal febbraio 2022 e smettere di resistere alla Russia; Hamas ha fatto bene a usare i civili come scudi umani e a non arrendersi.

Così la guerra di Putin (avallata da Trump che sta dismettendo la superpotenza americana) e il conflitto mediorientale ci hanno rivelato che conquistare noi è più importante che vincere le battaglie sul campo perché il mondo da sconfiggere non è Israele e non è l’Ucraina, ma è l’Occidente

Claudio Lombardi

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