La sentenza della Corte Costituzionale sulle pensioni
“La disposizione concernente l’azzeramento del meccanismo perequativo, contenuta nel comma 24 dell’art. 25 del d.l. 201 del 2011, come convertito, si limita a richiamare genericamente la «contingente situazione finanziaria», senza che emerga dal disegno complessivo la necessaria prevalenza delle esigenze finanziarie sui diritti oggetto di bilanciamento, nei cui confronti si effettuano interventi così fortemente incisivi. …. L’interesse dei pensionati ….. è teso alla conservazione del potere di acquisto delle somme percepite, da cui deriva in modo consequenziale il diritto a una prestazione previdenziale adeguata. Tale diritto, costituzionalmente fondato, risulta irragionevolmente sacrificato nel nome di esigenze finanziarie non illustrate in dettaglio. Risultano, dunque, intaccati i diritti fondamentali connessi al rapporto previdenziale, fondati su inequivocabili parametri costituzionali: la proporzionalità del trattamento di quiescenza, inteso quale retribuzione differita (art. 36, primo comma, Cost.) e l’adeguatezza (art. 38, secondo comma, Cost.) “.
Con queste considerazioni sono state abrogate le norme che tagliavano l’adeguamento al costo della vita delle pensioni superiori a 1450 euro al mese.
Tutto giusto, ma qualche problema c’è perché:
- la crisi finanziaria esisteva realmente alla fine del 2011 e dunque non si capisce di quali altre spiegazioni ci fosse bisogno.
- Anche in presenza delle più ampie motivazioni, se i diritti all’adeguamento delle pensioni nascono da norme costituzionali, come potrebbero essere sacrificati?
- Le pensioni vengono ancora calcolate con il metodo retributivo nel quale non vi è reale corrispondenza tra contributi versati e importo della pensione rapportata alle ultime retribuzioni percepite; cioè quello che non deriva dai contributi pagati viene pagato dalle contribuzioni dei lavoratori in servizio o anche dalla fiscalità generale. Insomma non è tutto retribuzione differita. Il diritto a una prestazione previdenziale adeguata richiamato nella sentenza può prescindere dai contributi versati?
Certo se tutti pagassero le tasse, se nessuno rubasse e non ci fossero sprechi avanzerebbero i soldi per non dover tagliare nessuna prestazione sociale. Ma i problemi 1, 2 e 3 resterebbero comunque. Il punto 3 in particolare perché lì c’è un problema di equità tra generazioni che non è più scontato come prima
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