L’accoglienza dei migranti
I sindaci si ribellano, i presidenti delle regioni si ribellano, i centri di accoglienza siciliani sono già collassati e lo stratagemma inevitabile è di permettere la fuga dei migranti verso il nord Europa facendo finta di non vedere. Parlare di accoglienza dei migranti è difficile perché quando gli arrivi si misurano in oltre 100mila l’anno occorre una macchina organizzativa speciale e un piano. Che non ci sono.
Cominciamo a rovesciare la questione. Di quanti immigrati abbiamo bisogno? La Lega dice: “di nessuno”. Bugia, perché basta guardarsi in giro per vedere quanti lavorano anche in tempi di crisi. Significa che sono richiesti sia perché si accontentano di poco sia perché fanno qualunque lavoro a qualunque condizione. Un buon affare per i datori di lavoro o per loro?
Ecco, bisognerebbe non essere ipocriti e riconoscere che un paese a crescita demografica zero come l’Italia avrà bisogno di mano d’opera nell’immediato futuro. Quindi: di quanti immigrati abbiamo bisogno?
Stabilito questo bisognerebbe anche impostare diversamente l’accoglienza. Un conto è accogliere, sfamare, rivestire, curare nell’emergenza; un altro conto è pensare di continuare a farlo per sei mesi, per un anno nello stesso modo. Non ha senso. Lottiamo con l’Europa per far partire chi vede l’Italia solo come un transito verso un altro paese, ma facciamo fare qualcosa agli altri. Cosa? Lavori socialmente utili attraverso i quali si possa anche imparare un mestiere e che giustificherebbero la permanenza in centri di accoglienza residenziali. Non è semplice, ma continuare così non ha senso
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