Nona Mikhelidze: Putin non vuole trattare
Da novembre 2024, cioè da quando ha vinto Trump, la stragrande maggioranza in Italia – politici (di governo e di opposizione), analisti (inclusi molti miei colleghi, tutti in buona fede e coloro che hanno a cuore il diritto internazionale, quindi i principi legati alla sovranità e all’integrità territoriale, e sostenitori di una pace giusta), giornalisti, per non parlare dei soliti propagandisti e storici dell’arte – si è convinta che Trump avrebbe raggiunto un accordo con Putin per un cessate il fuoco. Ovviamente a discapito degli ucraini, ma comunque, secondo loro, un accordo ci sarebbe stato.
Appena avviati i negoziati, alcuni membri del governo hanno subito rilasciato dichiarazioni improntate all’ottimismo, senza preoccuparsi minimamente del fatto che quel cessate il fuoco non sarebbe stato altro che una pausa utile a Putin per riorganizzarsi. Dall’opposizione, Schlein è intervenuta con il suo solito “noi da tempo dicevamo che da parte dell’Europa è mancata un’iniziativa diplomatica”, come se Putin fosse pronto al dialogo e fosse solo Bruxelles a non voler interagire. Altri del suo partito hanno rincarato la dose: “Vedete che il negoziato era possibile? Avevamo ragione noi quando dicevamo che doveva essere l’Europa a proporlo, e ora si farà tutto sopra le nostre teste.” Renzi twittava: “È da tempo che dico che serve un inviato speciale europeo.”
Molti analisti e giornalisti (mi riferisco a quelli in buona fede) hanno ritenuto che anche per Putin il cessate il fuoco fosse conveniente: in questo modo avrebbe guadagnato la benevolenza di Trump e, una volta fermata la fase calda del conflitto, anche gli europei avrebbero rallentato gli aiuti militari all’Ucraina. Questo, in futuro, avrebbe reso più facile per Mosca rilanciarsi con maggiore forza.
Ragionamenti dettati dalla razionalità occidentale, che però – e non so più come spiegarlo – non corrisponde affatto a quella russa. E quindi io mi meraviglio di tutta questa gente in buona fede: che cosa non è chiaro ancora? Quando mai Putin non è stato chiaro nel dichiarare apertamente i suoi obiettivi? Non era forse evidente già a fine settembre 2022, quando ha dichiarato quattro regioni ucraine – che nemmeno controllava pienamente (e continua a non controllare del tutto) – come parti della Federazione Russa, modificando la costituzione e, con questa mossa, tagliandosi da solo ogni possibile via d’uscita dal conflitto?
C’è mai stata una dichiarazione da parte russa che facesse marcia indietro rispetto a questi obiettivi, cioè il pieno controllo su tutte e quattro le regioni ucraine? No. No, perché Putin non può vendere al suo popolo nulla di meno di questo obiettivo. Non so se è chiaro, ma dopo undici anni di guerra – di cui tre su larga scala – e 800.000 soldati persi tra morti e feriti, la Russia non è ancora riuscita a conquistare nemmeno tutto il Donbass.
E infatti, pochi giorni fa, Witkoff – l’inviato di Trump, appena uscito da un incontro con Putin – ha detto: “Il cessate il fuoco sarà possibile se l’Ucraina cede le quattro regioni.” Sapete cosa significa “cedere le quattro regioni”? Significa che l’Ucraina non solo dovrebbe riconoscere come persi i territori già occupati dai russi, ma dovrebbe anche cedere volontariamente quelli che la Russia non ha mai conquistato. Parliamo del 30% della regione di Kherson, del 40% di Donetsk, del 30% di Zaporizhzhia e del 2% di Luhansk. Su queste percentuali di territorio vivono più di un milione di ucraini.
Vi sembra possibile che un governo decida volontariamente di destinare un milione dei suoi cittadini all’occupazione? Cosa dovrebbe dire Zelensky a questa gente? “Lasciate le vostre case, evacuate e diventate rifugiati”, oppure: “Da domani siete cittadini russi, perché abbiamo rinunciato a difendervi e i nostri soldati si stanno ritirando”? Quale governo sarebbe capace di una decisione del genere? Quale presidente avrebbe il mandato per prenderla, e quale parlamento la ratificherebbe?
E Putin lo sa perfettamente. Sa che nessun presidente ucraino accetterebbe una tale proposta. Lo sa, eppure continua ad avanzare richieste massimaliste, perché ha ormai deciso che la guerra deve continuare. È convinto che, con una guerra d’attrito, riuscirà a vincere: riuscirà a spezzare la volontà degli ucraini di combattere e, soprattutto, la volontà degli europei di aiutarli. È convinto che Trump dichiarerà l’Ucraina un problema europeo, lasciando agli europei il compito di occuparsene.
Quindi ogni discussione sul futuro della guerra, sugli aiuti europei all’Ucraina, deve partire da questo dato di fatto: non c’è nessun negoziato, e non ci sarà nessun cessate il fuoco, perché il Cremlino non lo vuole. Continuare a vendere il desiderabile per possibile è irrispettoso e irresponsabile nei confronti degli italiani.
P.S. Ovviamente, conquistare le quattro regioni è l’obiettivo minimo di Putin per predisporre (forse) un cessate il fuoco temporaneo, non per risolvere il conflitto, perché lui resta e resterebbe fedele al principale obiettivo della guerra: il controllo politico dell’Ucraina!
Nona Mikhelidze (da facebook)
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