Referendum Atac: io voto sì

Dopo una lunga riflessione, alla fine voterò si al referendum sull’Atac (Azienda del trasporto pubblico di Roma)

Da persona di sinistra, credo nel principio generale che nei servizi pubblici non debba esserci spazio per il profitto. Ma quando lo spreco e il danno sono ancora maggiori, allora occorre applicare l’eccezione per confermare la regola.

Sono arrivato a questo punto perché come cittadino – prima che come utente – mi sento oltraggiato dalla mancanza di controllo per la corretta gestione dell’Atac, nonostante evidenti e progressivi segnali di inefficienza. Mancanza di controllo esterno – da parte del Comune di Roma, unico azionista dell’Azienda – e di quello interno da parte di molti dirigenti, complici nel comune interesse di spremere vantaggi reciproci dal degrado aziendale (voti contro lassismo). Non salvo neanche i sindacati, che si sono sempre girati dall’altra parte, nonostante lo scandalo dei permessi sindacali abnormi di pseudo-sindacalisti, che si facevano i fatti loro. E non assolvo nemmeno quei lavoratori scorretti, che con un tasso di assenteismo medio del 12 per cento, hanno causato la riduzione del servizio, contribuendo ad infliggerci attese interminabili alle fermate e più smog del traffico privato incrementato dall’inaffidabilità dei mezzi pubblici.

Rispetto chi voterà no, convinto che si possa conservare il gestore pubblico, sanandolo con una corretta gestione. Ho preso anch’io in considerazione questa possibilità, ma poi ho pensato che un tentativo in questo senso è recentemente fallito con un tecnico competente come Rettighieri, proprio perché un contesto malato da interferenze politiche e ambiguità di ruoli, non si cambia con un papa straniero. Che anzi viene visto come un corpo estraneo ed espulso da chi ha interesse a conservare lo status-quo.

Serve una scossa per risvegliare l’efficienza nel trasporto pubblico locale e il defibrillatore può essere questo referendum. Che finalmente separerà controllore (Comune) dal controllato (Azienda), lasciando al primo il ruolo di regia e al secondo quello di esecutore delle prescrizioni comunali (chilometri, percorsi, tariffe, ecc.). Chi cita Autostrade e la tragedia di Genova per indicare i rischi del concessionario privato ingordo di profitto, fa bene a farlo; ma anche in quel caso il problema è l’omissione di controllo pubblico.

Insomma, votando no condonerei anni di mala gestione e comunque il servizio andrebbe a gara nel 2021. No, grazie.

Massimo Marnetto

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