Quel 60% dei reati che per la sinistra non esiste
Nel 2024 oltre un terzo dei fermati e denunciati in Italia è straniero. Nei reati predatori – furti con strappo, borseggi, rapine – la quota supera il 60%. Nelle violenze sessuali, circa il 40% degli indagati è straniero.
Numeri del Viminale, non opinioni.
Eppure la sinistra italiana continua a ripetere il mantra della “percezione”, come se l’aritmetica fosse un’opinione fascista. Da anni si recita lo stesso copione. Quando un reato violento scuote una città, il dibattito non riguarda mai le vittime o la realtà. No: la priorità è accusare la destra di “sciacallaggio”. La parola proibita – responsabilità – non viene mai pronunciata. La tecnica è rodata: deviare, relativizzare, spostare il fuoco. Davanti a una violenza sessuale, una rapina brutale o un’aggressione in pieno centro, arriva puntuale la scappatoia: “Anche gli italiani delinquono.”
Un artificio retorico che non risponde a nulla e serve solo a spegnere la luce dove la realtà illumina troppo. È come dire che, siccome anche gli italiani muoiono di cancro, allora è inutile preoccuparsi dell’amianto.
IL PATRIARCATO CHE NON SI PUÒ NOMINARE
C’è poi un’altra cecità, più imbarazzante ancora: quella delle femministe d’apparato. Attentissime a scovare “patriarcato” in ogni sostantivo maschile, in ogni pubblicità, in ogni cartello stradale; ma improvvisamente mute quando il patriarcato arriva d’importazione, dentro culture che considerano la donna una proprietà, non una persona.
Urlano contro il “maschio tossico” italiano, ma tacciono di fronte a modelli culturali in cui il corpo femminile è trofeo, merce, sfogo. Una incoerenza che sta demolendo la credibilità dell’intero movimento. Emblematica la frase, reale, dell’avvocato Carmen Di Genio:
“Non possiamo pretendere che un africano sappia che in Italia, su una spiaggia, non si può violentare.”
Una resa culturale prima ancora che giudiziaria.
Lo schema è sempre lo stesso: la violenza “autoctona” è un mostro epico da sbattere in prima pagina; quella “importata” diventa un incidente culturale da relativizzare. Due pesi e due misure che distruggono il principio di uguaglianza che fingono di difendere.
L’ARITMETICA DELLA SICUREZZA
La domanda che nessuno osa fare è semplice: quanto crollerebbe la criminalità togliendo quel blocco che vale il 50–60% in specifiche categorie di reati? La risposta è matematica, non politica: nei reati da strada, eliminare la componente che commette la maggioranza degli episodi significa tagliare il danno alla radice. Meno strappi, meno borseggi, meno rapine, meno aggressioni casuali. Meno vittime. Non serve essere di destra per capirlo. Serve avere il coraggio di guardare la realtà senza farsi intimidire dal vocabolario dell’indignazione selettiva.
Il problema non è l’immigrazione. Il problema è l’irregolarità trasformata in sistema, la marginalità elevata a virtù, il buonismo usato come anestetico sociale. La sicurezza è un bene materiale: o la garantisci, o la perdi. Tutto il resto è nebbia ideologica. E se i dati dicono che in alcune categorie chiave oltre metà dei reati è opera di stranieri, allora l’unica politica onesta è chiara: ingressi selettivi, espulsioni effettive, detenzione certa, tracciabilità, lavoro – non strada – come unica porta d’accesso.
Il modello “venite tutti, penseremo dopo” ha già dato la sua risposta: più reati, più vittime, più ipocrisia.
ACCENDERE LE LUCI
Lo Stato non è un seminario di antropologia: è monopolio legittimo della forza al servizio dei cittadini. Chi minimizza i numeri è corresponsabile delle conseguenze. Chi chiama “percezione” ciò che le statistiche confermano non governa: copre. E chi trasforma l’eccezione in regola culturale, giustificando l’ingiustificabile, non difende i diritti: li svende.
L’Italia non ha bisogno di moralisti col paraocchi. Ha bisogno di sincerità e di una sinistra che smetta di trattare i cittadini come un pubblico da rieducare, e inizi a difendere ciò che ogni Paese serio difende: la sicurezza delle persone. Senza se. Senza ma. Senza distinguo ideologici.
Il sipario su questa farsa è calato da troppo tempo. È ora che qualcuno abbia il coraggio di accendere le luci.
Indigeni europei (da facebook)
Post scriptum di Claudio Lombardi
Questo articolo centra due punti oscuri del modo di essere delle sinistre oggi: la sicurezza e l’immigrazione.
Il primo rimanda ad una sempre parziale accettazione dello Stato sul quale grava il pregiudizio, che viene da una lontana ideologia sconfitta dalla storia, di essere lo Stato dei “padroni” e dunque da non prendere mai sul serio.
Il secondo nasconde l’anticapitalismo ideologico e l’ostilità per l’Occidente come patria degli stati “borghesi” e capitalisti. Anche questo è un retaggio del passato che si è tramandato di generazione in generazione e porta a considerare nel giusto a prescindere dalle situazioni reali quelli che vengono da mondi estranei all’Occidente.
Sembrava che la sinistra si fosse liberata di questi miti, ma i fatti dicono che in buona parte vi è rimasta legata.


Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Fornisci il tuo contributo!