A proposito di famiglia
Sembra strano, ma siamo stati settimane a discutere di niente. Tutta la paccottiglia ideologica smossa dal congresso delle famiglie che si è svolto a Verona non ha nessun valore per la vita reale di 60 milioni di italiani. Così come non hanno valore le affermazioni di Salvini sulla necessità di fare più figli. Non stiamo parlando di una dieta sana (mangiate più verdura e meno grassi), non si tratta di praticare una maggiore attività fisica né di evitare il fumo che fa male. Fare figli è una scelta di vita e la cosa più stupida è affermarne la necessità ignorando la complessità e le molteplici implicazioni di questa scelta. Stupida e truffaldina. Finchè parlano fans delle più strambe teorie, posizioni religiose e filosofiche passi. Ma quando un consesso di persone strambe riceve un riconoscimento da parte di chi rappresenta una consistente fetta di elettori ed esercita i poteri di governo allora bisogna essere rigorosi perché chi governa deve dare risposte ai bisogni reali delle persone e non intervenire in dispute teoriche.
Il calo demografico è realtà non invenzione, ma il punto non è vita sì – vita no con la centralità che viene riproposta da decenni della legge 194 sull’interruzione volontaria della gravidanza. Continuare a ripetere la litania che l’aborto è un crimine o addirittura voler far diventare legge il riconoscimento della capacità giuridica fin dal concepimento vuol dire giocare con la vita delle donne. Vuol dire ridurre le donne ad incubatrici libere di essere padrone della loro vita e del loro corpo fino a che non vengono fecondate da un maschio fosse pure uno stupratore. Dal quel momento diventano solo un corpo che assolve ad una funzione sociale e non possono sfuggire a questo loro ruolo che, infatti, è la sostanza del messaggio trasmesso dal congresso di Verona: la funzione della donna è la procreazione.
Nulla di più inutile e lontano dalla vita delle persone. Di certo questa visione esprime una concezione illiberale ed autoritaria della società. Non a caso a Verona sono andate anche le formazioni neofasciste che hanno come principio la gerarchia della forza: i forti che debbono prevalere per diritto di natura sui più deboli.
È interessante confrontare il dibattito che si è svolto a Verona e intorno a quell’incontro con la realtà con la quale deve fare i conti chi decide di mettere al mondo dei figli.
La realtà è che le famiglie italiane spendono per baby sitter, asili e istruzione dei figli 17,2 miliardi di euro l’anno. Secondo il Rapporto sul bilancio di welfare delle famiglie italiane di Mbs Consulting su 5,4 milioni di famiglie con figli sotto i 14 anni quasi la metà si avvale di servizi a pagamento per l’assistenza e l’educazione della prima infanzia con una spesa media di 2.769 euro a famiglia. L’8,6% delle famiglie in media ricorre ad una baby sitter, ma più sale il reddito delle famiglie più questa percentuale sale: oltre i 70 mila euro annui arriva quasi al 30%, oltre cresce ancora e di molto. Facile immaginare che a livelli medio bassi di reddito l’onere ricada quasi solo sui familiari.
Anche la spesa per l’istruzione ha il suo peso: 10,5 miliardi. E anche qui c’è una media: 1.813 euro l’anno a famiglia. Ma, ovviamente, sale nelle famiglie agiate e scende in quelle meno abbienti.
Quando si parla di famiglia subito viene in mente l’immagine edulcorata della pubblicità: padre, madre, due figli sorridenti, una bella casa dotata di tutti i confort. La realtà, invece, è diversa. Tre nuclei familiari su 10 hanno un solo componente e quattro su 10 sono composti di un adulto con figli.
Passiamo agli asili nido struttura essenziale per chi deve conciliare lavoro e famiglia. Questa la percentuale di copertura dell’offerta di posti (pubblici e privati) in relazione alla popolazione da 0 a 3 anni regione per regione riferiti all’anno scolastico 2016-2017:
Campania 7,6%; Calabria 9,7%; Sicilia 9,9%; Sardegna 28,8%; Molise 21,7%; Basilicata 14,5%; Puglia 14,5%; Abruzzo 20,9%; Lazio 29,7%; Marche 26,7%; Umbria 41%; Toscana 35,2%; Liguria 30,6%; Piemonte 27,3%; Lombardia 28,1%; Bolzano 27,5%; Trento 36,5%; Friuli V.G. 28,3%; Emilia-Romagna 37,1%; Veneto 27,3%.
Sono dati che parlano da soli. Certo gli asili nido costano, ma è lecito domandarsi dopo anni e anni di polemiche sulla famiglia perché non sia stato fatto un grande investimento sugli asili nido (che, comunque, non sono gratuiti giacchè la spesa media a famiglia è di 1.575 euro l’anno). È un esempio perfetto per mostrare la contraddizione tra esibizionismo più o meno ideologico e concretezza nell’affrontare i problemi. Più di tante chiacchiere e prediche per indurre i giovani a fare figli basterebbero due solo elementi: lavoro e strutture di supporto
Claudio Lombardi
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Fornisci il tuo contributo!