Il caso Almasri, Trump e la disfatta progressista
Il caso Almasri lo dimostra e non c’è da girarci troppo intorno, basta leggere e ascoltare: la cultura progressista non ha risposte concrete. I giornali di riferimento e gli esponenti politici battono tutti sul tasto della condanna morale e dell’indignazione. Volevano consegnare Almasri alla CPI come se un processo potesse risolvere la drammaticità di una situazione che richiederebbe una politica di potenza dell’intera Europa più un “Piano Mattei” per l’Africa almeno trentennale. Ignoravano la realtà di un ricatto a cui è esposta l’Italia con l’immigrazione e con le attività dell’ENI. Nessun problema per loro. Hanno predicato e praticato per decenni un’immigrazione libera e senza limiti e il passaggio al 100% di rinnovabili senza più petrolio e gas. Tuttora cosa dicono sui migranti? Andiamo a pattugliare il mare per salvarli e portiamoli qui. Moralismo, idealismo , velleitarismo ovvero immobilismo e impotenza.
Trump non ci piace, l’AFD ancor meno, ma chi ha spianato loro la strada se non la cieca illusione che si potesse ignorare la realtà e convincere tutti che l’insicurezza era solo percezione, che l’immigrazione non portasse nessun problema e che la politica internazionale fosse solo questione di inni alla pace e al dialogo? Il mondo fuori da questa bolla di illusioni inizia a presentare il conto e o i progressisti ne prendono atto e cambiano radicalmente approccio o sarà inutile lamentarsi per le conseguenze.
3 febbraio 2025
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