Il potere incontrollato delle procure

Il 24 marzo 1979 il governatore e il vicedirettore della Banca d’Italia, Paolo Baffi e Mario Sarcinelli vennero incriminati dalla Procura di Roma. Sarcinelli finì anche in carcere. Le accuse erano talmente inconsistenti che due anni dopo Baffi e Sarcinelli furono completamente prosciolti. Intanto, però, si erano dimessi e l’attacco alla Banca d’Italia che si inseriva nell’intreccio tra politica, mafia e criminalità finanziaria di quegli anni (Andreotti, Sindona, Calvi, Banco Ambrosiano) aveva raggiunto il suo scopo. Allora le persone scomode venivano eliminate con le pallottole. Nel caso di Baffi e Sarcinelli si scelse la via giudiziaria. Anni dopo si scoprì che l’assalto alla Banca d’Italia fu deciso dal vertice della P2.

Cosa ci dice questa vicenda? Che le procure, ieri come oggi, dispongono di un super potere incontrollato che, se usato male, può distruggere la vita delle persone, fermare carriere politiche scomode o anche far saltare vertici istituzionali. Senza che nessuno le possa fermare. La differenza tra il 1979 e oggi è il sistema mediatico che amplifica le azioni dei magistrati e che permette loro di comunicare direttamente con l’opinione pubblica. Se l’Italia vuole andare avanti è un problema che va risolto

10 maggio 2021

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