Ischia: quella casa sul baratro
Ad Ischia non si tratta solo di abusivismo né sicuramente di cambiamenti climatici. Si tratta di eccessivo carico edilizio, legittimo e abusivo, in mancanza inoltre di manutenzione del territorio, indispensabile per la prevenzione.
I numeri sono inclementi. La superficie territoriale dell’isola di Ischia è di 46,3 km quadrati, gli abitanti sono 63.000, d’estate arrivano a 200.000. Per morfologia naturale la superficie disponibile per una possibile trasformazione edilizia, comprensiva di attrezzature e servizi, non è superiore al 25%, pari a circa 11,5 km quadrati.
Per avere la percezione della situazione può essere opportuno un confronto territoriale.
Il comune di Campagnano di Roma, preso a confronto, ha una superficie territoriale di 46,9 km quadrati, uguale a quella dell’isola di Ischia, ed ha 10.970 abitanti che sono un sesto di quelli di Ischia. Cosa vuol dire tutto ciò? Che Ischia, pur non essendo una città, ha la densità equivalente a quella di una metropoli. Esistono agglomerati urbani con densità anche superiori. Ma la differenza consiste che questi sono stati concepiti e costruiti per essere delle città, ovvero dei luoghi dove si concentrano poderosi investimenti per attrezzature e servizi, tale da consentire una elevata qualità della vita.
Non è sicuramente il caso di Ischia dove, tranne alcune delle strutture ricettive, l’edificazione molto concentrata è composta da una miriade di case a basso contenuto strutturale e tecnologico e dalla pressoché totale assenza di opere pubbliche preposte alla sicurezza.
Ad Ischia non si può parlare di calamità naturale, però le conseguenze sono simili. Ormai per decenni Ischia soffrirà. Il pericolo è quello di non farla deperire in via definitiva. Per questo, come è avvenuto in altre circostanze nei paesi colpiti da calamità, l’intervento pubblico deve essere fuori dall’ordinario, eccezionale per quanto riguarda le risorse, i soggetti pubblici da impegnare diversi dall’ordinario e gli strumenti operativi straordinari. Invece in queste ore assistiamo, in assenza di una percezione comune del dramma, allo scontro tra due fronti: il popolo dell’abusivismo, formato da qualche politico in cerca di fortuna e da gran parte degli abitanti ischitani, contro il popolo dei colpevolizzatori. Oggi per Ischia non servono né i primi, che rivendicano oggi assistenza senza riconoscere le loro responsabilità, né gli altri che non rinunciano alla rituale e inoperosa rivendicazione ambientalista. In aggiunta nelle ultime ore il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto, in modo stravagante, suggerisce di arrestare i sindaci incapaci di applicare la legge antiabusivismo.
Ad Ischia occorre ben altro. L’impegno dovrebbe essere quello di evitare altre morti e di conseguenza di mettere in sicurezza tutta l’isola con provvedimenti anche dolorosi e impopolari. E’ necessario perimetrare le aree, non solo quelle di Casamicciola, dove la permanenza dell’uomo dovrebbe essere vietata. La parola sicuramente non piace, ma sono necessari piani di evacuazione. Oggi non è dato sapere per quanto. In contemporanea occorrono piani per la sicurezza attraverso opere pubbliche, quali terrazzamenti, rimboschimenti, opere di contenimento dei pendii e delle strade. Inoltre fin da subito vanno attivate le pulizie territoriali, riferite agli alvei naturali e alla pulizia delle alberature. In questo quadro le nuove edificazioni legittime dovrebbero essere tutte sospese, mentre per reprimere le nuove opere abusive dovrebbe essere previsto l’intervento dell’esercito. Potrebbero essere autorizzate solamente le opere di consolidamento dell’esistente.
Il quadro dei provvedimenti appena indicati presuppone un effettivo e temporaneo commissariamento delle autorità locali, così come avviene per le aree terremotate. Ieri il ministro Pichetto ha manifestato attenzione per Ischia. Bene ce n’è bisogno, c’è molto lavoro anche per lui. Però non cerchi di spronare o minacciare i sindaci, non è questo il loro momento, perché invece questo è il suo momento per agire.
Ho conosciuto Ischia per la prima volta negli anni 50, successivamente alcune presenze settimanali. Però sono venti anni che evito di visitare l’isola. L’ultima volta feci una passeggiata per salire alla vetta del monte Epomeo che con i suoi 789 metri di altezza consente la vista di Casamicciola e Piedimonte. Bello spettacolo, però non posso dimenticare l’impressione che ebbi lungo il cammino che iniziò dalla costa dei Maronti. Attraversai un territorio già allora devastato per la presenza di piccolo frane, smottamenti, alberi caduti, scoli dell’acqua inesistenti, muretti e muretti di tufo per un contenimento improbabile, edilizia senza qualità e precaria. Insomma ebbi la chiara sensazione di un territorio devastato, non amato e insicuro. Camminare a piedi ti obbliga all’osservazione più attenta. Mi piacerebbe tornare, però in un ambiente diverso.
Per me oggi l’immagine simbolo di Ischia è la casa sul baratro
Franco Tegolini (tratto da facebook)
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Fornisci il tuo contributo!