Novità dal Lazio per l’interruzione di gravidanza? Intervista a Lisa Canitano

diritto all'abortoSi torna a parlare di aborto e di obiezione di coscienza. È di questi giorni la notizia delle nuove linee guida del Lazio sui Consultori. Come mai tanto scalpore ?

Facciamo parlare i fatti. Il Decreto del Commissario ad acta (il Presidente della Regione Nicola Zingaretti) licenziato il 12 maggio recita testualmente ” In merito all’esercizio dell’obiezione di coscienza fra i medici ginecologi, che dati recenti pongono al 69,3% in Italia […], si ribadisce come questa riguardi l’attività degli operatori impegnati esclusivamente nel trattamento dell’interruzione volontaria di gravidanza, di seguito denominata IVG. AI riguardo, si sottolinea che il personale operante nel Consultorio Familiare non è coinvolto direttamente nella effettuazione di tale pratica, bensì solo in attività di attestazione dello stato di gravidanza e certificazione attestante la richiesta inoltrata dalla donna di effettuare IVG.”

Questo vuol dire che gli eventuali medici obiettori che lavorino nei Consultori familiari non possono esimersi dal rilasciare l’attestato dell’avvenuto colloquio necessario per l’articolo 5 della legge 194, e che dà inizio ai sette giorni di riflessione al termine dei quali si può ottenere un aborto. Poichè l’articolo 9 della Legge dice proprio che gli obiettori sono esentati dalle incombenze dell’articolo 5, questo ha creato un certo dibattito.

Con quali posizioni ? Il centro destra della Regione Lazio ha chiesto il ritiro del decreto o almeno il ritiro dell’allegato 1; l’onorevole Binetti ha detto che è incostituzionale, ma per esempio il Dott. Scollo, Presidente SIGO si è detto d’accordo, e la giurista Marilisa D’Amico ne ha sostenuto la legittimità. Sicuramente questa è una novità, anche se poi questa posizione di obbligo è stata ridimensionata dalle dichiarazioni dello stesso Zingaretti “l’obiezione verrà rispettata al 100%”, e di Cecilia D’Elia e Marta Bonafoni che hanno differenziato l’obbligo per la contraccezione, pillola del giorno dopo e IUD, mentre hanno sostenuto che per quello che riguarda il documento che attesta l’avvenuto colloquio si tratta di un atto di indirizzo, di un sollecito, ma non di un obbligo.

aiutare le donne abortoCosa pensa di tutto ciò Vita di donna (l’Onlus dedicata alla salute della donna di cui Lisa Canitano è animatrice)?

Noi pensiamo che la posizione espressa nel decreto sia coraggiosa e unica nel suo genere, e che il suo esempio andrebbe seguito in tutte le Regioni d’Italia. Non si vede infatti come un colloquio, che oltretutto ha finalità dissuasive ai sensi della Legge, possa essere impossibile da effettuare per un medico che obietta alle procedure abortive. Noi speriamo che dopo questa giusta presa di posizione, che dimostra il grande interesse del Presidente Zingaretti nei confronti delle donne e che segue la possibilità di effettuare l’aborto farmacologico in Day hospital arrivino altri e più concreti fatti.

Al momento infatti numerosi ospedali del Lazio non effettuano IVG, costringendo le donne soprattutto delle province, a fare lunghi tragitti per ottenere un appuntamento. Non c’è collegamento fra gli ospedali romani dove si effettuano le IVG e i consultori delle province, senza nessuna protezione per le donne.

A parte l’Ospedale di Ostia, il GBGrassi, e il San Camillo, che già la utilizzava, nessun ospedale utilizza l’RU486 in Day Hospital, e nella maggior parte dei casi non la utilizza affatto.

Le informazioni per le donne sono frammentarie, passano di bocca in bocca e non esiste un punto a cui le donne possano rivolgersi quando la loro ASL non fornisce la giusta assistenza.

Insomma va benissimo dire le cose giuste, ma poi bisogna anche farle fare quando si governa.

obiezione di coscienza mediciUna sola domanda per concludere: che senso ha oggi che la stragrande maggioranza dei ginecologi si dichiari obiettore? Tutti presi da un sacro furore religioso? Ai cittadini appare una gigantesca ipocrisia sulla salute delle donne. Tu che ne pensi?

È un caso clamoroso di disinteresse per l’assistenza intesa come servizio. Per limitarmi ad una lettura bonaria io penso che la logica sia la seguente: faccio solo quello che mi va di fare, se mi scoccia non lo faccio. Non si capisce che la medicina è al servizio del paziente, e la ginecologia al servizio delle donne. Mi dispiace, ma è una vera mancanza di etica.

Se poi vogliamo vedere la cosa in maniera semplice e realistica dobbiamo tirare in ballo gli interessi di carriera di ognuno che in Italia, incredibilmente, sono ancora condizionati dall’appartenenza ad una cultura tradizionalista uscita sconfitta nell’opinione pubblica, ma che resiste in settori ed ambienti chiusi

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